Il cantautore calabrese Maurizio Costanzo: "Chi scrive canzoni ha bisogno di dare un nome alle cose della vita"

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Il cantautore Maurizio Costanzo
  02 dicembre 2024 17:01

“La faccia delle persone” (Parametri Musicali), primo disco del cantautore calabrese Maurizio Costanzo, è disponibile in formato fisico, in digital download, su tutte le piattaforme streaming ed è stato prodotto da Roberto Costa, nota figura di riferimento della musica leggera italiana, arrangiatore e collaboratore storico di Lucio Dalla, Ron, Luca Carboni, Mina, Gianni Morandi.

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«Il disco è nato grazie al suo sostegno. Ha investito tempo e competenze per permettermi di proporre la mia musica», racconta Costanzo. «Ancora prima di prendere la penna in mano avevo il pianoforte sotto le dita, mio padre suonava tanti strumenti. Sono sempre stato circondato da sassofono, chitarra e pianoforte. La mattina mi alzavo e suonavo senza ancora conoscere la musica. Mi divertivo molto, creavo le mie prime melodie».

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Le otto tracce del disco s’inseriscono chiaramente nel solco di un terreno fertile in cui trovano posto le produzioni dei giovani cantautori di oggi. Un ambito musicale, questo, rivitalizzato, negli ultimi anni, da un linguaggio semplice, discorsivo e da una coerente manipolazione delle parole, per creare immagini letterarie d’effetto.

«Sono convinto che la forza di un disco stia nel fatto che abbia un significato ben preciso e veicoli contenuti in modo chiaro. Questa è l’idea di fondo che accompagna il mio modo di scrivere canzoni. Cerco sempre di mescolare il personale e la vita che mi circonda. È una sorta di trucco per capire che tutti i problemi che troviamo nel mondo esterno sono solo manifestazioni di quello che abbiamo dentro».

Maurizio Costanzo dà vita a storie che coniugano episodi autobiografici con riflessioni su ciò che accade nel mondo circostante: sentimenti, famiglia, incontri, esperienze di vita, malattia di Parkinson, giungendo a una riflessione sulle eterogenee e complesse personalità che ognuno di noi si porta dentro. «Chi scrive canzoni, o altro, ha bisogno di capire e dare un nome alle cose che succedono nella propria vita, ma anche in quella degli altri. Deve, inoltre, essere molto curioso e insicuro: sì, l’insicurezza - in questi casi - è la miglior sicurezza. Un cantautore ha bisogno di comprendere la realtà, e non riesci a farlo se hai una grande concezione di te stesso. Al contrario, bisogna essere più vulnerabili alle opinioni degli altri, ai sentimenti, agli eventi di tutti i giorni».

Nato e vissuto in Calabria fino a ventidue anni, trasferitosi poi a Bologna per frequentare l’università, già da qualche anno, da quando ha ottenuto la docenza al Conservatorio di Cosenza, vive sei mesi al nord e altrettanti in Calabria. «Una condizione ideale per me. Viaggiare, spostarmi e vivere realtà geografiche differenti mi svegliano, mi rendono più sensibile e reattivo al mondo esterno. Altrimenti mi annoierei».

Terminati gli studi inizia la carriera di musicista classico, suonando l’oboe e collaborando con orchestre e gruppi di musica da camera in Italia e all’estero. In seguito decide di affiancare la sua attività di esecutore a quella di giornalista, scrivendo per diversi quotidiani nazionali. E lentamente sposta il suo interesse verso l’ascolto e lo studio della musica pop.

«Da ragazzo ascoltavo e suonavo solo musica classica. Durante il periodo universitario, invece, ho iniziato – grazie anche alla frequentazione di amici con vedute culturali diverse dalle mie – ad ascoltare cantautori come Pino Daniele, Lucio Dalla, Luca Carboni, Ivano Fossati. Mi interessava molto la loro capacità di raccontare storie e creare delle melodie che enfatizzavano il significato e facilitavano la comunicazione. Ho consumato i loro dischi e ho appreso molto da loro».

 “Tutto quello che rimane”, prima traccia del disco, si sofferma sulla volontà e capacità di comunicare e metterci in relazione tra noi, ma spesso rimaniamo in un equilibrio instabile, e tutto quello che rimane da mostrare agli altri sono solo le nostre facce.

«Attenti però: quanto più ipocriti, bugiardi e falsi siamo, tanto più crudeli e giudicanti saremo nel guardare le nostre facce allo specchio. Ed è proprio lì – almeno credo – che debba iniziare il lavoro di trasformazione».

Brano dal forte sentimento autobiografico è invece “Mia madre ha il Parkinson”, in cui Costanzo riflette sulla sua esperienza accanto a una persona costretta a vivere con una malattia degenerativa, evidenziando il punto di vista di un figlio che assiste al lento e costante annullamento delle capacità cognitive della madre.

“Biancaneve” è una canzone dai toni nostalgici e dalle atmosfere intime. In un certo senso riflette sulla sopravvivenza e sul fatto che non dovremmo mai permettere alle persone e agli eventi che accadono intorno a noi di metterci in una scatola. Di metterci da parte. «È un brano per me davvero importante. “Biancaneve” è la più conosciuta tra le fiabe popolari europee. La variante attuale è quella dei fratelli Grimm e diffusa in tutto il mondo dai cartoni animati di Walt Disney. Rileggendola da adulto rimasi molto colpito dal messaggio edificate: nonostante le avversità, le contraddizioni e gli ostacoli, la vita positiva è alla portata di tutti. Possiamo raggiungerla e non essere costretti alla sopravvivenza. E le donne per natura - secondo me – sono più predisposte a combattere per raggiungere un certo equilibrio e una vita positiva. Abbiamo comunque sempre l’idea sbagliata che siamo in qualche modo estranei alla mischia. E non ci sentiamo partecipi e capaci di lottare per ottenere quello che vogliamo».  

In “L’ultimo giorno” si raggiungono sonorità che conferiscono al brano una certa leggerezza. Non bisogna mai cedere alla malinconia e al pessimismo ci racconta Costanzo nel testo. È la cosa più importante da fare per uscire da qualsiasi angolo in cui ci troviamo. «Credo che noi calabresi siamo dei grandi campioni nel cadere nell’autocommiserazione. È la nostra caratteristica regionale meno interessante. Non bisogna mai arrendersi a questo tipo di atteggiamento, e per questo dobbiamo vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo. Godendo ogni minuto, ogni ora, ogni singolo giorno della nostra vita, senza perderci in astrazioni negative». 

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