di MASSIMILIANO LEPERA
Quanti sono oggigiorno i modi di dire che, volenti o nolenti, ci troviamo a leggere, esporre o ascoltare? O ancora le metafore e le antonomasie di stampo mitologico e classicista? Ad esempio, oltre ai vari motti che, più o meno consapevolmente, sono già stati citati ed esplicitati nel corso dei vari capitoli (fare da Cicerone, essere Mecenate della cultura, sembrare un Atlante geografico, ripercorrere le Olimpiadi, vivere un amore Platonico, fare una Maratona), cosa dire del “supplizio di Tantalo”? Si usa quando si vuole indicare lo stato d’animo di qualcuno che desidera moltissimo qualcosa, ma non la può avere. Tantalo appartiene, come tantissimi altri, alla mitologia greca: era il re di Sipilo, figlio di Zeus e per questo invitato alla mensa degli dei. Un giorno ne approfittò e rubò il nettare e l’ambrosia, fonti dell’immortalità, causando l’ira e la punizione degli dei, i quali lo incatenarono ad un albero di frutta vicino a una fonte d’acqua fresca. Appena lo sfortunato si avvicinava ai frutti e all’acqua, questi si ritraevano impedendogli per sempre di mangiare e bere.
E se qualcuno “è un Adone”? È un uso antonomastico del nome di Adone che, per la sua straordinaria bellezza, fu oggetto di contesa tra Afrodite e Persefone; dopo aver preferito la prima, fu ucciso da un cinghiale suscitatogli contro dal geloso Ares. Senza dimenticare l’aggettivo “narcisista”, oggi spesso usato per indicare una persona egoista, vanesia e presuntuosa. Questo proviene dal mito greco di Narciso, il quale, insensibile all’amore, non ricambiò la travolgente passione di Eco, per cui fu punito dalla dea Nemesi che lo fece innamorare della propria immagine riflessa in una fonte. Il giovane pertanto morì consumato da questa vana passione, trasformandosi nel fiore omonimo. Molto usato anche “il tallone d’Achille”. Tale espressione intende indicare il punto debole nascosto di una persona, di una macchina o di un sistema. La vicenda non compare nel mito greco, ma è successiva e si trova unicamente in un poema incompleto, l’Achilleide di Stazio (I secolo d.C.), secondo cui l’eroe sarebbe stato immerso, bambino, dalla madre Teti nelle acque del fiume Stige, così che divenisse invulnerabile. Per immergere Achille, la madre dovette tenerlo per il tallone, che rimase così l’unica parte vulnerabile. Secondo la versione del mito riportata nell’Eneide di Virgilio, infatti, durante la guerra di Troia, Paride, venuto a conoscenza del punto debole dell’eroe, lo uccise colpendolo con una freccia al tallone, unica parte scoperta dall’armatura di Achille. Restando nel mondo omerico, a volte si “vive una vera e propria Odissea”: una lunga serie di peripezie, casi avventurosi e disgrazie, o anche una vita travagliata. Ciò fa riferimento infatti al lungo e travagliato ritorno di Odisseo da Troia alla patria Itaca (dieci anni) e la faticosa riconquista del trono, usurpato dai pretendenti del regno e della moglie Penelope (i Proci).
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