Il corsivo giallorosso. Il “vaccino” di Calabro funziona: ad Avellino è servita la resurrezione delle "aquile"

di ENZO COSENTINO

La “resurrezione” del Catanzaro c’è stata. In una domenica che alla vigilia non sembrava proprio facile. Sul campo dell’Avellino di Braglia, invece, i giallorossi hanno fatto una bella passeggiata e mollato tre gol, tutti di buona fattura: un misto di opportunismo e di intelligenza.

In uno stadio vuoto al fischio finale immaginiamoci questo spettacolo, molto verosimile: Calabro che esulta e abbraccia i suoi ragazzi. Li ringrazia sussurrando: il metodo del bastone (per le brutte due precedenti partite)e della carota (per il primo successo esterno) funziona. Come con i ragazzi disubbidienti. Al “Partenio” le stesse “aquile” che sembrava non potessero volare alto ha riaperto le ali e graffiato.

Dall’altra parte invece Braglia a guadagnare subito gli spogliatoi inferocito. L’ex che voleva dare un dispiacere l’ha presa male la sconfitta. Il risultato di Avellino va sì, festeggiato, ma anche analizzato sino in fondo. Ancora qualche meccanismo è da perfezionare. I giallorossi comunque un cuore che batte lo hanno e al “Partenio” quando sono andati in svantaggio lo hanno dimostrato. Reazione inattesa dagli irpini e il nervosismo li ha portati sulla strada sbagliata. Hanno anche regalato un “giocatore” restando in dieci. Ma l’inferiorità numerica c’entra poco. Il Catanzaro ha ritrovato lo spirito di gruppo. Un bel gol quello avellinese ma importanti i tre del Catanzaro: valgono tanto per il morale, per la classifica, per i protagonisti(Curiale, Di Massimo e Di Piazza) per i loro compagni che hanno interpretato secondo le volontà di Calabro il gioco(veloce e pratico anche e soprattutto sulle fasce) per la rinascita.  

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