di ENZO COSENTINO
E non chiamiamolo partita, il mini recupero con la Viterbese al “Ceravolo” . Piuttosto un specie di farsa alla Totò e Peppino De Filippo. Cioè roba per ridere in un pomeriggio freddo. Che bella cosa se il regolamento avesse previsto che le squadre, in circostanze del genere, possono scendere in campo in abiti civili magari con una striscia al braccio per riconoscersi.
Insomma la partita si doveva rigiocare partendo dal minuto in cui la precedente gara era stata sospesa. Per nebbia. Nessuna fiammata nel cielo sopra Catanzaro. Al contrario del cielo -che vi facciamo ammirare- sopra Milano alla stessa ora: quella del tramonto. Forse per non far dimenticare le fiammate in campo dell’altra sera durante il mitico derby della Madonnina. E’ sempre spettacolare il tramonto. Tornando con i “piedi per terra” a Catanzaro è stato invece il tramonto di una giornata di campionato buttata al vento e dalla quale le aquile giallorosse avrebbero voluto tirar fuori tre punti.
Uno solo, invece, nel carosello della classifica. Che gesto insignificante quel cartellino giallo sotto il naso di mister Calabro. Occasioni da gol quasi zero. Le squadre sono scese in campo, morte di freddo (e forse di noia). Morte di freddo (e forse di noia) sono uscite alla fine di una partita da dimenticare. Resta un dubbio: il negato rigore su Evacuo. Forse non al direttore di gara non ha funzionato il…fischietto o si era distratto? Ma nel calcio da sempre il rigore non è sempre…rigore! E’ come la politica: dipende da come un fallo lo si interpreta.
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