Green pass anche in località protetta e segreta, Conidi: "Collaboratori di Giustizia a rischio"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Green pass anche in località protetta e segreta, Conidi: "Collaboratori di Giustizia a rischio"
L'avvocato Maria Claudia Conidi
  20 gennaio 2022 13:24

di MARIA CLAUDIA CONIDI*

In un momento come quello che stiamo vivendo, di estrema tolleranza verso restrizioni e imposizioni al limite del dettato costituzionale a salvaguardia dei principali diritti dell’individuo, alla libertà, alla salute ,alla comunicazione, alla critica, appare ormai eclatante come sia vanificato l’intento del giudice delle leggi nonché lo spirito stesso della legge in riferimento ad alcune normative speciali concepite per il sistema “giustizia”. Mi riferisco al mondo nel quale ormai da tempo svolgo la mia professione con estrema dedizione e sacrificio, dei testimoni e collaboratori di giustizia.

Banner

La lotta all’antistato, baluardo del terrorismo e della mafia sia essa ndrangheta, camorra, sacra corona unita, cupola, o ormai massoneria deviata – che ha generato nel tempo una popolazione di morti ammazzati tra i quali anche tanti servitori dello Stato, ha fatto sì che fosse stato realizzato nel tempo un fitto sistema di norme che ha cercato di garantire alle vittime di tali misfatti il ripristino di una sia pur lesa legalità, “stampellata” da sentenze di condanna non sempre blindate e frutto di vera giustizia.

Banner

Il Servizio centrale di protezione, al quale è demandato il programma in favore dei collaboratori e dei testimoni della giustizia dall’organo deliberativo, Commissione Centrale ex art. 10 L: 82/91, si articola attraverso 19 Nuclei operativi di protezione (Nop) – che dovrebbero garantire la sicurezza e la segretezza sul territorio, in sintonia costante con le Autorità provinciali di pubblica sicurezza e le forze di polizia territoriali –

Banner

Il tutto si concretizza sostanzialmente in una sorta di schermatura dei documenti di identità, sostituiti da quelli di copertura, a volte poi comprendenti il cambiamento delle generalità, una volta concluso il percorso di collaborazione con la giustizia, per i pentiti di serie A.

In tempo di Green Pass, tutto questo ambaradan rimesso per lo più ad operatori di polizia locali, va a farsi friggere.

Oggi un collaboratore di giustizia che va in permesso in località “protetta” o libero, in attesa di titolo definitivo o ormai espiato per intero che si reca in un qualsiasi esercizio commerciale per il quale è obbligatorio (ormai tutti, anche il barbiere) il Green Pass, è tenuto anch’egli ad esibire quello assegnatogli dal sistema sanitario, ovvero con nome e cognome proprio, non essendo prevista la schermatura dei dati identificativi sui green pass dei pentiti.

Me lo ha riferito proprio oggi un mio assistito che, recatosi in un ristorante con la compagna, è stato riconosciuto come “Tizio e Caio”, proprio nel luogo in cui, quale pentito, era già visto con sospetto per le ovvie nebulose che fisiopatologicamente si creano attorno a queste figure spuntate dal nulla.

I collaboratori di giustizia ,così come anche i testimoni ,infatti, sono  nullafacenti stipendiati con famiglie al seguito, spesso scortati e sorvegliati con pattuglie sotto casa,  che circolano con auto dai vetri oscurati quando si recano nelle video ,ma poi circolano a viso coperto ora, almeno, solo da mascherine anticovid, sul corso della cittadina “segreta” e protetta ,quali comuni destinatari di norme previste per tutti, senza distinzioni di sorta.

Mi domando quale sicurezza ormai ci sia per questa gente?

Un Signor Mantella, per citare quello oggi più in vista per il “processopiùimportantedopoquellodiPalermo” che ,come è giusto che sia, si prende un caffè in piazza e deve prima esibire il green pass al cameriere, può considerarsi soggetto protetto a tutti gli effetti?

NO.

Mi ero informata da personale di PS, ma ero stata sincerata che i certificati di vaccinazione fossero inviati al SCP per l’oscuramento per evitare la tracciabilità. Oggi la smentita da un mio assistito.

Se è vero come è vero che il green pass scannerizzato dà le generalità effettive di ognuno di noi che nel servizio sanitario nazionale risponde col proprio nome e cognome, da oggi ogni collaboratore è a rischio molto più di prima.

Non certamente si può privare ai collaboratori di andare dal barbiere o al bar, se libero o in permesso, e dunque gli si impone di esporsi a rischio di vita. Sinora non potevo crederci, ma ora che mi è stato confermato direttamente da persone che assisto è davvero raccapricciante e degno di nota.

Ma riportiamoli a casa allora, lì sarà più semplice proteggerli, quanto meno dal covid, poiché rimarranno stipati nelle loro case. Di certo non sarà necessario sperare che nessuno li riconosca , ma almeno sapranno da chi potrebbero essere ammazzati.

Attendo fiduciosa e speranzosa una smentita a quanto ho scritto, ma credo, purtroppo, che ciò non avverrà.

*Avvocato

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner