Riceviamo e pubblichiamo
"C’è un atteggiamento che ormai caratterizza la città di Catanzaro e che negli ultimi tempi, ne sta decretando una caduta di immagine e di fiducia da parte dei cittadini, un metodo di ambiguità politica e di contrapposizione diversa e subdola, per questo pericolosa.
E’ il silenzio assordante che ha assunto il sindaco Abramo rispetto ad una serie di situazioni, sia di gestione amministrativa, sia di indirizzo che di fatto decretano la fine di un’esperienza, quella che rischia di chiudersi dopo oltre un ventennio, in un deserto di rapporti umani prima e, politici dopo.
Questo è il vero errore del sindaco Abramo. Aver contribuito al consolidamento di una monarchia politicamente autocratica dentro le mura della città, che l’ha isolato da quanti essendo liberi e pensanti negli anni lo hanno sostenuto, tanto da essere definiti “abramiani di ferro” ed oggi, per scelte di altri – avallate da Abramo – si è tentato di farli diventare esuli, solo perché avrebbero disturbato nella distribuzione illogica delle carte da gioco, al tavolo dei cosiddetti notabili politici, inclusi gli ultimi sbarcati sulla riva di Forza Italia, difensori di interessi specifici e particolari non sempre solo di interesse generale!
Ma, se il silenzio di Abramo è diventato elemento di disordine per la città di Catanzaro, nel pentagramma della politica cittadina, siamo costretti a registrare singole stonature che con le loro note dialettiche, non solo offendono i catanzaresi, quanto suggeriscono una serie di domande che annunciano un orizzonte ancora più cupo, di quello che oggettivamente vive l’intera città.
Questi solisti della “stecca”, possibili capitani coraggiosi (?), appartengono a Forza Italia inclusi i suoi satelliti cittadini. Sono gli stessi che qualche giorno addietro dissero: che la situazione al comune di Catanzaro era sfuggita; che Abramo non era più bravo, buono e bello; sono quelli che ebbero a criticare anche il loro operato di giunta; sono ancora gli stessi – Cardamone, Migliaccio, Sculco e Concolino – che oggi, inverosimilmente si sono consegnati anche loro al silenzio, senza dare una spiegazione politicamente plausibile di una simile inversione di marcia.
Lo domandiamo allora noi, quello che gli altri, per strategia di poltrone non hanno ricevuto l’ordine di dire: “quale è il vero patto segreto di non belligeranza fra Abramo e Forza Italia & Co? E’ forse una normale spartizione politica e di potere a decretare questa tregua armata nel comune capoluogo?”
Ormai è di dominio pubblico che le prossime elezioni regionali sono lo spartiacque nel comune di Catanzaro, dove altri, freschi immigrati – meno importanti elettoralmente – cercano di marcare un territorio e di consolidare nell’ambito politico un loro interesse, tanto da garantire il palcoscenico ad un altro possibile (?) capitano, che si scopre coraggioso e che, al netto delle sue incompiute, si permette di offendere l’intero Consiglio Comunale in una sindrome di accoglienza del nulla come la Sea Watch.
Entra in scena l’assessore Cavallaro, che con la sua leggiadria politicamente elefantiaca, nella sua ultima conferenza stampa, ci ha fatto scoprire – bontà sua – che quanti siedono in Consiglio Comunale, su delega dei cittadini, sono tutti imbecilli!
Imbecilli perché eletti dal popolo? Imbecilli perché non si prestano al gioco delle lobbie? Imbecilli perché rivendicano il rispetto di interessi generali? Imbecilli perché credono che un diritto acquisito dei cittadini ad avere dei servizi, non sia una regale concessione? Imbecilli perché restituiscono rispetto all’uso del denaro pubblico, sempre dei cittadini? Imbecilli perché chiedono una trasparenza sparita nel tempo? Imbecilli perché poco avvezzi a battere le mani alla prima targhetta che si vuole chiamare premio? Allora si. Siamo tutti imbecilli! Siamo una città di imbecilli per detta di Cavallaro, mentre il sindaco Abramo tace consentendo questo inutile ed offensivo ludibrio.
Siamo imbecilli nella misura in cui rispettiamo una storia anche politica, che negli anni ha visto a Catanzaro l’esperienza del decentramento cittadino che è stato palestra e fucina di tanti amministratori. Quello che l’assessore Cavallaro semplifica in termini certamente offensivi, nella sua ignoranza politica che lo porta a calcare il piedistallo del nulla, certificato dallo stato di degrado della città e che, nella sua semplificazione chiede nuove tasse, perché il popolo è bue nel concetto della sua appartenenza.
Dimentica certamente Cavallaro ed il sindaco Abramo, con il suo silenzio colpevole, che nel programma di governo della città c’era un punto programmatico che voleva restituire dignità, in forme da elaborare e che ripensava ai consigli di quartiere, la formula originaria del decentramento amministrativo.
Dimentica, inoltre, Cavallaro che prima del suo avvento nefasto per Catanzaro – una delle sette piaghe d’Egitto – la città aveva un suo decoro. Era degnamente pulita e non era stato valutato, ne proposto un aumento della tassazione, forse perché c’era un controllo delle ditte esterne e forse perché il cointeresse si fermava nel solco della trasparenza(?)
Non vogliamo ritornare sulla nostra posizione, dimettere subito Cavallaro, anche se restiamo sempre fermi sul punto. Questo non è un discorso sul piano personale, ma resta un’oggettiva valutazione dei risultati, che sono sotto gli occhi di tutti.
Ci resta un ultimo dubbio, che forse anche il sindaco Abramo è diventato anche lui imbecille? Seguendo quel metro che oggi alimenta il chiacchiericcio nel perimetro della politica del vicolo, ma che non ci spiega cosa ancora tiene uniti Forza Italia ad Abramo? Per come non ci spiega fino a quando questo matrimonio, da separati in casa è intriso del solo interesse politico sul piano personale?
Alfredo Serrao, presidente Associazione I QUARTIERI
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