di ENZO COSENTINO
Dopo il panettone amaro omaggiatogli dal Brescia al “Ceravolo”, il Catanzaro a malincuore costretto ad accettare il “regalo” natalizio che gli ha fatto trovare al “Città Tricolore” la Reggiana: un… bel “biscione” (dolce tipico emiliano). Non ci sono più parole dopo questa terza consecutiva “waterloo”. La lunga pausa sicuramente gioverà ai guerrieri giallorossi, al loro condottiero, Vincenzo Vivarini, ai “generali” per le strategie di mercato. Recuperare energie e ritrovare la strada maestra. Non ha giocato male il Catanzaro ma sicuramente non è stato all’altezza della fama (meritata)che lo circonda. Crollo fisico? Crollo mentale? Inutile starsi ad arrovellare il cervello per la risposta. Sarà materia di studio e riflessioni per mister Vivarini.
Questa di Reggio Emilia non è stata una gran bella partita da far strabiliare e ripagare i sacrifici dei tantissimi fans che - pur di stare vicino alle “aquile” e sostenerle con quell’impeto elegante che li contraddistingue- affrontano lunghe trasferte.
Un solo gol nel carnet degli emiliani. L’unico della gara. Una sola azione da urlo per i giallorossi. Bilancio povero e rappresentativo di quanto sia stata oltre che sterile anche insipida tutta la partita.
Nel gioco dei “se…” si potrebbe dire: se il gol reggiano non fosse arrivato, inatteso, ad una manciata di minuti dal riposo nel secondo tempo avremmo visto una partita diversa. Certamente ci sarebbe stato in campo per il secondo atto un Catanzaro più tranquillo, non condizionato dalla necessità di inseguire l’avversario. Avversario peraltro ordinato ma non migliore dei giallorossi.
Catanzaro senza vis offensiva, dunque, e classifica bloccata.
E andata così purtroppo la trasferta in terra emiliana. Sulla lavagna giallorossa ne…buoni, ne… cattivi. Allora? Tutti sullo stesso piano con un cinque e mezzo. Non ci son dubbi, ne riserve mentali. Dopo la pausa ritroveremo le “Aquile” in grado di volare alto, sin dove si può ma pur sempre alto.
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