di EDOARDO CORASANITI
Sequestro di persona (minore), sottrazione di persona incapace, minaccia aggravata, violenza privata. Sono questi i reati che una donna di Catanzaro ha denunciato alla Procura della Repubblica del capoluogo. Al centro della vicenda sua figlia, nelle mani della zia e della nonna da più di due mesi e senza possibilità di vedere più la piccola nonostante le richieste e le denunce. Come già per la prima denuncia, la strada intrapresa dalla donna è quella istituzionale. “Sono disposta a tutto pur di riavere mia figlia”, scrive nell’atto che è anche un appello perché qualcuno la aiuti.
La storia inizia per caso, quando la piccola si trasferisce per un breve periodo dalla zia. Quella che doveva essere una rapida permanenza si trasforma in un vero incubo. Dopo pochi giorni la madre rivendica il diritto di riavere la ragazza a casa sua. Cominciano le resistenze e l’opposizione della zia, che sostiene l’assoluta necessità per la ragazza di restare in quelle mura domestiche. Ma la madre non demorde e insiste, finché però si passa alle parole forti: la lontananza diventa un incubo e si passa alle minacce con le frasi “Te la faccio vedere in cartolina”. E a niente sembra essere servito l'interessamento dell'ex marito della donna, che ha provato in tutti i modi a convincere la sorella a ritornare sui suoi passi. Una storia in cui si inserisce anche il compagno dell'ex cognata della donna, il quale ha intimato a non disturbare la figlia perché la bambina esprimeva un disagio.
in più l’altra figlia che ha vissuto qualche giorno con la zia ha raccontato che la nonna e la zia avevano provato in tutti i modi a convincerla a non tornare ma senza riuscirci. Una sorta di lavaggio del cervello che ha come vittima una ragazzina e un'intera famiglia.
Questa situazione inoltre ha avuto delle ripercussioni psicologiche sugli altri figli, motivo per il quale è stato necessario farli seguire da un centro specialistico per adolescenti della Regione Calabria.
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