di ANTONIO ARGENTIERI PIUMA
L’inchiesta giudiziaria sui 29 consiglieri comunali di Catanzaro, meglio conosciuta come “Gettonopoli”, ripresa da Giletti su "Non è l'Arena", suscita la reazione di molti cittadini. Tra questi, anche quella di Giuseppe Sestito, libero professionista, indignato per lo scandalo che ha colpito quasi tutti i consiglieri comunali, e dell’avviso, come tanti, che questo Consiglio deve sciogliersi a tutti i costi.
Sestito, come numerosi cittadini onesti, sente forte l’esigenza di esprimere il proprio dissenso liberamente e decide di farlo anche su facebook, tramite la creazione di un gruppo che in meno di due giorni raggiunge 1400 iscritti.
Evidentemente, questa iniziativa non piace a qualcuno e così Facebook decide di oscurare il suo profilo e automaticamente fa sparire anche il gruppo dalla piattaforma. Motivazione? “Perché il gruppo supera le norme di sicurezza e incita alla violenza”. Queste le ragioni della censura applicate dal social network che tuttavia non convincono e sanno tanto di bavaglio. Facciamo un passo indietro.
“Poco prima della trasmissione di Giletti, in onda domenica scorsa – racconta Sestito - decido di lanciare un hashtag su facebook e di dare vita a “#primacatanzaro”, un gruppo apolitico e apartitico, nato con l’intento di mandare a casa questo Consiglio comunale, in seguito allo scandalo che ha coinvolto Palazzo De Nobili. In meno di 2 ore raggiungiamo 250 iscritti e in un giorno e mezzo 1400 adesioni. Sul gruppo si era parlato anche di una manifestazione di protesta per chiedere ai consiglieri di dimettersi e si stava valutando il giorno adatto per scendere in piazza. Obiettivamente nessuno ha usato toni pesanti sulla piattaforma ma emergeva la rabbia e la voglia di manifestare, di prendere posizione proprio per cercare di ridare dignità ad una comunità ferita da questi accadimenti”.
Ma accade qualcosa di inaspettato. “Martedì pomeriggio – prosegue il cittadino – verso le 16.45, quando comunico che la manifestazione si terrà il 18 febbraio, in concomitanza con il Consiglio comunale, mi accorgo che il mio profilo personale è stato disabilitato. A quel punto, capisco e verifico che è stato oscurato anche il gruppo da me creato, essendo io unico amministratore. Resto senza parole e ancora oggi non so cosa pensare ma capisco che dietro questa storia c’è la censura. A distanza di due giorni, il mio profilo è disabilitato e sono stato costretto a farmene uno nuovo”.
Ma non finisce qui. “Ricevo anche varie minacce telefoniche anonime e onestamente la cosa mi preoccupa. Ma non voglio subire in silenzio perché amo la mia città. Intendo proseguire nella mia battaglia di civiltà – rilancia e conclude Sestito - insieme a tutte le donne e gli uomini onesti che rifiutano certe logiche imperanti che frenano lo sviluppo della nostra terra”.
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