Il concerto di Roger Waters a Milano: un altro capitolo di storia della musica

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  04 aprile 2023 19:24

di GIANFRANCO CORRADO

Roger Waters, il genio creativo dei Pink Floyd, arriva in Italia con il suo “This is Not a Drill” European Tour. Non potevamo certo mancare a quella che, come lui stesso ha dichiarato, potrebbe essere la sua ultima tournée, così con un manipolo di amici “floydiani” nell’anima, siamo partiti entusiasti verso il Mediolanum Forum di Assago, location di ben 4 dei suoi 7 concerti italiani, tutti sold out naturalmente.

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Il tour europeo fa seguito a quello nordamericano che ha visto l’artista esibirsi in 43 spettacoli tra Stati Uniti e Canada riscuotendo, come sempre, enorme successo sia di critica che di pubblico.

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Con “This Is Not A Drill” Waters porta sul palco, oltre alla sua storia musicale, anche il suo pensiero politico (mai nascosto in verità), la sua lotta a sostegno dei diritti umani e contro tutti i totalitarismi. Uno show rock/cinematografico, come lui stesso lo ha definito, dove si toccano tutti i temi di stringente attualità e i problemi che affliggono il nostro pianeta: guerra, Covid, razzismo, crisi climatica. La cosa che salta subito all’occhio aspettando di entrare nel Forum è il target degli spettatori che abbraccia tutte le età. Dai ragazzini adolescenti ai sessantenni e più e, soprattutto, fa piacere vedere genitori e figli che si recano assieme al concerto accomunati dalla passione per la musica dei Pink Floyd.

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Appena dentro ci si rende subito conto di essere davanti a qualcosa di straordinario, ancora una volta viene riscritta la storia del live sia sul piano scenografico che, come avremo modo di ascoltare, del suono e della qualità audio. Un palco a 360° posizionato al centro dell’arena, con una serie di schermi a forma di croce che lo sovrastano, pone lo spettatore sempre al centro della scena, e lo immerge completamente nello spettacolo. Si avvicina l’inizio del concerto e sui led appare una scritta, una sorta di avvertimento, un annuncio con la voce profonda di Waters che ci prepara a quello che ci aspetta: Se sei il tipo di fan “mi piacciono i Pink Floyd ma non sono d’accordo con le idee politiche di Roger”, faresti bene ad andartene a fan... al bar in questo momento. Fan avvisato mezzo salvato. Si spengono le luci e partono le note di “Comfortably Numb”, sui led scorrono immagini apocalittiche di un paesaggio post-atomico, distruzione e città fantasma a rendere l’atmosfera ancora più oscura, il riferimento alla guerra in Ucraina è palese. Lentamente la croce di schermi si solleva, non abbiamo il tempo di riprenderci ed ecco “Another Brick in the Wall” con Waters che salta da una parte all’altra del palco a dispetto dei suoi 79 anni, mentre sui led appare la scritta “controlla la narrativa, comanda il mondo”, un’accusa al mondo dei media e dell’informazione. Si va avanti con l'alternarsi sapiente dei classici dei Pink Floyd, con “The Wall” che la fa da padrone e i suoi lavori solisti, il tutto sottolineato da filmati mai banali, ma veri e propri cortometraggi narrativi che mescolano immagini e testi. Un sapiente mix studiato e condito da slogan e invettive politiche contro i grandi della terra (tutto con i sottotitoli in italiano), un particolare accanimento verso gli Stati Uniti con i vari presidenti da Reagan a Obama, da Trump fino a Biden definiti “criminali di guerra”, un lungo applauso del pubblico sottolinea poi le immagini della strage di Baghdad accompagnate da un “Free Julian Assange”.

Waters alla voce solista, si alterna alle chitarre, al basso e al piano, sciorinando da buon ruffiano ogni tanto, qualche frase in italiano. La band sul palco lo segue con sicurezza ed energia: Jonathan Wilson chitarre e voce, Dave Kilminster chitarra e voce, Jon Carin tastiere chitarra e voce, Gus Seyffert basso e voce, Robert Walter tastiere, Joey Waronker batteria, Shanay Johnson e Amanda Belair ai cori; Seamus Blake al sax. Anche quando si lasciano andare in assoli e virtuosismi, i musicisti, non risultano mai banali, il suono limpido e pulito permette di cogliere tutte le sfumature e gli effetti sonori.

Arriva la parte più emozionante del concerto, scorrono le immagini storiche della band e parte l'omaggio a Sid Barret con “Wish you were here” e “Shine on you crazy diamond”, mentre, in evidente polemica, viene completamente ignorato David Gilmour eliminato anche dalle foto d’epoca proiettate sullo schermo. Si torna alla realtà con la pecora gonfiabile in “Sheep” che vola sul pubblico a volerci ricordare il nostro essere gregge, mentre sugli schermi passano le immagini del virus e dei vaccini. Nella seconda parte dello spettacolo ecco “In the Flesh” e “Run Like Hell” con il classico maiale in volo, questa volta con un “Fuck the Poor” ironicamente scritto sul fianco.

Finale unplugged con una versione da pelle d’oca di “The Bar” con giro di palco di tutta la band per i saluti di rito. Il pubblico in piedi applaude e la camera li segue mentre continuano a suonare nel backstage. In conclusione, un concerto sicuramente politico, musicalmente e scenograficamente impeccabile, curato magistralmente nei minimi dettagli, praticamente perfetto e, soprattutto, con un Roger Waters in gran forma nonostante l'età. Usciamo dal Mediolanum Forum con la consapevolezza di aver ancora una volta assistito ad un altro capitolo di storia della musica.

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