di PAOLO CRISTOFARO
E' il 1995 quando un uomo, un capitano di fregata di Reggio Calabria, muore in circostanze mai chiarite mentre si trova in auto, diretto a La Spezia, città cruciale per le indagini che stava conducendo sulle cosiddetta "navi dei veleni". Quell'uomo era Natale De Grazia, un calabrese. Domani ricorre il 25° anniversario da quella tragica morte, la morte di un cercatore instancabili di verità, di un servitore dello Stato. A ricordarlo oggi, con un webinar in diretta Facebook, Legambiente nazionale, con un confronto tra giornalisti, storici, esperti, consulenti delle indagini, attivisti. Il webinar era intitolato "Il capitano umano".
Ad aprire il lavori Enrico Fontana, in rappresentanza di Legambiente nazionale, che ha anche moderato l'appuntamento. In apertura ha sottolineato l'importanza di ricordare la figura di De Grazia e l'impegno profuso, al prezzo della vita, per la tutela del mare e della verità. Intervento poi di Don Luigi Ciotti. "Natale de Grazia è morto perché cercava la verità. E la verità la dobbiamo oggi noi a lui, alla sua famiglia e a tutta l’Italia. Come mai è morto questo giovane onesto fedele al proprio mandato? Indagava su affondamenti sospetti e su rifiuti radioattivi. In gioco c’è la salute delle persone. Non è possibile che ancora dopo 25 anni ci siano aspetti coperti dal segreto", ha spiegato Ciotti. "Di fronte ad una crisi di proporzioni globali, come quella che stiamo vivendo, tutto ciò che ha a che fare con la salute pubblica abbiamo appreso che deve essere gestito in maniera trasparente. De Grazia ha pagato probabilmente la sua determinazione nel cercare la prova di questi abusi e di queste minacce alla salute pubblica. Si è messo al servizio della verità, non per ambizioni, ma per fare la sua parte nella difesa dei diritti di tutti noi", ha concluso.
(Nuccio Barillà ed Enrico Fontana di Legambiente)
Intervento poi di Nuccio Barillà, attivista di Legambiente che ebbe modo di conoscere De Grazia direttamente. "Mi aveva colpito la sua passione per il mare, quasi un’ossessione. Ebbi l’occasione di incontrarlo e di lavorare a stretto contatto, pur nel rigoroso rispetto dei luoghi. Se dovessi riassumere in una frase un giudizio su De Grazia, direi che era una persona normale, con pregi e difetti come tutti, ma tenace, volenteroso, dotato di energia e di fame agonistica. Vigore e gentilezza era De Grazia. Non sopportava quelli che chiamava 'lecchinaggi' o favoritismi. Insomma, uno con la schiena dritta, che sapeva separare l’amicizia dal lavoro. Vedeva avanti rispetto a tutti nel suo lavoro. Aveva curiosità di confrontarsi, diffidava dal vecchiume e puntava a sensibilizzare e motivare i giovani", ha rimarcato Barillà.
Dopo un cortometraggio in ricordo di De Grazia, realizzato da attivisti e artisti di Reggio Calabria, la parola è passata ad Antonio Ranieri, Comandante della Direzione Marittima della Capitaneria di porto di Reggio Calabria. "Natale è sempre accanto a me, lo tengo nei miei pensieri come un consigliere silenzioso e segreto. E’ il mio punto di riferimento e lo continua ad essere. Abbiamo lavorato insieme, anche se per soli 8 anni, ma è stato ed è un grande esempio", ha detto. Contributo poi di Alessandro Bratti, alla direzione della Commissione parlamentare inchiesta ciclo dei rifiuti e all'ISPRA, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale. "Il capitano De Grazia si è trovato in una situazione molto più grande di lui, in un periodo in cui l’Italia attraversava un periodo complicato. Ricordiamo i flussi anomali di rifiuti verso l’Africa", ha detto Bratti. "Interessante, a tal proposito, l'analisi stilata dalla XVII legislatura, dove si distingue bene cosa fu quel periodo, che ha visto protagonista De Grazia e anche altri investigatori del Corpo Forestale ad esempio di Brescia. Anche l'autopsia sarebbe stata da rivedere molto meglio. Ormai la lontananza temporale rende tutto difficile, ma avrebbe far dovuto aprire un filone d’inchiesta", ha concluso.
(Comandante Antonio Ranieri, Direzione Marittima Capitaneria di Porto di Reggio Calabria)
Ospite anche lo scrittore, giornalista e conduttore televisivo Carlo Lucarelli, che anni fa, nel corso della sua trasmissione "Blu notte: misteri italiani", in onda su Rai 3, aveva dedicato un'inchiesta al caso De Grazia, incentrata sulle cosiddetta "navi a perdere". "Il capitano De Grazia l'ho sempre visto come un uomo che cerca. Una persona che non se ne frega, che si interessa. Che vuole mettersi lì a vedere cosa si può fare, cosa si può aggiustare. In un giallo sarebbe stato un detective e nella vita lo era realmente. Era appassionato, ma era anche un uomo di mare, che doveva difendere il mare. Un uomo normale, quasi imbarazzato davanti la telecamera, nell'intervista che avete mostrato in una vecchia puntata di Linea Blu. Un normale servitore dello Stato. Mi rammarica pensare che molti personaggi uccisi per le loro indagini, come De Grazie, avremmo dovuto difenderli di più quando erano ancora vivi", ha concluso Lucarelli.
(Lo scrittore e giornalista Carlo Lucarelli)
Intervento poi anche di Gianni De Podestà, ex investigatore del Corpo Forestale e ufficiale di Polizia Giudiziaria che ebbe modo di conoscere De Grazia. "Forse i mezzi a nostra disposizione oggi a quel tempo ci avrebbero aiutato di più. Ebbi modo di andare a Reggio Calabria, di conoscere De Grazia. Non posso non pensare al suo sorriso, mentre guarda il mare, all'orizzonte e non posso dimenticare quando andammo lì, si avvicinò e con modi molto garbati e grande senso del dovere ci disse di essere a disposizione per qualunque cosa", ha spiegato De Podestà.
(Gianni De Podestà, ex investigatore del Corpo Forestale ed ufficiale di Polizia Giudiziaria)
Tra gli interventi, in chiusura, anche quello dello storico di Reggio Calabria Andrea Carnì, autore del libro "Cose Storte", che al caso De Grazia e al traffico di rifiuti sta dedicando una tesi di ricerca per il dottorato universitario e Stefano Ciafani, ingegnere e presidente di Legambiente.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736