"In un momento di grave crisi socio-sanitaria che attanaglia l’intero Paese non può che destare amarezza e sofferenza che in una Regione come la Calabria qualcuno abbia deciso, senza motivazione, di condannare al precariato e alla instabilità infinita i dipendenti in forza all’Agenzia Ambientale Regionale, lavoratori che attendono da cinque anni, un’equa e giusta assunzione definitiva".
I lavoratori precari dell'Arpacal, denunciano la loro situazione. "Tanto accade, e ciò è inaudito, proprio nell'ultima regione dell’Italia, dove pur avendo le disponibilità finanziaria per erogare somme stipendiali necessarie, al contrario, si continua a disattendere colpevolmente persino le indicazioni dell’Onu che ha dedicato il decennio 2021-2030 alla ‘Scienza degli oceani per uno sviluppo sostenibile’.".
"In poche parole - sostengono - nonostante siamo la Regione dei due Mari e dello Stretto tutto ciò sarebbe non solo incomprensibile, grave e ingiustificabile, ma una simile e ostinata avversione sarebbe un segnale punitivo e astioso non solo verso tanti tecnici esperti formati e preparati che rappresentano un ‘un bene comune’ per la comunità regionale, ma verso l’insieme del capitale umano di cui è ricca questa Regione, che si vedrebbe dagli attuali amministratori vergognosamente disprezzato e negato nei suoi diritti".
"Non può che destare preoccupazione e vivo allarme sociale - dicono - il fatto sbalorditivo che, dopo quasi 5 anni di servizio il personale esperto del Centro Regionale di Strategia Marina, in capo all’Agenzia per la Protezione Ambientale della Regione Calabria, selezionato e reclutato con Concorso pubblico, venga mandato a casa e messo alla porta, già dal prossimo 31 dicembre 2020 perché, seppur sono state avviate le procedure di stabilizzazione, come decreta il D.lgs 75/2017, cosiddetta Legge Madia sul precariato, la Giunta Regionale non ha autorizzato le assunzioni a tempo indeterminato in base alla L.R. 43/2016.
"Quale altra mossa, prioritaria, i calabresi devono attendersi - chiedono - dalla Regione Calabria, con la sua ampia e forse unica in tutta Europa estensione costiera, se non quella di mettere proprio il nostro Mare al centro di un tanto atteso Recovery Plan Regionale, sfruttando questa grande occasione per lanciare un New Blue Deal Calabrese?".
"Per questo è bene chiarire - sottolineano - che il Centro Regionale di Strategia Marina dell’Agenzia per la Protezione Ambientale ArpaCal è un fiore all’occhiello della regione e del Ministero dell’Ambiente che ha, in questi anni, svolto un lavoro e un’attività encomiabile di sofisticata precisione in tema di monitoraggio e protezione del Mare della Calabria, a tutela della biodiversità marina, con uno studio attento e vigilante della fauna ittica, le specie invasive e dannose per gli ecosistemi, gli habitat prioritari, le varietà potenzialmente tossiche per la salute e quelle dannose per l’economia della pesca, effettuando, con i propri biologi marini, chimici ed esperti economisti, l’analisi delle acque, dei sedimenti, monitorando i rifiuti galleggianti, le microplastiche in mare, i rifiuti spiaggiati etc.".
"Grave sarebbe assumersi la responsabilità di far chiudere Il Centro Regionale di Strategia Marina dell’Arpa Calabria, con la non giustificabile scelta di non voler stabilizzare i dipendenti a causa di una diatriba burocratica all’interno dei Dipartimenti della Regione Calabria, così che non sarà più possibile fornire quel rilevante contributo nel monitoraggio dei parametri ambientali marini utili ad accertare lo stato di salute del mare calabrese, come prevedono le norme europee per la protezione dei nostri mari con la Direttiva 2008/56/CE, recepita dall’Italia con il D.Lgs. 13 ottobre 2010, n° 190, cosiddetta “Marine Strategy”. A cosa altro - domandano - se non anche a questo, dovrebbero servire i fondi previsti per la transizione ecologica nell’imminente piano dell’Unione Europea, di cui tanto si parla in queste ore, Next Generation EU?".
"Dal 31 dicembre prossimo, senza la stabilizzazione dei lavoratori del Centro Regionale di Strategia Marina dell’Arpa Calabria, non sarà più possibile controllare e monitorare e non si potrà pervenire i dati scientifici sul Mare della Calabria, utili per mettere in atto le successive azioni di ripristino del buono stato di salute dell’ecosistema marino. Pertanto - aggiungono - l’opinione pubblica calabrese, deve sapere che Il programma di monitoraggio per il controllo degli ambienti marino-costieri italiani del Ministero dell'Ambiente in Calabria potrebbe essere bloccato a causa dell’insensibilità politico amministrativa della Giunta Regionale che non ha saputo mettere a regime la “stabilizzazione” dei lavoratori ArpaCal, nonostante l’Agenzia abbia stanziato le somme, approvato il fabbisogno del personale, approvato il Bilancio e il Rendiconto finanziario, ricevuti i “pareri” e pubblicato i bandi di reclutamento".
"In una Regione come la Calabria, dove c’è un esasperato bisogno di lavoro, con una congiuntura economica mondiale difficile, si lascia vincere il cavillo sul diritto al lavoro e la Giunta Regionale lascia che prevalga l’inerzia sulla volontà di proseguire l’impegno di questi professionisti nel settore dell’ambiente - concludono - ormai formati da anni e selezionati per concorso pubblico".
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