"Il Codacons si scaglia contro l’arroganza indegna del direttore dell’HuffingtonPost, Mattia Feltri, che,ì dopo il caso di Laura Boldrini, si rende protagonista di un altro grave caso di censura", scrivono in una dota.
"Feltri crede di poter fare ciò che vuole della testata che dirige, ma sbaglia di grosso – spiega il Codacons – Oggi, nel tentativo di difendersi dalle accuse sulla censura all’On. Boldrini, afferma in un articolo a sua firma di aver chiuso il blog del presidente Carlo Rienzi (ospitato dal sito) perché “non gli piace”, quando tuttavia la verità è del tutto diversa. La chiusura della pagina di Carlo Rienzi è arrivata infatti dopo un tweet “minaccia” di Carlo Calenda, che si lamentava per la pubblicazione di un articolo critico nei suoi confronti da parte del presidente Codacons (evidentemente Feltri non è molto bravo a censurare, dal momento che ha pubblicato l’articolo senza rendersi conto dell’attacco a Calenda contenuto al suo interno)", spiega il Codacons.
"La vicinanza di Feltri ad ambienti e interessi che vedono coinvolto il leader di Azione (da molti definito il peggior ministro della storia della Repubblica Italiana) ha portato poi all’improvvisa chiusura del blog di Rienzi, una decisione che ora scatena una guerra legale da parte del Codacons. L’associazione ha infatti studiato la questione dal punto di vista legale, ravvedendo una palese illegittimità nella censura di Mattia Feltri e nelle clausole vessatorie imposte da HuffingtonPost ai suoi blogger. Se il direttore vuole censurare liberamente, deve anche pagare i blogger che creano per lui contenuti e ricchezza, e la sue decisione potrebbe costargli milioni di euro. Illegalità che ora sarà portata dal Codacons in Tribunale, a tutela di Laura Boldrini e di tutti coloro che apportano contributi alla testata con i loro articoli, accrescendo la fama e il seguito di HuffingtonPost: l’associazione sta infatti studiando una class action per conto di tutti gli autori e i blogger di HuffingtonPost, che sarà intentata sia in Italia che negli Usa, considerata la proprietà americana del sito", concludono
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