di CARLO MIGNOLLI
La mafia, lo sappiamo, è un fenomeno che da sempre vive e si alimenta nella nostra regione. Ma quali sono i modi migliori per contrastarla? Sarebbe banale rispondere con il carcere o con le indagini, che naturalmente sono strumenti efficaci alla risoluzione dei problemi. Ma non solo. Anche la cultura, la socialità, l’apertura mentale possono essere fondamentali per sconfiggere il crimine organizzato.
Di questo e di molto altro ha parlato questa mattina Enzo Bubbo, docente e giornalista, che ha presentato il suo primo libro “Semi di legalità. Dodici stelle contro le mafie” agli studenti del Liceo Classico Galluppi nell’ambito del progetto Gutenberg giunto alla 21ª edizione.
L’incontro è stato moderato dal Prof Gianluca Scalise, che da anni affronta questi temi con i suoi alunni, cercando di infondere la cultura della legalità nelle giovani generazioni. Si è quindi innescata una discussione interessante tra l’autore e gli alunni del primo e secondo anno, che, con le loro domande e curiosità, hanno arricchito il dibattito rendendolo interattivo grazie anche all’intervento della preside dell’Istituto Rosetta Falbo.
Il libro, come si evince anche dal titolo, affronta dodici storie di mafia, dodici come il numero della perfezione. Bubbo le chiama “stelle” queste biografie di uomini coinvolti in prima persona nella lotta alla mafia: storie che ispirano e commuovono. Parliamo del Procuratore nazionale antimafia Emilio Ledonne; del superpoliziotto Renato Cortese; dei giudici Paolo Borsellino e Giovanni Falcone; dei magistrati antimafia Nicola Gratteri e Annamaria Frustaci; del piccolo Dodò Gabriele; del presidente del Tribunale per i minorenni di Catania Roberto Di Bella; dei ragazzi di Locri; del fondatore di Progetto Sud don Giacomo Panizza; del giornalista Peppino Impastato e del prete di strada don Luigi Ciotti.
L’autore esorta le giovani generazioni presenti a non farsi ingannare dalle mafie. “Il problema - afferma Bubbo - non è solo la 'ndrangheta, ma anche la cultura mafiosa che spinge le persone oneste ad avere rapporti con la criminalità organizzata. In Calabria, secondo uno studio, un cittadino su quattro ha rapporti con la ‘ndrangheta. Un dato che ci deve fare riflettere”.
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