di APOLLONIA NANNI
“I libri sono stati i miei uccelli e i miei nidi, i miei animali domestici, la mia stalla e la mia campagna; la libreria era il mondo chiuso in uno specchio; di uno specchio aveva la profondità infinita, la varietà, l’imprevedibilità”. In questa riflessione di JEAN-PAUL SARTRE è condensata l’importanza taumaturgica della lettura, di come si può “viaggiare” rimanendo seduti nel proprio studio o in un angolo del bar sotto casa, come HEMINGUAY, GIULIO VERNE, che scrisse mirabolanti avventure spesso ascoltando i lunghi viaggi di un suo caro amico, trasformandoli in fantastici racconti come “ Ventimila leghe sotto i mari”, e tanti altri letterati che viaggiano nelle stazioni della loro anima, ogni volta incontrando nuove “visioni” che ci tramandano attraverso il suono, il colore, la forza della scrittura. In uno di questi viaggi anch’io ho fatto un incontro immaginifico, leggendo “L’ARTE NON E’ FACCENDA DI PERSONE PERBENE”: una “ragazza” del 1936, LEA VERGINE, critica d’Arte e curatrice italiana, partenopea, autrice di numerosi saggi sull’arte contemporanea e organizzatrice di numerose mostre.
Tra le tante pubblicazioni: IL CORPO COME LINGUAGGIO/ BODY ART (1974). L’arte ritrovata (1982) . Ma quello che più mi affascina di questa intellettuale è la sua caparbietà, ostinazione, sfacciataggine, competenza, ingredienti necessari, per affermarsi nel mondo dell’arte, con veemenza e autodeterminazione in un campo , e in tempi di allora difficili e non sospetti, spesso dominato dal “mondo umano maschile” definizione appropriata di CARLA LONZI, donna e intellettuale che si impose evidenziandosi attraverso le sue lotte e i suoi scritti , per l’affermazione di sé esaltando l’estro artistico femminile, figura contrastata negli anni che furono. Lonzi ideò le prime interviste agli Artisti, riconosciamole anche questo merito. La storia è fatta anche dalle donne.
Un tempo vigeva un’asimmetria sociale a tal punto da escluderle dalla vita pubblica, relegate esclusivamente in ambito domestico, guai a scorgerle con un libro, appariva un disonore per l’uomo , poiché esse non potevano dimostrare la loro cultura! Altri tempi. Per fortuna! Mi piace indagare nel “ventre dell’arte”, delle gestazioni, inquietudini, ossessioni, visioni, gemiti, sottrazioni, rinunce di donne, Artiste rivoluzionarie per le quali andrebbe riscritta la Storia dell’Arte per alcune di esse colpevolmente "dimenticate”, in una sorta di amnesia dell’eternità! Per me la pittura, la scrittura, la lettura, l’arte sono da sempre il mio rifugio, il mio mare, i miei paesaggi.
Perdersi e ritrovarsi fra fiumi di forme e colori, il suono delle parole è indescrivibile e inimmaginabile. L’Arte è amore e dannazione, pathos. “Non si è nati invano alla falde di un vulcano” soleva dire ARTURO SCHWARZ, il notissimo studioso del Dada e del Surrealismo, rivolgendosi a Lea Vergine passionale da verace napoletana, con il sole negli occhi e il mare di Mergellina, da lei molto amato, nel cuore, e quelle memorabili aurore, ricordate nel libro, che la vedevano immersa ancora ventenne, con un bagaglio pieno di sogni, avvolta nei grigi e nei rosa e nei viola della nascita del nuovo giorno. Nel suo libro: L’arte non è faccenda di persone perbene, si racconta senza veli. Un affresco della sua infanzia, il rapporto contrastato con la mamma, gli affetti dei nonni con i quali cresce in un ambiente protettivo, privilegiato di alta borghesia, ma austero e per alcuni versi anaffettivo. Nella vita di molti artisti prevale spesso una carenza affettiva una infanzia mesta o negata, solitaria, ( quasi fossero dei prescelti), fatta di sottrazioni e rinunce, mi viene in mente Maria Lai , la pioniera della Fiber Art, Carol Rama che trascorse la sua infanzia in ospedali psichiatrici per stare accanto al padre medico, fra i tanti, molti “condannati all’arte”, sì, perché l’artista vive da “detenuto”, è prigioniero e libero allo stesso tempo, molte rinunce e sottrazioni ai luoghi comuni, in una sorta di autolesionismo quasi a dimenticare se stesso, l’Arte non ammette intrusi!
E’ un lampo, un avviso di tempesta, senza alcun preavviso irrompe nella propria vita e travolge come un fiume in piena. ARTE! Intensa e magnifica follia necessaria per creare e rimandare ai posteri le sregolatezze e anche le meraviglie di questa “razza speciale”: gli Artisti! LEA VERGINE si racconta senza edonismi: “Senza alterigia, non ho però mai finto modestia: chi affronta qualcosa di enigmatico come l’Arte non può permettersi di essere modesto. Ma neanche può permettersi di non essere umile”. Nel 1959 uscì il suo primo articolo, sul giornale “PAESE SERA”, il settore arte era diretto da Cesare Brandi. La pubblicazione del primo articolo, come il primo amore non si scorda mai, Lea fiera del suo servizio realizzato sui giovani artisti napoletani scritto per “I 4 Soli” , una rivista prestigiosa del tempo pubblicata a Torino, sancì l’inizio della sua carriera di critico d’arte. Rimase interdetta dal commento sarcastico della nonna: “ Lo sai che i giornali dove scrivi servono per incartarci il pesce il giorno dopo?”. Parole che accesero ancor di più il suo fervore e accentuarono la sfida con sé stessa nell’autodeterminazione di farcela. Come dice Sant’Agostino: “se superi te stessa supererai il mondo”, ben si addice a questa giovane “combattente”. Il tempo le ha dato ragione, siamo ancora qui a parlare e leggere di “questa pietra acuminata tra tante pietre levigate” come si definì in un dialogo con PALMA BUCARELLI, gallerista talentuosa, prima donna , negli anni quaranta a ROMA a dirigere la GALLERIA NAZIONALE DI ARTE MODERNA, intellettuale avveduta e “avvertita” sconvolse i canoni assodati dell’arte con le sue scelte artistiche anticonformiste dell’epoca, basti pensare che espose e lanciò nel mondo dell’arte, l’allora sconosciuto ALBERTO BURRI, merita un capitolo a parte. Trascorse gran parte della sua vita sui treni, per curare le oltre dieci gallerie d’arte sparse per l’Italia fondate da lei, curava e promuoveva Artisti ritenuti validi e misconosciuti ai più, nel tempo divenuti famosi. Morì in solitudine abbandonata da tutti. Cosa non si fa per amore dell’arte, spesso a caro prezzo. Oggi il mondo dell’arte non è più lo stesso, non ci sono più i LEO CASTELLI, PALMA BUCARELLI , i “cacciatori” di Artisti, promotori e devoti appassionati, sono pochi, purtroppo. Non ci sono più i creativi di un tempo. L’arte mi appare come una massa omogenea, un colossale ready-made. Non è il nuovo che avanza, e non è il buono del nuovo. “Io signora dell’arte mi sento una derelitta in questo mondo dominato dal mercato” (Lea Vergine).
Lea, trasferitasi a Milano con il marito ENZO MARI, noto designer, suole ricordare con languore nostalgico, la vivacità e l’accoglienza che contraddistingue il popolo partenopeo: la NAPOLI MILIONARIA di EDUARDO DE FILIPPO, il libro di RAFFAELE LA CAPRIA, uno dei maggiori scrittori del ‘900, CHE NEL 1961 VINSE IL Premio Strega con tale racconto intenso e melanconico. Libro e scrittore molto amati da Lea Vergine, che rammenta la genuinità napoletana, La Napoli espressa attraverso Sofia Loren, Massimo Troisi… la disponibilità di condividere con l’altro: “Signò avete bisogno di qualcosa?”. E noi di cosa abbiamo bisogno? Quanta umanità in queste parole.
Napule è mille culture, Napule è nu sole amaro. Napule è ardore è mare…recitava PINO DANIELE
Per me Napule è LEA VERGINE! Il tempo deraglia tutti i linguaggi dell’Arte. Sta all’artista intercettare questo fluire temporale in un eterno presente.
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