di GIANPIERO TAVERNITI
Un viaggio in una terra ricca, con antiche tradizioni che si mantengono e spingono tanti visitatori a conoscerla, di sicuro ancora questa terra non e' pronta per ricevere al top , la grande massa di turisti , per svariate ragioni, logistiche di collegamenti e per infrastrutture che ancora non consentono un importante ricettività.
Una terra che attrae non solo per le sue quasi 700 km di coste , per i suoi parchi naturalistici regionali e nazionali, per i suoi laghi e per le sue ricchezze paesaggistiche e naturalistiche, ma che attira anche per gli innumerevoli borghi sia fantasma che abitati che rimangono legati come in una sorta di macchina del tempo che li pone a vivere e ad essere fruiti dal visitatore.
Le cosiddette aree interne, l'entroterra di un tempo ci regala , tantissimi borghi curiosi, graziosi e interessanti, ma in questo viaggio ci soffermiamo su Davoli , un borgo nell'entroterra soveratese , nella vicinissima pluridecorata bandiera blu di Soverato. Un borgo grazioso, tenuto discretamente , ma curato e ben pulito, la conservazione degli edifici in maggioranza e' buona, ci sono solo pochissime abitazione disabitate in condizioni di criticità, ma in questo borgo sembrano essere la cornice certa ed esclusiva del passare del tempo e dell'abbandono dovuto all'emigrazione verso il nord del paese, verso la Svizzera e il Lussemburgo.
Un giro notturno nel borgo, visibili bellissimi portali in pietra che onoravano l'ingresso di vecchie abitazioni nobili e non, delle chiese ben curate dove ogni anni si santificano i santi patroni e dove nel periodo della Pasqua viene compiuta la Naca, il passaggio della bara di nostro Signore accompagnato da tantissimi abeti con torce di candele che i fedeli spostano al seguito in una processione suggestiva che di sicuro merita di non essere persa.
Continuando a passeggiare , in una serata fredda d'inverno ci accingiamo a leggere un cartello , quello riferito ad una piccola e graziosa trattoria , piccolissima , forse potrà contenere al massimo venti persone. Un ingresso identitario e distintivo di civiltà contadina, dove questo borgo un tempo respirava e "coltivava", luogo che cerca di rivivere di rialzarsi dallo spopolamento, ma che allo stesso tempo dona un servizio alla comunità e alla gente che visita questo interessante borgo catanzarese.
Entrare e chiedere la disponibilità di un tavolo , e' stata la nostra primaria azione , fortuna di averlo trovato vicino alla stufa a legna accesa, stessa stufa a legna della nostra nonna, dove si scaldava l'acqua , dove si cucinava, stessa stufa che garantiva unica fonte primaria per scaldarsi nel passato ,unitamente al mitico braciere che abbiamo trovato in un altra piccola sala della trattoria tipica calabrese, che soprannomina e cita un aperitivo , ma di fatto ci ha deliziato di pietanze tipiche e identitarie e ci ha scaldato della grande ospitalità delle signore che la gestivano , con grande umiltà , semplicità e cortesia, tutti quegli ingredienti che il cambio dei tempi , delle ristorazioni globalizzate e uniformate a volte fanno scomparire, ma che averle riassaporate in questo borgo gustando degli ottimi salumi di Calabria.
Assaporando le classiche zeppole con le alici, con vicine melanzane ripiene , polpette in bianco e un gustosissimo piatto di baccalà in umido, ci pone in una posizione di privilegiati arricchiti da quel viaggio nel tempo che ti mostra l'importanza di non perdere mai le proprie origini, cercando di rispolverarle conservando e tramandando e vivendo i nostri bellissimi borghi , attraverso la cucina povera e umile di un tempo, ma ricca di sapori , gusti e bagnata da quel vino prodotto con sudore nelle nostre vigne, che alza sempre il "grado" della dignità di un popolo che tramanda una ricca civiltà contadina.
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