I carabinieri forestali sequestrano armi e richiami elettroacustici vietati, otto denunce nel Reggino

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  17 novembre 2020 11:59

Giro di vite nell’attività di repressione e contrasto al bracconaggio, predisposta dal Gruppo carabinieri forestale di Reggio Calabria.

In particolare sono stati intensificati i controlli nella fascia ionica reggina, dove è  “tradizionale” il reato della caccia operata con l’ausilio dei richiami elettroacustici per l’avifauna, metodo espressamente vietato per legge.

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Nell’ultima decade di ottobre, i militari delle stazioni carabinieri forestale di Melito di Porto Salvo e di Brancaleone, quest’ultima coadiuvata da militari del nucleo C.i.t.e.s.   hanno denunciato all’autorità giudiziaria  8 persone, colte in flagranza di reato.

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Svariati sono gli illeciti contestati, che vanno dall’utilizzo di disposo dei richiami elettroacustici, all’esercizio della caccia nei periodi vietati e all’abbattimento di specie protette. Nel territorio del comune di Bova Marina, in località Lardicà sono stati deferiti  B.A. classe 1959 e L.S., classe 1976, entrambe residenti a Condofuri  sorpresi ad utilizzare i richiami acustici vietati. inevitabile il deferimento all’autorità giudiziaria ed il sequestro di due fucili da caccia con relativo munizionamento e di 4 richiami elettroacustici vietati, oltre a numerosi esemplari di avifauna protetta già uccisa.

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A Melito di Porto Salvo in località Musa-torre tre soggetti,  E.G. classe 1971, B.F.. classe 1964, entrambi residenti a Melito e C.F. classe 1973, residente a Reggio Calabria, sono stati denunciati per uso illegale di richiamo elettroacustico vietato. Anche in questo caso, oltre al sequestro di  3 fucili con relativo munizionamento, e di  2 dispositivi elettroacustici vietati, è scattato il deferimento all’autorità giudiziaria.

Infine a Montebello jonico, in località Ficarella, è stato sorpreso M.E.F.. classe 1981, denunciato a piede libero per aver abbattuto un esemplare di avifauna protetta; sequestrato un fucile da caccia e numerose cartucce.

A Caraffa del Bianco, in località Badia del Rizzo, e a Sant’Agata del Bianco in località Ripe, invece, sono stati colti sul fatto rispettivamente M.E., classe 1961 residente ad ardore e G.A., di  47 anni, residente a Rosarno, entrambi sorpresi ad esercitare la caccia utilizzando i mezzi di richiamo vietati; inevitabile il deferimento all’autorità giudiziaria ed il sequestro dei mezzi di caccia (fucili, munizioni e dispositivi elettroacustici).

Le  modalità di caccia con i richiami acustici sono sempre le stesse; il dispositivo riproduce il verso delle possibili prede che, così attirate, vengono facilmente abbattute dal cacciatore appostato nei pressi. ma stavolta ai trasgressori è andata male in quanto ad essere attirati sono stati i militari che hanno proceduto secondo normativa.

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