di BRUNO GUALTIERI*
Il 19 aprile scorso, con Acque di Calabria, ho sollevato una questione tanto semplice quanto cruciale: il sistema idrico regionale sta davvero evolvendo verso un modello moderno e sostenibile, oppure si sta solo preparando a un nuovo ciclo di promesse incompiute? Un mese dopo, con Calabria, assetata di futuro, ho descritto le implicazioni reali della crisi idrica: impoverimento dei suoli, salinizzazione dei pozzi, interruzioni idriche subite dalle famiglie. Con l’avvicinarsi dell’estate e un quadro meteorologico che preannuncia nuovi stress, la situazione non è affatto migliorata, anzi si è aggravata ulteriormente.
L’11 giugno, l’Università della Calabria ha ospitato la giornata di studi “Siccità e scarsità idrica nel Mezzogiorno”, promossa dal CeSMMA del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente. L’incontro, ricco di contenuti scientifici, ha visto la presentazione di modelli climatici avanzati, analisi idrogeologiche e strumenti di valutazione sofisticati. Tuttavia, è emersa chiaramente la distanza tra la conoscenza tecnica del fenomeno e la capacità delle istituzioni di tradurla in azioni concrete. Pur presenti, le istituzioni si sono limitate a un ruolo formale, senza proporre alcuna roadmap né progetti attuativi. A oggi, l’unico intervento reale resta il ricorso all’invio di autobotti per rifornire le comunità in crisi, segno di una gestione priva di visione strategica.
È noto da tempo che il sistema idrico calabrese soffre di fragilità strutturali. Di governance pubblica, perdite idriche, riuso delle acque reflue e valorizzazione degli invasi si discute da anni. Molti interventi sono stati programmati e in parte finanziati, ma manca ancora una visione coerente. Occorre superare l’approccio emergenziale e definire una strategia basata su priorità oggettive e decisioni coraggiose.
La strategia per uscire dalla crisi: priorità normative, gestione integrata e investimenti mirati
Un nodo centrale è quello normativo. La proposta di legge regionale n. 75/11, pur licenziata in Commissione nel 2021, non è mai arrivata in Aula. Un suo aggiornamento tecnico, allineato agli orientamenti comunitari, è oggi indispensabile. È necessario riaffermare il primato dell’uso potabile nella gerarchia degli usi idrici, subordinando le concessioni a fini energetici al fabbisogno umano, agricolo e industriale. Il diritto all’acqua potabile va sancito come principio incondizionato.
Gli invasi silani, gestiti da soggetti privati ma contenenti una risorsa pubblica, richiedono una revisione dei vincoli concessori. Vanno introdotti obblighi minimi di rilascio, mantenuti livelli ecologici, vietato lo svuotamento completo e attivati meccanismi compensativi per i territori interessati. La redistribuzione delle rendite idroelettriche può finanziare direttamente la manutenzione e digitalizzazione delle reti locali.
Sorical, oggi società in house con una concessione trentennale ottenuta nel 2023, è chiamata a esercitare la gestione unica del servizio idrico. Per farlo efficacemente, deve rafforzarsi sul piano organizzativo e tecnologico: personale qualificato, sistemi digitali, piattaforme di telecontrollo, politiche tariffarie eque e sostenibili. L’esperienza campana di GORI dimostra che trasparenza e controllo pubblico sono fattori decisivi.
Il problema delle perdite idriche rimane centrale. In Calabria, oltre il 50% dell’acqua immessa in rete viene dispersa, con punte superiori al 60% in alcune città. Il Piano d’Ambito prevede oltre due miliardi di euro per dimezzare le perdite entro il 2030. In questo contesto, strumenti innovativi come il project financing basato sui volumi effettivamente risparmiati possono fare la differenza. Una task force tecnico-finanziaria regionale, stabile e operativa, dovrebbe assicurare la bancabilità e la cantierabilità degli interventi, sfruttando il nuovo Codice dei Contratti Pubblici.
Un patrimonio poco valorizzato è rappresentato dalle circa 500 sorgenti dismesse, escluse dall’attuale sistema di approvvigionamento. Il loro recupero permetterebbe di alimentare reti a gravità, ridurre i consumi energetici e aumentare la resilienza del sistema. Servono censimenti aggiornati, progetti comunali di ripristino e un fondo regionale dedicato, finanziato con i canoni concessori.
Va poi strutturato un rapporto stabile e trasparente tra pubblico e privato. Il Codice dei Contratti consente oggi la costruzione di partenariati pubblico-privati articolati, che integrino la gestione di invasi, sorgenti, reti e impianti di depurazione. Una struttura tecnica regionale, competente in PPP idrici, può fornire supporto operativo a enti locali e gestori pubblici per attrarre investimenti senza perdere la regia pubblica.
Tutto questo richiede una governance efficace e competente, fondata su una Cabina di regia regionale “Acqua” che coinvolga Regione, ARRICAL, Sorical, Comuni, Consorzi di bonifica, Università e stakeholder locali. Pianificazione, trasparenza e monitoraggio devono essere i pilastri di questa struttura, che dovrà garantire anche la raccolta e condivisione pubblica dei dati e l’attivazione di sistemi di allerta preventiva.
Accanto alle riforme tecniche, serve una nuova consapevolezza collettiva. Occorre passare dalla cultura dell’acqua – spesso intesa come mera disponibilità della risorsa – a una cultura per l’acqua, fondata su cura, partecipazione e responsabilità diffusa. La sostenibilità passa anche da utenti più consapevoli: bollette intelligenti, campagne educative, strumenti di monitoraggio dei consumi e coinvolgimento della cittadinanza nelle scelte strategiche sono elementi imprescindibili per rendere stabile il cambiamento.
I benefici attesi sono concreti: 250 milioni di metri cubi d’acqua recuperati ogni anno, un risparmio energetico del 30%, 1.200 nuovi posti di lavoro e 50 milioni di euro di indotto economico annuale.
Ma soprattutto: rubinetti sempre attivi, un’agricoltura più competitiva, invasi valorizzati anche turisticamente, ecosistemi più protetti.
La risorsa c’è. Le competenze vanno ricercate. Ora serve solo il coraggio di cambiare.
Calabria, dalla sete alla strategia. Una nuova cultura per l’acqua è possibile.
(*) Già Commissario Straordinario dell’Autorità Rifiuti e Risorse Idriche della Calabria
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