di CARMINE MUSTARI
Uno sguardo sulla Calabria e sulle sue incantevoli foreste dell’entroterra, questo è il viaggio di Antonio Aleo, fotografo catanzarese apprezzato dagli ambienti della fotografia ambientale, tanto apprezzato che trova spazio di recente tra le pagine della prestigiosa rivista internazionale “Asferico” e il giovane paesaggista calabrese ci restituisce delle immagini che forse ai molti sfuggono, poiché manca l’occhio attento, ma anche la sensibilità di cogliere la bellezza nella semplicità della natura, elemento più di tutti riesce a regalarci emozioni, infatti, sono quelle stesse emozioni che Antonio Aleo riesce a restituirci con degli scatti fluidi, ove anche le foreste, immerse nella magia evanescente sembrano appartenere alla più accurata scenografia di un set fantastico, invece è tutto reale, già, tutto un prodotto che abbiamo a pochi chilometri da casa, misconosciuto, poco attenzionato, colpevolmente ignorato! “Un patrimonio forestale unico e prezioso scampato miracolosamente a tagli e speculazioni. – questo si legge in un passaggio della prestigiosa rivista Asferico - In una Calabria poco conosciuta, dove il mare appare presenza lontana e quasi estranea.” Antonio di se stesso dice: “Sono un fotografo calabrese amante dei boschi, dei fiumi e delle praterie montane, luoghi nei quali la pace prende il sopravvento, trasportandomi in realtà differenti e lontane dai pensieri e dal caos quotidiano delle città. Più il luogo è selvaggio e più ne sono attratto, più gli alberi sono antichi e monumentali e più ne sono affascinato. Adoro esplorare i luoghi nella totale solitudine, armato di fotocamera e immaginazione, accompagnato dai suoni ovattati del bosco con cui gli alberi sembrano voler comunicare con me. L’entroterra della Calabria, anche in tempi recenti, è riuscito a mantenere buona parte dei suoi tratti naturali arricchendo di fascino e mistero il suo territorio. Ho deciso così di intraprendere un percorso fotografico alla scoperta dei luoghi della mia terra, con la quale mi sento in armonia, per esprimere, attraverso le immagini, i miei sentimenti. Negli ultimi sette anni ho trascorso molto tempo tra le foreste dell’Appennino calabro, soprattutto sull’altipiano del Parco Nazionale della Sila, luogo che frequento sin da quando ero bambino. Sono affascinato dalle grandi estensioni boschive presenti nella mia regione, che risultano ancora più preziose in un’epoca soffocata da un’irrefrenabile urbanizzazione.
La morfologia ostile del territorio ha in parte impedito uno sviluppo urbanistico e industriale, preservando in maniera indiretta l’identità naturale dell’entroterra. Spesso si è portati a pensare che la Calabria sia una regione esclusivamente balneare, ma in realtà quasi tutto il suo territorio è costituito da montagne e colline. Gran parte delle foreste sempreverdi è costituita dal pino laricio (Pinus nigra subsp. laricio), noto anche come pino silano, contraddistinto da alcune caratteristiche morfologiche diverse rispetto alla specie-tipo. Il Parco Nazionale della Sila occupa la percentuale più estesa con circa 40.000 ettari di bosco, un tempo fondamentali per l’economia montana; infatti i tronchi vennero utilizzati per abbellire palazzi nobiliari di tutto il mondo, per creare armamenti bellici e ricavare la pece bruta per ottenere sostanze aromatiche utilizzate nella cosmesi.
Osservando i boschi di pino laricio in Sila, Serre e Aspromonte si ha una piacevole sensazione di benessere, si alleggeriscono i pensieri, il tempo si ferma e si desidera esplorarli all’infinito. Nelle giornate uggiose, questi boschi assumono un aspetto cupo e tetro che ricorda i paesaggi descritti nelle storie di Stephen King e David Lynch. Personalmente però credo che il periodo più suggestivo per osservarli sia durante le abbondanti nevicate invernali, quando il paesaggio diventa monocromatico e trasforma le foreste calabresi in scorci astratti di paesaggi scandinavi. “
Antonio Aleo non solo è un attento osservatore del paesaggio, ma è anche un attento ambientalista che analizza alcuni fenomeni criminali che attentano alla natura e a riguardo dichiara: “Gli incendi, sopratutto negli ultimi anni, hanno letteralmente polverizzato migliaia e migliaia di ettari di boschi di pino laricio. Nell’anno 2021 in Calabria c’è stato un aumento del 200% degli incendi rispetto all’anno precedente, con decine di migliaia di ettari di foresta annientati tra il centro e il sud della regione. Ad aver subito danni irreparabili è stato il Parco Nazionale dell’Aspromonte con i suoi alberi secolari carbonizzati per mano di menti criminali. Acatti, il più vetusto bosco d’Italia con i suoi numerosi centenari e millenari pini larici e querce, non esiste più, ne rimane solo un cumulo di cenere.” A chiosa di questo pezzo Antonio ci narra di un’ultima perla dei boschi silani: “Nel Parco Nazionale della Sila esiste un bosco più unico che raro, un vero scrigno selvaggio di biodiversità che in pochi conoscono, nel quale decine e decine di querce e aceri secolari di imponenti dimensioni convivono su pendii scoscesi: il bosco Caritello Viperaro. Questo luogo, soprannominato Foresta eterna, è probabilmente uno dei pochi e ultimi boschi vetusti rimasti nel sud Italia con piante ultra centenarie in ottime condizioni che raggiungono i 5-6 metri di circonferenza e i 30 metri di altezza. Querce e aceri comunicano tra loro attraverso le forme contorte dei rami e dei tronchi levigati dal tempo; in inverno si intravede l’anima, in primavera la vita. Di questo bosco vetusto colpisce l’abbondanza di necromassa fondamenta - le per l’ecosistema boschivo, in parti - colare è l’habitat ideale per rare specie di coleotteri, quali Cucujus cinnaberinus e Rosalia alpina. Foresta eterna come la sua bellezza.”
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