di VINCENZO SPEZIALI*
Non vi è dubbio, nelle ore che viviamo, come la tensione sia alle stelle, a causa della crisi ucraina e le relative conseguenze che insistono e investono, non solo l'Europa bensì l'Occidente (con la Nato compresa).
Patti chiari, non sarò io a difendere un sopruso di violazione del diritto internazionale, né tantomeno ad accettare posticce giustificazioni - alfine di spiegarne le medesime- epperò un'attività di concettuale onestà intellettuale deve essere d'uopo per meglio spiegare le questioni in campo.
Difatti, questo è l'ennesimo scontro svolto attraverso la guerra ortodossa -quando eravamo, ormai convinti che le cose si sarebbero, negli anni coevi, risolte in altre forme e con formule ad esempio batteriologiche o finanziariamente speculative- però tant'è, ovvero la riproposizione di un conflitto "old style", anche attraverso "l'effetto abbaglio", ingrediente tipico dell'intelligence e applicato come strumento di supporto necessario nelle operazioni belliche.
E si, persino ciò deve essere preso in considerazione, poiché la partita si gioca ufficialmente sulla zona frontaliera dell'UE con l'Ukraina, mentre gli interessi in gioco -quelli reali, gli autentici- lambiscono il Mar Nero scendendo giù fino al Mar Mediterraneo sud orientale, cioè la zona che definisco con il termine neologistico "banchi estremi" e per interderci la placca che parte dalla Turchia giungendo fino in Egitto, ma toccando pure Siria, Cipro, Libano e Istraele.
Cerchiamo di parlar fuori di metafora, poiché la zona complessiva che ho descritto - cioè quella in capo ai "banchi estremi"- racchiude uno tesoro attualmente non paragonabile a qualsiasi scrigno conosciuto ed in essere, ovvero gas e petrolio superiore a quanto ne abbiano Iran, Iraq e Paesi del Golfo -pure in virtù di una minore utilizzazione degli estratti- ben si comprenderà quale sia la posta in gioco e l'entità relativa, poiché parliamo di nuovi assetti di potere economico oltre che militare.
E già, a ciò va pure aggiunto questo ulteriore e non secondario aspetto, visto come il big bang della nuova era, non del tutto imputabile alla globalizzazione -la quale semmai si trova ad essere conseguenza e per di più non governata- genera un caos frutto di squilibri, proprio perché non vi sono punti fermi a cui attenersi o regole prestabilite, al pari del secolo scorso, cioè quelle di Yalta.
Intendiamoci, quel mondo imperfetto, non mi dà nostalgia poiché comprendeva la presenza di compartecipe e comprimaria proprio della ideologia comunista, ovvero l'abominio dell'umanità, ma rappresentava -quel mondo- un precario equilibrio e al tempo stesso uno stabilissimo tetragono, raffigurante le varie forze in campo: est, ovest, cristiani, musulmani, ebrei e religioni speciose (buddismo piuttosto che induismo).
Ciò premesso, è proprio nel mentre si "consuma" Yalta -la quale ineluttabilmente sarebbe stata superata dal corso degli eventi i quali a loro volta possono essere evolutivi o involutivi- ovvero proprio con lo scardinamento dell'ordine di buona parte del XX° secolo, affrontiamo il delirium tremens di un mondo che cerca nuovi assetti, anche a fronte di tensioni sul campo, rispetto a cui non eravamo più né abituati né preparati.
Assistiamo per di più al rafforzamento della storica base russa di Tartous in Siria (antico presidio navale dei tempi sovietici, nel Mediterraneo), così come l'incedere insistente verso la costruzione di un altro avamposto dell' "Orso Moscovita" sulle coste di una nuova Libia la quale tarda ancora ad essere pacificata e stabilizzata: è la conseguenza di un fintamente non traumatico finale della Guerra Fredda, dove le zone di influenza erano prestabilite e ben definite, facendo si che il Mar Nero fosse sotto l'egida dell'Urss e il blocco occidentale comprendesse il Mediterraneo e il "confine" terrestre partiva da Trieste, proseguiva attraverso l'Austria e poi più su, sempre più, su di inerpicava attraverso la ex Germania Ovest e finiva in Danimarca e Norvegia con la relativa influenza sulla Svezia a nord e la Turchia a sud.
È una storia complessa quindi, le cui fondamenta non sono solo la concezione zarista rappresenta pure dalla fobia di vedere la Russia -anche in versione soviet- accerchiata (al punto tale di inglobare territori e di esportare le proprie e più intime insicurezze), ma è il risultato financo della cristallizzazione di uno scacchiere ormai desueto, il quale però da parte di chi è uscito "sconfitto" dalle macerie del marxismo leninista, ovvero l'URSS con relativo Patto di Varsavia - l'ex alleanza militare dei Paesi dell'est Europa- tale mutamento desidera assestarlo anche a suo favore, quindi forzando la mano.
Tutto questo fino al punto tale di far ripiombare il nostro continente con una guerra interna corporis, come tante ve ne sono state nel passato, fino al triste epilogo del secolo scorso con la deflagrazione jugoslava.
Questa volta però ci si muove a suocera (l'Ukraina), affinché nuora si pieghi (Mar Nero e Mediterraneo sud orientale), in quanto la Russia umiliata e smembrata -politicamente, militarmente ed economicamente- che Wladimir Putin "ereditò" dall'insulso Boris Eltsin, ha ripreso grinta, ha riconquistato stabilità interna e intende pure riesercitare ruolo guida nelle aree che considera sue, per storia, cultura, interesse e tradizione.
Poi se ciò è giusto o meno, sarà solo la classe dirigente formatasi alla politica vera che potrà contribuire a superare, senza contraccolpi drammatici, il momento, ma ciò è il secondo tempo del film appena iniziato”.
*Noi per l’Italia
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