di PAOLO CRISTOFARO
"Ussia infame, uomo morto". Con la notizia del rinvenimento di questa frase, su un muro nel comune di Guardavalle - che vela una vera e propria minaccia di morte - si ritorna a parlare del paesino nella provincia di Catanzaro dove, davanti al Municipio, per circa 12 anni è rimasta installata una statua di Sant'Agazio (il patrono) donata da un parente dei Gallace, la famiglia dell'omonimo clan di Ndrangheta.
La questione era stata sottolineata dal servizio di Brumotti, per Striscia La Notizia, circa un mese fa, portando il consiglio comunale (LEGGI QUI) a riunirsi con urgenza per deliberarne l'immediata rimozione.
Oggi Ussia sceglie di non commentare, di non parlare, ma si coglie facilmente la sua preoccupazione per la vicenda. "Non voglio rilasciare dichiarazioni", ha affermato telefonicamente il primo cittadino. "Ci sono già delle indagini in corso, è meglio non fare dichiarazioni. In realtà la scritta è stata rinvenuta già giovedì scorso. Non volevo alcun tipo di pubblicità sull'accaduto e abbiamo cercato di non parlarne, dato che gli inquirenti stanno indagando, poi la cosa è venuta fuori lo stesso", ha continuato.
Nel corso del consiglio comunale del 19 dicembre scorso, Pino Ussia, aveva dichiarato: "Non sottostiamo a nessuno. Guardavalle non è un paese di mafiosi, ma di gente per bene". I consiglieri, di tutti gli schieramenti, avevano ammesso - nella stessa occasione - la superficialità nel non essersi preoccupati prima di quell'effige, che pure appariva in bella vista all'entrata del Municipio, alla cui base, oltretutto, era chiaramente scritto il nome Gallace.
Alcuni dei consiglieri, però, pur ammettendo di non essersi posti il adeguatamente il problema - o di averlo sottovalutato - hanno sottolineato come, al Comune, quando la statua era già installata, siano passate anche commissioni prefettizie, che mai hanno provveduto a sollevare la questione.
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