di MARIA GRAZIA LEO
“L’Italia non intende voltarsi dall’altra parte”. È con il solito piglio pragmatico e determinato che il Presidente del consiglio Mario Draghi- d’innanzi al Parlamento- ha voluto lasciare un’impronta chiara e senza fraintendimenti in merito al conflitto in atto tra Russia e Ucraina. Nel pensiero di Draghi è emersa la consapevolezza che l’illusione di non trovare più nei registri degli accadimenti la parola guerra, ci ha messi tutti difronte ad una realtà che ha superato i sogni o le miti certezze. “L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia segna una svolta decisiva nella storia europea, la lotta per le libertà dell’Europa da parte dell’eroica resistenza del popolo ucraino e del suo presidente Zelensky segnano la fine di queste illusioni”.
Dare per scontate le conquiste di pace, sicurezza, benessere che le generazioni che ci hanno preceduto avevano ottenuto con grandi sacrifici è stata una leggerezza probabilmente imperdonabile e che certamente servirà da stimolo per i governanti in carica nel non incorrere più in altri errori di valutazione e di prodigarsi nel porvi rimedio per evitare una Terza guerra mondiale. Per il premier l’attacco a cui assistiamo sgomenti non è solo un attacco ad un paese libero e sovrano ma un affronto netto ai nostri valori di libertà e democrazia e all’ordine internazionale. Le minacce e i ricatti di Putin - ha spiegato prima al Senato e poi alla Camera dei deputati - non possono essere ancora una volta tollerati con il rischio forse irreversibile di minare la pace e la sicurezza in Europa. Qui Draghi ha voluto evidenziare una distinzione tra il Presidente della Federazione russa e la nazione, i suoi cittadini che non hanno approvato le azioni del loro governo. Si è assistito ad una flebile, minoritaria ma coraggiosa opposizione in piazza con arresti immediati di chi ha protestato contro Putin ma tant’è…non possiamo non vedere una piccola luce che tiene accesa la speranza di un popolo, che vuole e può anche riscattarsi da una dittatura “vellutata” da elezioni presidenziali di facciata.
Il Presidente del Consiglio ha garantito la presenza dell’Italia a sostegno dell’Ucraina sia dal punto di vista umanitario che migratorio. Si stimano in 18 milioni le persone che potrebbero avere bisogno di aiuto nei prossimi mesi; che gli sfollati interni potrebbero raggiungere cifre tra i 6 e 7,5 milioni e i rifugiati tra i 3 e i 4 milioni. “Il Cdm ha stanziato 10 milioni di euro, a carico del fondo emergenze nazionali per assicurare assistenza e soccorso alla popolazione ucraina e allo scopo è stato dichiarato lo stato d’emergenza umanitaria che durerà fino al dicembre 2022, un impegno che non avrà conseguenze per gli italiani.”
Sul punto dei rifugiati, ha spiegato il premier, ci si sta impegnando alla creazione di corridoi umanitari speciali per i minori orfani affinché possano raggiungere il nostro paese in sicurezza e al più presto. Inoltre il governo italiano si è fatto promotore della possibilità di applicare per la prima volta la direttiva sulla protezione temporanea prevista in caso di afflusso massiccio di sfollati, per un periodo di un anno, eventualmente rinnovabile; questo per evitare trafile burocratiche più onerose nelle procedure di asilo dopo i 90 giorni senza visto. Occorre inoltre rivedere completamente tutta l’agenda relativa alle politiche d’immigrazione, all’interno dell’Unione Europea “Una Europa- ha affermato Mario Draghi- che si è dimostrata miope nell’applicare regolamenti datati come quello di Dublino, invece di adottare un approccio realmente solidale”
Sul piano militare l’Italia è pronta a rispondere all’aiuto richiesto dal Presidente Zelensky, attraverso la fornitura di equipaggiamenti, armamenti e veicoli militari per scopi difensivi dall’aggressione russa. “È necessario che il Governo democraticamente eletto sia in grado di resistere all’invasione e difendere l’indipendenza del paese. Non è possibile rispondere soltanto con incoraggiamenti e atti di deterrenza” Dall’intervento di Draghi traspare nitidamente anche l’unità e la fermezza dell’Unione Europea e degli alleati Nato in merito al tema in questione. E questo non lo si vedeva da molto tempo, negli scenari di crisi precedenti.
“Abbiamo adottato sanzioni drastiche che colpiscono moltissimi settori e un numero di entità ed individui, inclusi il Presidente Putin ed il ministro degli Esteri Lavrov.”
Ma il governo italiano è pronto anche ad altre misure restrittive con l’obiettivo di colpire l’oligarchia russa, il pilastro che ha fatto da cuscinetto e supporto alla politica di Vladimir Putin pur di avere vantaggi economici, privilegi e immunità fuori e dentro il proprio territorio di appartenenza. "L’ipotesi sulla carta è la creazione di un registro internazionale pubblico di coloro che hanno un patrimonio superiore ai 10 milioni di euro”
Tutto questo non precluderà al dialogo con Mosca, il negoziato tre i paesi in guerra sono visti con favore da Draghi e dal mondo ma sempre con l’occhio scettico della realtà che domina gli eventi e cala il sipario sui sentimenti di umanità e sofferenza latente.
Un veloce flash - relativo all’impatto energetico dovuto al conflitto bellico - ci è d’obbligo sottolinearlo poiché l’Italia è il paese che importa il 95% del gas che consuma e oltre il 40% proviene dalla Russia. A breve termine ha rassicurato il premier non ci saranno problemi per le famiglie italiane ma nei prossimi inverni potrebbero sussistere. “Il governo ha allo studio una serie di misure per ridurre la dipendenza del gas dalla Russia, attraverso l’incremento di importazioni da altri fornitori quali l’Algeria o l’Azerbaijan”. La diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico sono una acquisita consapevolezza da parte del governo italiano a prescindere dal contesto emergenziale, perché ne andrebbe della nostra libertà oltre che della nostra prosperità.
L’attacco all’Ucraina ha risvegliato le coscienze di tutti noi, ha rivoluzionato i canoni di vita ai quali eravamo abituati - al netto della parentesi pandemica tutt’ora in atto ma che sta per fortuna ridimensionandosi - ci ha messo davanti una fotografia di orrore, di distruzione, di dolore, di incredulità che difficilmente riusciremo - in tempi rapidi - a ridisegnarla con i colori della pace, di una vita improntata di leggerezza, serenità, giustizia, sicurezza, equità, fratellanza…ma a questo non ci dobbiamo arrendere ma credere sempre. L’appello del Presidente del Consiglio Draghi è senz’altro condivisibile: “Non dobbiamo lasciare che in Europa si torni ad un sistemo dove i confini sono disegnati con la forza e dove la guerra è un modo accettabile per estendere la propria influenza. Il rispetto della sovranità democratica è una condizione alla base di una pace duratura”.
Ai principi e ai valori, al rispetto delle regole e alla difesa dei diritti non ci si deve rinunciare ed oggi più che mai bisogna promuoverli per restare idealmente, politicamente ed umanamente vicini ad un popolo e al suo Presidente ucraino che con passione, fierezza, orgoglio e coraggio stanno difendendo la bandiera della loro terra, della legittima sovranità, ma soprattutto stanno difendendo la bandiera della nostra libertà.
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