Il bilancio dei Carabinieri di Reggio: dall'inizio dell'anno 286 casi di violenza contro le donne

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Immagine di archivio
  20 novembre 2021 19:18

 

Ricorre, il prossimo giovedì 25 novembre la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, un’iniziativa ormai nota, che intende ribadire il no alla violenza, al silenzio, all’indifferenza e alla rassegnazione. Un messaggio forte e chiaro che richiama l’attenzione al fenomeno, sempre più attuale, della violenza domestica e di genere, a sostegno di quante sono state e continuano ad esserne le vittime: un invito a riflettere, ad avere il coraggio di condannare la violenza, in particolare contro le donne, i bambini, le fasce più vulnerabili.  

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“Sviluppare una cultura e azioni di prevenzione e contrasto” è fondamentale, e per questo servono reti, collaborazione, tra tutti gli attori che possono intervenire, nell’ottica di un forte impegno comune per contrastare una piaga sociale che necessita di sensibilità, consapevolezza e figure professionali sempre più qualificate ed efficienti nella difesa delle vittime di reato.

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Un fenomeno, particolarmente sentito e combattuto dall’Arma che, anche nella provincia reggina, vede i militari impegnati quotidianamente sempre in prima linea nel cercare di contrastare questa tipologia di reati, sempre più sensibili e vicini alle vittime, coordinati dalle rispettive Procure.

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Ventidue arresti, 230 denunce a piede libero, 34 le altre misure cautelari adottate tra divieti di avvicinamento, divieto o obbligo di dimora, per un totale di 286 casi affrontati. Questo il triste bilancio tracciato da gennaio 2021 ad oggi, dal Comando Provinciale di Reggio Calabria.

Risale proprio al 20 novembre scorso, l’ultimo caso, accaduto nell’area jonica, dove i carabinieri, su disposizione della Procura di Locri, hanno dato esecuzione al fermo di indiziato di delitto nei confronti di un 40enne, per il reato di violenza sessuale aggravata.

Nello specifico, il provvedimento, si è reso necessario a causa del concreto pericolo di fuga dell’indagato, e  giunge a seguito delle condotte (avance e comportamenti vessatori) poste in essere dal fermato nei confronti di una minorenne, in condizioni di inferiorità fisica e psichica, che i militari operanti sono riusciti a ricostruire e documentare nel corso delle indagini, avviate nell’ agosto scorso, grazie a servizi di osservazione, analisi dei social network e delle applicazioni di messaggistica, supportate da attività di intercettazione.

Le risultanze investigative, a seguito anche dell’audizione protetta della vittima, da parte del pubblico ministero e da esperti in psicologia, hanno infine confermato i gravi elementi di colpevolezza a carico dell’indagato.

Ultima vicenda questa, in linea temporale, che testimonia come la casistica dei casi riscontrati rivela dinamiche connotate da particolare complessità; e quanto risulti sempre di fondamentale importanza un tempestivo intervento così da poter volgere a una rapida risoluzione delle violenze di tale specie, grazie alla sempre più crescente fiducia riposta nell’Arma dei Carabinieri da parte delle vittime.

In questo senso l’attività di contrasto necessita sempre di una massima attenzione da parte di tutti gli operatori nel settore, soprattutto nell’ottica della difesa delle categorie protette con particolare riguardo alla presenza di minori e/o stati di gravidanza che richiedono necessariamente un innalzamento del livello massimo di attenzione.

Appare in tal senso indispensabile sensibilizzare i cittadini e la comunità nel suo insieme nel fornire dettagli o segnali di allarme che maggiormente si evidenziano, utili alle Forze dell’Ordine per un tempestivo intervento risolutivo della vicenda, evitando che tale fattispecie di reato possa essere portato ad ulteriore conseguenza di gran lunga più gravi e pericolose per l’incolumità della persona con particolare riguardo anche alla presenza di minori.

Una Rete Supporto Anti Violenza, composta da militari sempre più specializzati che si rendono prontamente reperibili in caso di necessità e seguono la vittima attuando tutte le procedure operative richieste, a partire dalla stesura della denuncia e per finire, ove si rendesse necessario, con la collocazione nei centri anti-violenza, strutture rese idonee al fine di comprendere la drammaticità delle fattispecie di reato, e soprattutto di poter metabolizzare gli eventi grazie al supporto di psicologi o vittime ormai fuori dal contesto di violenza di genere subita.

In tale ottica, è stata inaugurata in ultimo, presso la Compagnia Carabinieri di Palmi, con la collaborazione di Soroptimist Italia, “Una stanza tutta per sè”, nel dicembre 2020, invece, presso il Comando Provinciale di Reggio Calabria, mentre un’altra era stata istituita, ricordiamo, già nel 2017 all’interno del Comando Gruppo Carabinieri Locri. Si tratta dell’allestimento di aree protette dedicate all’audizione delle donne che denunciano violenze presso le caserme dei carabinieri e alla verbalizzazione della denuncia. L’intento è proprio quello di incentivare le fasce deboli a denunciare, in un luogo sicuro, protetto, dove le vittime di violenza possono dare sfogo alle proprie paure, e avere uno spazio fisico e mentale di autonomia, immaginazione e protezione”.

Non dimentichiamo però, che allo stesso modo, ogni Stazione dell’Arma, rimane la prima ancora di salvezza, approdo sicuro ove poter trovare carabinieri, sempre disponibili e pronti ad accogliere chiunque abbia bisogno d’aiuto, nell’avere un primo ascolto della vittima e nell’instaurare un approccio comunicativo, al fine di creare quell’empatia emotiva necessaria per far esternare e precisare alla persona offesa di un grave delitto circostanze e dettagli sempre dolorosi da ricordare.

 

Le vittime si sentono spesso sole, isolate, schiacciate dal peso di una sofferenza mai espressa. L’obiettivo rimane, dunque, quello di invertire questa tendenza, sostenere la donna nel delicato momento della denuncia delle violenze subite e nel percorso verso il rispetto e la dignità della sua persona, accompagnando con la coordinazione dell’Autorità Giudiziaria e la collaborazione dei centri antiviolenza, le vittime in un percorso “guidato” di tutela.

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