“Un’emorragia produttiva, umana ed intellettuale che sembra non avere fine. È quanto emerge dal rapporto di Confcommercio riguardo all’emigrazione di oltre un milione e mezzo di giovani che nell’ultimo ventennio hanno lasciato il Sud per andare in cerca di lavoro. Trattasi del consolidamento di un trend che vede incrementare la storica spaccatura della nazione tra il nord ed il sud. Spaccatura che non solo ha le sue inevitabili ricadute in termini di prodotto interno lordo ma che fotografa un meridione vissuto e percepito dai sui stessi cittadini, in primis i più giovani, come un freno, un peso, un ostacolo alla loro legittima necessità di affermarsi nel mondo delle professioni e del lavoro”. Lo dice in una nota Pierpaolo Pisano, Responsabile Dipartimento Regionale Lavoro Fratelli d’Italia.
“I dati macroeconomici sono certamente importanti nell’evidenziare le differenze tra il settentrione ed il mezzogiorno basti pensare al fatto che il Pil pro capite al sud si attesta, in termini percentuali, alla metà di quello del nord. Tuttavia, come spesso avviene, il tema riveste anche un problema dalle ricadute sociali nel lungo periodo per i territori che subiscono questo svuotamento demografico. Si può essere più o meno d’accordo relativamente al fatto che in tempo di mobilità globale i giovani abbiano, oltre alla necessità, la voglia di “scoprire” ciò che il mondo ha da offrirgli diversamente dal fatto che, troppo spesso, è stato trasmesso un messaggio di natura culturale teso a spacciare una inevitabile esigenza, dettata dall’emergenza di una necessità chiamata lavoro, come voglia di fare esperienza” , scrive Pisano.
“Troppo spesso anche a livello mediatico una certa cultura ha fatto passare forzatamente il messaggio che tali fenomeni migratori fossero “normali”. Invece no.
Non è normale che tanti giovani vengano sradicati dal proprio contesto territoriale. Non è normale che la scelta sia una sola poiché di scelta non si tratta ma di un frustrante obbligo.
Certo, ci sono anche esempi di tanti giovani che hanno con coraggio ed intraprendenza creato iniziative economiche che rappresentano delle eccellenze ma anche per quest’ultimi diventa più difficile operare in un contesto che sulla lunga distanza rischia di depauperare i loro sforzi. Per queste ragioni occorre che la politica, soprattutto nel pieno di questa campagna elettorale regionale, metta al centro del dibattito non le aspirazioni dei singoli candidati ma le istanze e le aspettative dei calabresi.
Su tutte sviluppo dei territori e lavoro senza i quali non cambieranno le rilevazioni economiche e soprattutto non verranno rimossi quei freni e quegli ostacoli che oggi non solo non fermano l’emorragia migratoria giovanile della nostra regione ma non consentono di creare le condizioni per favorire quella scelta del “ritorno” che oggi non rientra nelle considerazioni di quelle forze, quelle energie che hanno lasciato la loro terra.
I fondi del PNRR saranno importanti e centrali in tutto questo. Ma le risorse economiche serviranno a poco se non saranno indirizzate a sostenere idee e progetti di reale sviluppo che attivino un percorso di crescita e riscatto. Percorsi volti a creare lavoro in tutti gli ambiti strategici della regione in modo stabile e virtuoso. Moderno ma rispettoso delle Identità del territorio e delle sue vocazioni. Progettualità che sappiano attrarre il mondo ma soprattutto i tanti Ulisse che vorrebbero ritrovare o non lasciare la loro Itaca”, conclude Pisano.
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