“La Regione Calabria ha pubblicato l’avviso che destina un contributo una tantum di 1500 euro alle microimprese e ai professionisti calabresi, colpiti dalla crisi, che non hanno beneficiato del sostegno previsto dalla prima edizione dell’intervento. E di questo ne siamo davvero contenti per i tanti professionisti, artigiani, commercianti, ristoratori, baristi, e quanti – possessori di partita iva in particolare – sono stati costretti ad abbassare le serrante, a chiudere un’attività che già portano avanti tra mille difficoltà quotidiana. Quello che suscita perplessità è però il fatto che con il “Riapri Calabria – seconda edizione” l’amministrazione regionale sembra intenda aiutare solo le microimprese e i professionisti che hanno subito gli effetti economici negativi derivanti dal periodo del primo lockdown, quello di marzo-aprile. Si tratta di una interpretazione errata? Mi piacerebbe tanto essere smentito”. E’ quanto afferma in una nota il consigliere regionale del Pd, Libero Notarangelo.
“Nel bando pubblicato qualche giorno fa, si legge che la misura si rivolge ‘con specifica attenzione alle attività che non hanno beneficiato del contributo previsto dalla prima edizione di Riapri Calabria e a quei settori esclusi nella prima fase perché non destinatari delle sospensioni disposte dai decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri’. Questo significa – afferma Notarangelo - che chi ha chiuso i battenti in questa seconda tornata pandemica, e quindi nel lockdown così detto ‘light’, non ha diritto a beneficiare della misura che ha una dotazione finanziaria complessiva di 65 milioni di euro? Dalla Regione ci spiegano che le risorse su faranno valere sull’Asse 3 “Competitività e sistemi produttivi” del Por Calabria 14/20, prevede la concessione di un contributo a fondo perduto – una tantum - pari a 1.500 euro per ciascuna impresa richiedente. Leggiamo dal bando:
‘Possono presentare domanda di contributo le microimprese che abbiano un codice ATECO riferito all’attività prevalente ricompreso nell’Allegato B dell’avviso - ancorché la relativa attività economica non sia stata sospesa ai sensi dei D.P.C.M. 11 Marzo 2020 e 22 Marzo 2020 - e che abbiano maturato nel corso dell’anno solare 2019 un fatturato compreso tra 3.000 euro e 300.000 euro’. Quindi, vorremmo capire bene, chi ha chiuso i battenti il 6 novembre, nel momento in cui siamo entrati nella zona rossa, e magari aveva aperto la propria attività quattro mesi fa, e subisce i danni solo di questo lockdown, per la Regione non ha il diritto di essere aiutato? Deve solo essere solo a carico dello Stato? Ho forse interpretato io male? Il presidente facente funzioni e l’assessore al ramo – conclude Notarangelo - ci illuminino sulla misura in atto e su quello che intendono fare per sostenere le imprese che non potranno richiedere il sostegno del ‘Riapri Calabria 2’, figli di un dio minore”.
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