di GALILEO VIOLINI*
In un articolo sul Corriere della Sera, un famoso giornalista e político, cui non oso compararmi, partendo da una critica ad una collega accademica ha catalogato coloro che si rifiutano di scegliere tra Putin e la NATO come idealisti che tutto sacrificherebbero alla pace. Inoltre li ha assimilati a chi non sceglieva tra BR e Stato, usando come ulteriore argomento di sopporto l’affermazione che la debolezza franco-inglese a Monaco creò le premesse dell’invasione della Polonia. Questo precedente, ricordando che problema analoghi esistono in Moldavia, Georgia e, per quanto riguarda l’UE, nei paesi baltici, indica anche che accadrà se Putin non è fermato.
Appartengo alla generazione che dovette scegliere tra BR e Stato, e, ricercatore nell’Istituto di Fisica di Roma, avrei avuto la possibilità di fare la scelta sbagliata. In quel momento, non ebbi dubbi. A suo tempo compresi la scelta di non negoziare nel caso Moro.
L’analogia però diventa un sofisma, se pretende identificare il rigetto dell’invasione dell’Ucraina con il rifiuto di riconoscere gli errori commessi dai Paesi Occidentali. Sono sicuro che quel giornalista conosce (uso senza difficoltà l’indicativo) ciò che scrisse Kissinger il 5 marzo del 2014, vigilia del referendum in Crimea, con argomenti che si sovrappongono a quanto il 18, due giorni dopo il referendum, disse Putin alla Duma. Cito tre affermazioni di Kissinger, non certo un santo di devozione della mia generazione che ne scriveva il nome con una grafica particolare, ma lucido analista politico. Demonizzare Putin era un alibi per nascondere l’assenza di una política occidentale. L´Ucraina non doveva aderire alla NATO, tema di cui si era cominciato a parlare sette anni prima, e su questo punto Kissinger ricordava di essersi opposto dall’inizio. La politica estera è l’arte di stabilire priorità e perciò, se non si fossero trovate soluzioni non di assoluta soddisfazione, ma di bilanciata insoddisfazione, abbastanza presto si sarebbe arrivati a un confronto.
Annovereremo per questo Kissinger come un Putinversteher? La raccomandazione del ministro cinese Wang Yi non è molto dissimile. Un altro Putinversteher?
L’Ucraina non ha posto in atto le misure degli accordi di Minsk. La possibilità di entrare nell’UE e aderire alla NATO era solipsismo del Governo ucraino o piuttosto parte coerente dell’espansione della NATO verso Est?
I discorsi sulla legittimità dell’adesione delle tre repubbliche popolari di Crimea, Doneck e Lugansk sono di carattere sovrastrutturale e di interesse accademico in diritto internazionale. Il punto centrale è la questione dell’espansione della NATO. È fin troppo facile ricordare la crisi dei missili a Cuba, e quei missili non avevano il potere di distruzione degli attuali.
Detto questo, condivido le preoccupazioni per le altre situazioni menzionate. Il problema della Transnistria è identico a quello di Doneck e Lugansk, e la situazione nel Caucaso non è solo preoccupante in Georgia, ma c’è l’annoso problema della Repubblica di Nagorni Karabah nel quale la Russia è coinvolta marginalmente. E poi certo i paesi baltici per quanto riguarda la presenza di gruppi russofoni (in particolare in Estonia e Lettonia) e una eventuale adesione alla NATO di Svezia e Finlandia.
È difficile prevedere se il risultato della guerra sarà la realizzazione del desiderio massimale di Putin di una riunificazione Ucraina-Russia, una Ucraina neutrale o una Ucraina che avrà potuto resistere all’invasione. Tuttavia nei primi due casi, agitare lo spettro di Monaco non fa giustizia completa al perché il Terzo Reich invase la Polonia il 1 settembre del 1939, se si ricorda che una settimana prima era stato firmato il patto Molotov.Ribbentrop.
Vorrei concludere ribadendo non sto con Putin, ma nemmeno con la NATO, però non resisto a sottolineare un´altra forzatura dell’analisi cui mi riferivo. Autodeterminazione dei popoli è un termine difficile da declinare. Ucraina sì, Kossovo sì, Baschi no, Québécois e Scozzesi forse, padani no (ricordiamo le ridicole richieste di non troppi anni fa, prima che Salvini fosse fulminato, non sulla via di Damasco, come Paolo di Tarso, ma su quella della Calabria e della Sicilia). Crimea e Sebastopoli hanno due terzi o più della popolazione di etnia e lingua russa, mentre Doneck e Lugansk un 40 % di etnia (secondo il censimento del 2001), ma un’ampia maggioranza di lingua russa.
Significa questo che, nonostante non stia con Putin, sia un Putinversteher? Credo che neanche questa qualifica, che per altro condividerei con analisti ben più competenti di me, mi si adatti. Semplicemente non credo, e non per pacifismo di principio, che l’Occidente non abbia contribuito a favorire quanto sta accadendo.
*docente universitario
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