Il calabrese Bevacqua è l’uomo dei record sull’Himalaya

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Luigi Bevacqua sull'Himalaya
  14 agosto 2019 08:35

di GIOVANNI MERLO

Ha tre record mondiali sulle spalle per le sue scalate in mountain bike sui passi dell’Himalaya. È più conosciuto a livello internazionale che in Calabria. Luigi Bevacqua, 57 anni, di Tiriolo, è uno dei più famosi sportivi italiani cosiddetti “no limits”, ma conserva una semplicità disarmante. Per allenarsi, percorre ogni settimana più di 300 km in giro per la regione, tutti in salita. Il suo amore per la natura lo ha portato a scalare il monte di Tiriolo già a sette anni. “Mi piacevano gli uccelli rapaci – racconta – e fin da bambino ero attratto dalle vette in cui nidificavano i falchi. Qualche volta invece di andare a scuola andavamo su per i monti a fare esplorazioni. È iniziato tutto così”.

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A 18 anni la leva gli fa scoprire il paracadutismo e il parapendio. Dotato di brevetto è il primo in Calabria a praticare la passione per il volo. Intanto nascono le prime mountain bike. Siamo alla fine degli anni '80 e Bevacqua è poco più che ventenne. Si innamora di questo sport importato dalla California. “Capì fin da subito che questa disciplina mi consentiva di vivere fino in fondo il mio amore per la montagna. Mi permetteva di raggiungere più in fretta le cime per le mie osservazioni e da allora non ho mai smesso di correre e allenarmi”.

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Dopo aver gareggiato e vinto con la mountain bike tutto quello che si poteva vincere in Calabria, al Sud e al Nord dell'Italia, Luigi si mette in testa di scalare l'Himalaya. “In realtà vengo contattato da un gruppo sportivo di Modena – racconta - dopo che DMT Magazine mi dedica un servizio. Nel 2006 mi chiedono di provare a scalare il Passo Khardun La, una montagna di 5.602 metri di altezza che si trova nella regione di Ladakh in India. Si trattava di un percorso carrozzabile, cioè raggiungibile anche con i mezzi comuni di trasporto. Di fianco avevo il K2. Fu record di cronoscalata con il tempo di 2 ore e 56 minuti. Ci presi gusto, o meglio, mi innamorai di quei luoghi unici dove si respira una spiritualità incredibile e così organizzammo la seconda spedizione, alla conquista del secondo record, questa volta sul monte Everest. Ma non fu possibile per motivi militari. Il permesso ci fu negato. Così decidemmo di affrontare un altro passo, un massiccio montuoso situato nel Nepal centrale, sulla catena dell’Himalaya. Il decimo monte più alto della Terra, con la sua cima più alta, l'Annapurna. A 6.280 metri stabilì il record d’altura e piantai in cima tre bandiere: quella della pace nel mondo, del Tibet e il tricolore italiano”.

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Luigi Bevacqua non è sazio e nel 2011 finalmente affronta l’Everest. Stavolta la sfida è arrivare a 5.400 metri in meno tappe possibili: è primato di distanza in sole 4 tappe. “La difficoltà principale consisteva nella mancanza di ossigeno e nelle pendenze anche al 30% con forti dislivelli. Fu incredibile, meraviglioso”. E ora a 57 anni suonati l’obiettivo è scalare la montagna sacra del Monte Kailash, sempre nell’Himalaya. “Sarà piuttosto una spedizione spirituale, partiremo l’anno prossimo. Una volta che conosci questi luoghi senti un’attrazione irresistibile. Lo so, l’età avanza ma il mio corpo e la mia mente mi danno ancora forza, sto bene. È questa la mia vita”.    

 

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