di TERESA ALOI
Se fosse confermata dagli altri gradi di giudizio o se un giudice di un altro Tribunale seguisse l’esempio, la notizia potrebbe costituire un importante precedente perché, di fatto, cambierebbe lo status di migliaia di lavoratori in tutta Italia che esercitano a tutti gli effetti le attività dei magistrati, ma ai quali non è riconosciuto alcun diritto come dipendenti.
La sentenza, che porta la data del 24 gennaio scorso, firmata dal giudice del lavoro di Sassari, Maria Angioini, apre uno spiraglio di speranza a quel piccolo esercito di Vpo (vice procuratori onorari), che nelle procure italiane esercitano le funzioni come sostituti del pubblico ministero, senza alcun riconoscimento da parte dello Stato. Eppure, gran parte dell'attività giudiziaria nelle cause che incidono sulla vita quotidiana delle persone viene svolta proprio da loro.
Di fatto, è stato accolto il ricorso, presentato dal vice procuratore onorario presso la Procura della Repubblica del tribunale di Sassari, Cristiano Idini, accertando e dichiarando la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato di fatto dalla data di immissione nelle sue funzioni.
E così, mantenendo le dovute cautele imposte dalla pendenza del giudizio e in attesa della motivazione della sentenza, c’è da ben sperare.
Nel tribunale di Catanzaro, sono 25 i Vpo che svolgono le loro funzioni: magistrati non togati, della cui attività si avvale il procuratore delle Repubblica, che svolgono, per periodi determinati di tempo, attività di rappresentanza della pubblica accusa nelle pubbliche udienze davanti al Giudice monocratico e al Giudice di Pace.
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