Grembi d’arte. Il mondo cucito di Maria Lai raccontato da Apollonia Nanni

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images Grembi d’arte. Il mondo cucito di Maria Lai raccontato da Apollonia Nanni
Maria Lai
  17 agosto 2020 14:20

di APOLLONIA NANNI

"Per raccontare l’Arte bisogna viverla.

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La storia è fatta anche dalle donne. Anche se un tempo vigeva un’asimmetria sociale a tal punto da escluderle dalla vita pubblica, relegate esclusivamente in ambito domestico. Viaggio nell’universo delle Artiste che hanno lasciato un segno, un’impronta, nonostante ostacolate dal mondo “umano maschile”. Entreremo nel ventre dell’arte, delle gestazioni, inquietudini, ossessioni, visioni, gemiti, sottrazioni, rinunce di Artiste rivoluzionarie per le quali andrebbe riscritta la Storia dell’Arte per alcune di esse colpevolmente “dimenticate”, in una sorta di amnesia dell’eternità!

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Il libro cucito di Maria Lai

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Per anni la donna è stata sottratta dalle sue inclinazioni, passioni, il suo ruolo era prettamente casalingo. Spesso è proprio nella routine domestica che nascono le idee, non avendo altre distrazioni si rafforzano le proprie inclinazioni rifugiandosi in un mondo ideale o folle, ricordate Grazia Deledda? Anch’essa nata a Nuoro in Sardegna, proprio come Maria Lai, il suo libro più famoso: “Canne al Vento”. Scriveva di nascosto le sue poesie i suoi testi intrisi di forza e melanconia…Sovente necessitava secretare le inclinazioni artistiche, le intelligenze, addirittura, se una donna veniva colta nell’intento di leggere si gridava allo scandalo, tradimento, perché più intelligente dell’uomo, era un disonore. Il sapere doveva essere taciuto, figuriamoci le tendenze artistiche o letterarie. Col tempo, per fortuna, molto è cambiato, e le Artiste sono venute allo scoperto con tutta la loro veemenza caparbietà, ostinazione che solo una passione può alimentare. Vi presenterò la prima protagonista di questo mio racconto, ne seguiranno altre, ognuna in un campo diverso, ma sempre “Campi d’Arte”.

Progetto per Ordito di Maria Lai

Maria Lai, la prima vera, autentica pioniera della Fiber Art in Italia sin dagli anni sessanta. Nasce nel 1919 nel paese di Ulassai in Sardegna. La sua una infanzia travagliata, pur se in famiglia c’erano nomi illustri. La famiglia Lai, oltre ad avere Maria come artista di fama, ha dato i natali a Giuliana, sua sorella talentuosa scrittrice. Giovanni, il fratello maggiore è stato invece un importante medico imprenditore, fondò nel 1952 la Clinica Medica: “Ospedale Tommasini” di Jerzu. Alberto Cannas, suo cugino, fu il Presidente del Museo Fondazione, STAZIONE DELL’ARTE, uno spazio espositivo che raccoglie le migliori opere di Maria Lai. Di salute cagionevole salta le scuole materne e elementari in completo isolamento (provvido direi, creativo),scopre l’attitudine per il disegno. Spesso sono le condizioni , le circostanze che ci inducono a esplorare terreni altrimenti inesplorati, molti sono gli esempi nella storia, Modigliani costretto a letto da una malattia inizia a disegnare, lo stesso Picasso, e molti altri. Adolescente si trasferisce a Venezia senza alcun sostentamento, s’iscrive all’Accademia di Belle Arti, dove frequenta un corso di scultura tenuto dall’artista Arturo Martini e Albero Viani.

Maria ama la poesia, la musica, frequenta molti letterati, e ben presto comincerà a “scrivere e suonare” i suoi filati, arcaici-moderni, destinati a rimanere nella storia dell’arte. Se Christo e Jeanne-Claude “impacchettano” il mondo, Maria inizia a “cucire il mondo”, il suo intimo viene fuori, l’arte come placebo alle sue ferite, ai suoi travagli, intrecciati nei sublimi filati per esorcizzare il mal di vivere, palpitando la vita, intervenendo sulla materia attraverso gli oggetti ansiosi READY-MADE del telaio e della magia del suo utilizzo, del pane e degli oggetti del passato arcaico sardo, inizia il suo percorso, che vede il passato come indagine del futuro. Nel 1977 partecipa alla BIENNALE di VENEZIA. Rimane lontana dalle scene per almeno dieci anni. Periodo prolifico di meditazione, lontano dal frastuono del mondo, quello frivolo delle apparenze, a vantaggio della essenzialità e ricerca artistica. Gli anni ottanta del xx secolo, invece, sono caratterizzati dal ciclo delle Geografie e dei Libri cuciti. La velocità inattesa dei segni-disegni si fonde con i grovigli, gli intrecci di fili e corde e di Geografie. Geografie dell’anima. Nel 2013, a pochi giorni della sua scomparsa, è presente al MUSEO MARCA, una sua strabiliante opera, nella mostra BOOKHOUSE. La forma del Libro a cura di Alberto Fiz. Muore nel 2013. Ma i suoi immaginifici “giochi” come amava definirli, rimarranno immortali. Il tempo deraglia tutti i linguaggi dell’Arte. Sta all’artista intercettare questo fluire temporale in un eterno presente. Alla prossima puntata".

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