Tiene ancora banco il caso del Sant'Anna Hospital. Quest'oggi i vertici della clinica catanzarese hanno avuto una conference call con i parlamentari calabresi.
"E' stata la mancanza di interlocuzione istituzionale a portare la clinica alla situazione odierna". Lo ha detto Giovanni Parisi, presidente del Cda di Sant'Anna Hospital, introducendo la conference call tra tra il management della struttura cardiochirurgica catanzarese che rischia la chiusura per il mancato accreditamento e la deputazione calabrese. Il 5 gennaio è in programma una riunione alla Regione con il commissario alla Sanità che coinvolgerà le parti in causa. "Intanto - ha sostenuto il direttore sanitario Antonio Soccorso Capomolla - la chiusura della struttura e l'interruzione di questo pubblico servizio significa l'attesa per 70 pazienti che devono essere sottoposti a bypass vascolare, 111 che devono essere sottoposti a coronarografia con angioplastica, 25 pazienti che sono in attesa di intervento cardiochirurgico, 88 pazienti in attesa di pacemaker-icd-aritmie. In più ci sono 835 pazienti che sono al sesto mese post operatorio che attendono una valutazione e non possono averla e oltre 500 pazienti che attendono il follow-up del terzo mese". Il rischio concreto hanno sottolineato i rappresentanti dell'azienda è quello di un aumento del tasso di mortalità e del tasso di migrazione sanitaria. "Quello che il Sant'Anna fa - ha detto Wanda Ferro di Fratelli d'Italia - si può fare altrove, ma non in tempi ridotti. Ci sono persone in lista d'attesa, ci potrebbero essere delle urgenze a cui non poter rispondere, quindi stiamo scegliendo se salvare o meno loro la vita". I deputati Antonio Viscomi (Pd) e Roberto Occhiuto (FI) hanno proposto di coinvolgere il Governo nazionale per risolvere il problema, consigliando un incontro con il ministro Roberto Speranza. "La chiusura - ha sottolineato Occhiuto - determinerebbe un aumento della mobilità sanitaria che a noi costa oltre 300 milioni all'anno". L'obiettivo di Viscomi, che ha già interloquito con il Ministro della Salute sulla vicenda che coinvolge tra dipendenti diretti e indotto circa 600 lavoratori, "è quello di difendere le professionalità specifiche della clinica, cresciute in quella struttura che le hanno consentito di essere eccellenza e che lavorano al servizio dei cittadini calabresi". A chiudere gli interventi dei parlamentari è stata Dalila Nesci (M5S) che ha rimarcato come "tutte le procedure di accreditamento delle strutture private devono essere riviste e anche se si fa eccellenza non possono essere fatti sconti. Se viene meno la Sant'Anna, però - ha aggiunto la deputata - i numeri conseguenti delle prestazioni non effettuate non possono essere sostenuti dal servizio sanitario pubblico regionale. Il suo venir meno creerebbe un vuoto sanitario".
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