di MARIA GRAZIA LEO
Non è facile svegliarsi una mattina, accendere la Tv e apprendere che la Repubblica semipresidenziale dell’Ucraina è stata attaccata da un altro stato precisamente dalla Russia. Una guerra inizia a propagarsi nei cieli d’Europa, aprendo cupi e tristi scenari intrisi di dolore, sangue, sofferenza, abbandono, lacrime, impotenza, smarrimento. Ma non è sicuramente e, soprattutto,facile, venire a conoscenza del conflitto, quando tutto questo viene vissuto da chi nella seconda metà degli anni 80…se non ricordo male era il 1989, da ragazza piena di ideali di gioventù, appassionata in particolare di politica e cultura e tanta curiosità riceve dalla sua famiglia - come regalo di diploma - di effettuare il suo primo viaggio all’estero nell’Unione Sovietica, proprio nelle due repubbliche dell’Ucraina e della Russia, con tappe a Kiev, Kharkiv, Poltava, Mosca e Leningrado oggi più conosciuta come San Pietroburgo.
Lo sconcerto, la commozione e il dispiacere che si provano a distanza di più di trent’anni sono molto intensi pari a tutta la valigia degli splendidi ricordi, riemersi in me, di quei 10 giorni di piena e spensierata vacanza, vissuti in una terra dove ancora regnava al potere il regime comunista o il socialismo reale, ma con Presidente e Segretario generale del PCUS Mikhail Sergeevic Gorbaciov un autentico e antesignano socialdemocratico, oserei dire oggi riformista, che nell’Est dell’Europa degli anni “80” era ancora un’eccezione ma che certamente iniziava a rappresentare una lodevole via di garanzia verso la conquista della libertà e dei diritti, che i popoli delle 15 repubbliche sovietiche avevano tanto desiderato. Chi non ricorda la parola “Perestroika”? (intesa come ricostruzione o meglio una serie di riforme politiche, sociali ed economiche) o la parola “Glasnost” (la trasparenza nelle informazioni, posta in essere per combattere corruzione, oligarchie e privilegi del potere politico). Perché questo amarcord storico politico, mi si potrebbe obiettare?! Ma semplicemente perché è dalla fine dell’impero sovietico voluto da Gorbaciov nel 1991, attraverso il quale si resero autonome e indipendenti le 15 repubbliche che costituivano l’Unione Sovietica, che fermenta e cova un risentimento ed un desiderio di grandezza e di ritorno ai fasti del passato o addirittura dello zarismo da parte di chi oggi governa la Repubblica presidenziale russa: Vladimir Putin… un uomo che si è cresciuto e formato nell’era dei soviet, del comunismo più puro e più duro divenendo alto funzionario del Kgb per ben 16 anni e poi dal 1999 passato alla politica ed incoronato a capo del Cremlino, dal suo predecessore Boris Yeltsin.
L’idea di vedere le repubbliche consorelle vivere democraticamente e libere e affacciarsi alla cultura, alla politica, ai costumi e all’economia dell’Europa occidentale, nonostante l’abbattimento del muro di Berlino abbia segnato già un primo e decisivo spartiacque tra Ovest ed Est europeo, evidentemente allo “Zar” di Russia non va bene, anzi non può andar bene; l’invasione e l’annessione in violazione del diritto internazionale, della sovranità dell’integrità ucraina - nel 2014 - della Crimea che era una repubblica autonoma, facente parte dell’Ucraina e il relativo referendum “taroccato” e con esito di voto bulgaro a favore del passaggio di quei territori alla Federazione russa, delineano il quadro di pensiero e di azione di questo presidente. Oggi assistiamo ad un disastroso replay…e quello che fa decisamente male è assistere allo scontro tra eserciti e popoli dello stesso sangue, della stessa lingua, della stessa religione, dello stesso vivere sociale e fino al 1991 della stessa moneta e per che cosa mi chiedo e ci dobbiamo chiedere?! Per la paura dell’allargamento eventuale della Nato ad Est più di quanto non sia?... per il timore che un’Europa dei popoli possa estendere geograficamente e realmente- con il proprio esempio di 70 anni e passa di pace e prosperità al netto delle sue debolezze, incertezze e coraggio politico che pur sono esistite- il profumo delle libertà e dei diritti civili e umani?
Io ricordo ancora che in quel viaggio sostenuto nel 1989, tutte le persone russe ed ucraine oggi, tutte persone sovietiche ieri, con le quali insieme al mio gruppo turistico abbiamo interloquito nel corso delle escursioni tra le bellezze artistiche/architettoniche e la conoscenza del loro mondo produttivo ancorato soprattutto nell’agricoltura ( a Poltava, per esempio)si presentavano con un unico passaporto: quello della dignità, della semplicità di un popolo, della sua forza di sopravvivenza nonostante la mancanza delle libertà poi solo ottenute alla vigilia del Natale del 1991, grazie all’ultimo Segretario generale del partito comunista dell’Urss M. Gorbaciov, che in occasione del trentennale che segnò lo smantellamento dell’Unione Sovietica così affermava: “Furono giorni bui per l’Unione Sovietica, per la Russia e anche per me, ma non avevo il diritto di agire diversamente, non avrei mai potuto usare la forza in primo luogo perché avrei smesso di essere me stesso e poi una decisione del genere avrebbe innescato una guerra civile gravissima e dalle conseguenze imprevedibile”. Uno scenario che, per Gorbaciov, andava sicuramente evitato .
Le sue parole siano di monito a quello che sta succedendo sul campo in queste ore in cui il mondo è con il fiato sospeso. Assistiamo all’arrivo dei primi profughi nella nostra nazione e non solo. Ma siamo anche testimoni oculari della resistenza ucraina-encomiabile- sia del popolo che si è armato con tutte le armi possibili e le strategie inimmaginabili per difendere i propri confini, la propria libertà, la propria identità sia del suo presidente Volodymyr Zelensky, che resta asserragliato nel palazzo con il suo governo a difesa della democrazia. Il suo coraggio, con la sua immagine provata ma resistente mi hanno riportato con emozione a quel lontano settembre del 1973, in Cile e al suo Presidente Salvador Allende che si immolò per l’affermazione degli ideali del socialismo liberale e democratico. L’Onu, l’Unione europea, gli Stati Uniti, tutti coloro che sono i responsabili politici di questo nostro presente cerchino di evitare il triste precedente di un Allende d’Europa. Il futuro deve vestirsi di umanità e di pace sempre.
P.S. mentre sto terminando di scrivere queste mie riflessioni apprendo di un incontro, domani, tra alcuni rappresentanti dei due Paesi in guerra ma non sono molto ottimistiche le dichiarazioni del leader ucraino “Non credo molto ai negoziati, all’esito di questo incontro ma proviamoci” Però alla speranza ci aggrappiamo tutti, con il cuore. Stop This War!!!
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736