I produttori catanzaresi della nocciola dicono no alla Ferrero e puntano sulla trasformazione in proprio

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images I produttori catanzaresi della nocciola dicono no alla Ferrero e puntano sulla trasformazione in proprio

"Il nostro obiettivo - sottolinea Giuseppe Rotiroti, presidente del Consorzio per la valorizzazione e tutela della nocciola di Calabria - è  lavorare le nocciole in Calabria per creare posti di lavoro"

  30 marzo 2022 19:59

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Nel comprensorio si dedicano alla coricoltura 40 persone che realizzano il 90% della produzione calabrese. Ma negli anni 70-80 si produceva molto di più: 16.000 quintali di nocciole l'anno. Adesso si lavora al fine di incrementare l'attività per portarla almeno ai livelli del passato. L'attività coricola, in quest'area, vanta una lunga tradizione: la coltivazione delle nocciole risale al 1700.

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Ma perché i produttori hanno detto no a un gigante come la Ferrero, che aveva proposto loro un contratto per l'acquisto del prodotto? "Il nostro - dice all'AGI Giuseppe Rotiroti, presidente del Consorzio per la valorizzazione e tutela della nocciola di Calabria - è un prodotto di nicchia. Ferrero acquista prevalentemente nocciole provenienti dalla Turchia, circa il 70% di quelle che utilizza. Noi non vogliamo mettere la Tonda calabrese nella massa. Vogliamo, invece,  valorizzarne l'identità e vogliamo che i consumatori vengano qui per comprare il prodotto. Il nostro obiettivo - sottolinea - è  lavorare le nocciole in Calabria per creare posti di lavoro. Per ora, riforniamo piccoli artigiani, in particolare laboratori di pasticceria e gelateria. Ferrero ci aveva proposto contratti ventennali per comprare le nostre nocciole con contratti a prezzi di mercato".

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La trasformazione sul posto della nocciola costituirà l'ulteriore passaggio di un processo virtuoso per la Tonda calabrese avviato con la costituzione, nel 2008, del Consorzio di Valorizzazione e Tutela Nocciola di Calabria e proseguito con l’accelerazione impressa, in tempi più recenti dall'Ats (Associazione dei produttori Tonda di Calabria bio). Il progetto c'è già. L'impianto di trasformazione costerà 500.000 euro che impegnerà almeno 10 operai. I fondi necessari verrano dal Psr.

"Ancora - spiega il presidente del consorzio - non abbiamo la possibilità di chiudere la filiera con la trasformazione. Mandavano le nocciole nel Centro-Nord e ci rimandano il semilavorato. Tutto questo vogliamo farlo qui, fra Cardinale e Torre Ruggiero". La realizzazione dello stabilimento consentirebbe di rafforzare la filiera già esistente e di potenziarla, aumentando il valore del prodotto abbassando i costi di produzione per affacciarsi a nuovi mercati. "Si avrebbero ricadute positive - dice Rotiroti - sul profilo occupazionale e sarebbe consolidata la sinergia tra le imprese del territorio"

Tra Cardinale e Torre di Ruggiero si punta, dunque, all'ultimo tassello della filiera con la trasformazione delle nocciole in semilavorato, cioè granella, farina, nocciola tostata e pasta di nocciola. «Diversi imprenditori e operatori del settore dolciario – aggiunge Rotiroti – hanno manifestato interesse per la trasformazione della nocciola in loco e i produttori sono fortemente motivati a procedere in questa direzione".

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