Cimino: “Il caldo, la guerra e il rilancio di Catanzaro anche nella presidenza “pacifica” del Consiglio comunale”

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images Cimino: “Il caldo, la guerra e il rilancio di Catanzaro anche nella presidenza “pacifica” del Consiglio comunale”
Franco Cimino
  23 luglio 2022 18:00

di FRANCO CIMINO

Fa molto caldo, il sole picchia forte, anche sulle teste un po’ fuse da prima che l’afa iniziasse il suo tormentoso gioco. Un bel gelato, le chiappe “ romane” a bruciare, il mare già troppo lontano per la fatica di raggiungerlo in quei pochi metri dall’ombrellone. E ancora una bella birra fresca sul panino imbottito di mortadella, ad allontanare il bagno secondo le antiche prescrizioni delle nostre mamme. E, poi, oggi è sabato e domani è domenica, la Città è chiusa ermeticamente, le strade dall’asfalto infuocato sono deserte d’auto e di persone. Il vento muto e immobile, scoraggia anche il cinguettio delle rondini, che distanziano di parecchio il loro volo gioioso intorno ai palazzi e nel cielo più profondo quando il sole incomincia a lasciare il giorno. E, ancora, il Parlamento che va in vacanza anticipata dopo aver assicurato “ la borsa piena” a chi non vi potrà tornare a ottobre, il governo dei migliori che si è licenziato dal licenziamento concordato, con il migliore di tutti che scopre che anche i bancari “ fanno funzionare il cuore”.

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Tutto questo, al quale non aggiungo i temi più drammatici come la povertà crescente e le solitudini dagli abbandoni, la fine della Politica, la progressiva perdita di umanità negli esseri umani, le guerre che non cessano, e le conseguenti distruzioni materiali e morali, gli stermini di massa degli innocenti, gli abbattuti soldati, tutti bambini, sempre più numerosi sotto le divise tutte uguali. E le madri che li piangono, i vecchi che si maledicono, la preghiera nello sputo di una bestemmia, la speranza che si dispera. E quel dio che non viene né per salvare, né per punire. Tutto questo imporrebbe che almeno oggi e domani non si parli. Non ci si parli, neppure. Si resti in silenzio. Ché tanto la sera viene se non a rinfrescare, a divertire, con le Marine, da Lido a Soverato, sempre aperte fino al mattino che dà inizio alla nuova domenica. Di caldo e di sole, di stanchezza del non far niente. Di noia del non pensare. Invece, io parlo scrivendo. Chi non mi vorrà leggere non lo faccia ma non mi rimproveri, ché non è mia intenzione disturbare. Vorrei essere, piuttosto, “ ascoltato” da quelle importanti persone su cui grava, per decisione popolare, sia pure ristretta nell’ampiezza della partecipazione, quella responsabilità che non può prendersi alcuna pausa. Non fa il bagno e non si abbronza, con la persona che la porta. Sono i trentatré consiglieri comunali, eletti un mese fa in questa Catanzaro che più che un’Amministrazione capace ha bisogno della Politica che la ispiri e di un Consiglio Comunale che la stimoli, con le sue idee e proposte la impegni, la incoraggi, la controlli. La protegga e la rafforzi. Dopo la seduta di insediamento, con il commovente giuramento del Sindaco e la mancata elezione dell’Ufficio di Presidenza, la seduta è stata ufficialmente riproposta per martedì prossimo. Mancano appena due giorni e mezzo. La Città, uscita spezzata in tre parti nella doppia consultazione di giugno, avrebbe bisogno di restituire alla Politica serenità e buona agibilità degli spazi in cui l’attività amministrativa si articola. A tutti è nota l’eccessiva tensione che ha accompagnato quei quarantatré giorni di lotta per la conquista della vittoria. A tutti è noto che il sessanta per cento degli elettori si è tenuto assai lontano da qualsiasi risultato, nonostante proprio quella assenza lo determinasse molto più che i votanti. A tutti è pure noto quello strano ma prevedibile risultato, che ,in contemporanea, ha sancito due vittorie e due sconfitte tra loro contrapposte. A tutti sono anche note le tensioni e le intenzioni, che rendono quella doppiezza una dualità aggressiva con conseguenze pesanti sull’agibilità democratica, sia che una maggioranza consiliare si contrapponga pregiudizialmente al sindaco legittimo, sia che quest’ultimo si costringesse di notte a cercare con il lanternino i numeri variabili a cui applicare un prezzo altrettanto variabile, con la conseguenza di amministrare senza governare. Di mantenersi stabile nell’immobilismo. Di contrattare quotidianamente senza mediare. Di realizzare cose diverse da quelle che solennemente annuncerà con la relazione programmatica d’agosto, la prima che, nella storia cittadina, davvero varrà la pena di leggere e di conservare per la postazione storica da cui verrà pronunciata. La fase di necessario rilancio del Comune, che dovrà impegnare tutte le buone volontà e le buone forze oggi disponibili, non riguarda preminentemente la realizzazione di opere importanti, che, tra l’altro, in notevole quantità e qualità, sono già sul tavolo bell’e pronte del neo sindaco, come ricco lascito, ricevute, dal suo predecessore. Questa fase ha bisogno della Politica, di cui più volte, anche in campagna elettorale ho tentato di spiegarne, secondo la mia concezione, il valore. Ha bisogno di un governo legittimato da se stesso, anche. Ha bisogno, soprattutto, di una opposizione vera. Che non sarà tale per verbosità e aggressività dei singoli, o vendicativa e ritorsiva.

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Tantomeno lo sarebbe, se pregasse all’incontrario, magari aspettando sulla riva del fiume i fallimenti di chi governa. L’opposizione seria é quella che resta coerente al mandato elettorale, alle idee e ai programmi per i quali ha chiesto il consenso agli elettori e che, vigilando correttamente sull’operato della Giunta, sappia introdurne la migliore sostanza delle proprie idee per rafforzare l’attività amministrativa. Ai cultori dell’ignoranza dei valori della Democrazia, mi permetto di dire che chi perde le elezioni ha solo perso il diritto a occupare quella postazione messa in competizione, non il valore, la qualità, la forza, né della proposta, né della sua persona. Tutti questi valori si trovano rappresentati nell’altro elemento di cui ha bisogno la Città, il Consiglio Comunale. In esso, rappresentanza e governo si incontrano felicemente nell’interesse esclusivo di tutti i cittadini.Tutti, nessuno escluso. I suoi compiti sono ben scritti nelle norme. E sono tutti buoni. Si incontrano felicemente anche maggioranza e opposizione, ciascuna necessaria all’altra in quanto reciprocamente si legittimano. Nessuna delle due avrebbe valore senza la presenza dell’altro. Nel caso Catanzaro, nella considerata anomalia del risultato elettorale, questa istituzionale legittimazione, addirittura, avrebbe bisogno che le forze antagoniste si riconoscano, ciascuna proclamando il valore dell’altro. E fuori dagli schematismi rozzi dei facinorosi delle tante curve da stadio. Quelli che in aula e nelle strade urlerebbero in faccia altro, “ voi avete perso” e di rimando “ tu non hai la maggioranza”. Inserire la postazione del presidente del Consiglio all’interno di una lotta per il potere a tutti i costi, o come mezzo per la prosecuzione di quella già brutta campagna elettorale, è sbagliato. Come sbagliato sarebbe raccattare numeri per maggioranze posticce al mercato della compravendita di spazi della democrazia. La prima seduta del Consiglio fa pensare che uno scenario simile potrebbe verificarsi. I danni a mio avviso sarebbero difficilmente sanabili, specialmente se nella prova di forza si affermasse una personalità altamente divisiva e d’animo fortemente “contrappositivo” o troppo dipendente da logiche spartitore ideologicamente camuffate. Ho seguito in diretta streaming il dibattito.

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Non commento gli interventi che sono stati svolti. Li rispetto tutti. Mi soffermo solo sui tre più delicati per l’importanza dello scranno da cui sono stati pronunciati. Sono quelli del Sindaco e quelli dei candidati alla carica di primo cittadino. Sono stati interventi tutti di spessore, nutriti di cultura politica e di senso di responsabilità. Di uno, in particolare, quello del protagonista, perdente, del ballottaggio, parlerò più profondamente in seguito e nello specifico, per quel molto che mi ha colpito sotto il profilo umano e sotto quello istituzionale.

 

Da questa sorta di triangolo dialettico si può partire per una nuova stagione politica in cui il governo, buono, e l’opposizione, vera, siano paritarie risorse della Democrazia e strumenti attivi, e paritari, per una nuova strategia di sviluppo di Catanzaro. Si elegga, pertanto, già martedì( perché tardate di altre settimane?) un presidente del Consiglio di alto profilo politico, gentile e sensibile . E di grandi capacità istituzionali. Anche rappresentative delle doti di imparzialità e di equilibrio, che non solo lo Statuto, ma la complessità odierna, con i bisogni della istituzione e della Città, fortemente reclamano.

Di scelte ve ne sono. E non poche. Una sarebbe perfetta, ma gli animi inquieti ancora, mi rendo conto, e le tante divisioni strumentalmente e aggiuntivamente intervenute, non lo consentono. Ma si abbia il coraggio della responsabilità e del rispetto delle istituzioni.

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