di TERESA ALOI
Hanno alzato le saracinesche abbassate da un mese e mezzo per i decreti anti Covid. Hanno acceso le luci per illuminare strade e vicoli di quella speranza che pare restare ancora tale. E poi le hanno chiuse e consegnato, simbolicamente, le chiavi delle loro attività al sindaco Abramo perché le faccia arrivare sui tavoli del Governo.
Una forma di protesta silenziosa. Ognuno nel proprio locale.
Mentre aspettano le risposte che dovrebbero arrivare al termine del tavolo regionale il Comitato libero di ristoratori di Catanzaro, senza alcuna appartenenza politica o sindacale, che conta mille adesione -ci sono anche ristoratori di tutta la Calabria - ha partecipato al flash mob organizzato a livello nazionale.
"La nostra richiesta è chiara. Lo Stato deve fare lo Stato come noi abbiamo fatto i cittadini". Sotto lo slogan “Stato io non apro” chiedono certezze.
“Siamo pronti a scendere in strada - spiega Michele Lopez, uno dei tanti ristoratori che fanno parte del Comitato - per chiedere non una elemosina ma proposte e iniziative certe che possano dare respiro perché quando apriremo i nostri locali ci troveremo solo con debiti accumulati”.
"Aprendo con le condizioni che ci hanno dato - ha aggiunto Michele Lopez- significa mandare a casa 3 lavoratori su 4 licenziandoli e senza che per loro, ad oggi, sia stato previsto alcun paracadute sociale".
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