Il mondo della comunicazione, con i suoi inviati, è in Ucraina per narrare, minuto per minuto, ogni fatto, ogni azione, ogni sofferenza e quanti morti e feriti la guerra in atto lascia sul campo. I giornalisti svolgono con coraggio il loro lavoro di informazione, sfidando anch'essi la morte, per dar voce alla sofferenza e trasmettere ogni immagine che concerne la guerra e la sua efferatezza. E' ben evidente ed, ancor più, in tale drammatica situazione , che essere giornalisti è una missione che ha, inesorabilmente, insito in sé un fine umanitario, che è quello di far conoscere il volto degli eventi, anche di quelli più drammatici, come i fatti bellici.
Lo ha posto in luce il Papa e noi lo ratifichiamo e lo ratificheremo sempre il valore dell'informazione. Lo abbiamo più volte espresso quando abbiamo posto in luce la missione civilizzatrice dell'informazione, che riporta i fatti, anche nella loro cruda realtà, affinchè essi siano conosciuti e, pertanto, aborriti, quando essi sono azioni contro l'essere umano, come lo è la guerra che vede come teatro l'Ucraina e la sua popolazione.
E' una missione educatrice quella del giornalismo. Nel caso della guerra esorta le nostre coscienze a condannarla perché essa è morte e violenza atroce contro l'umanità, che infligge la morte anche ai bambini innocenti e alla popolazione anch'essa innocente, che piange e fugge o resta per opporre eroicamente resistenza alla violazione dei propri diritti umani.
I giornalisti di ogni testata sono sul campo di battaglia per offrire un servizio ai cittadini di tutto il mondo perché vedano e condannano le gesta insensate ed efferate di chi invade un popolo, a cui vuole con la forza togliere la libertà al fine di sottometterlo. Le giornaliste e i giornalisti dimostrano, pertanto, di essere eroi al servizio dell'umanità, che deve conoscere anche cos'è la guerra.
Esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra vicinanza a tutte le giornaliste e a tutti i giornalisti che mettono a rischio la propria vita per adempiere compiutamente alla loro missione comunicativa, che li rende espressione di una cultura che diffonde messaggi di pace nel momento in cui accende i propri riflettori sulla crudeltà della guerra e di chi ne fa lo strumento imprescindibile per la conquista del potere, che è potere sanguinario e morte della civiltà, e nulla più".