Il corsivo. Il prossimo ritorno in edicola del periodico "'u Vanderi" è un rilancio della catanzaresità

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  21 aprile 2021 23:47

di ENZO COSENTINO

Nascondere, o peggio ancora camuffare, le proprie emozioni dinanzi ad un evento che in qualche modo ci può appartenere, lo considero un atto più che di riservatezza e pudore, di  egoismo. E non porta bene alcuno, limita i confini delle relazioni umane.

Quando mi emoziono, nel bene e nel male, devo e voglio dimostrarlo. Apprendere che a giugno tornerà in edicola “’u Vanderi”, mi ha emozionato. Rivedere un prodotto editoriale come “’u Vanderi” per me - che ho avuto l’onore più che l’onere di esserne stato per un lungo periodo il direttore responsabile (non vi dico quando) - sarà la rilettura, in chiave moderna, e quindi con stile attualizzato ai gusti di oggi, di una catanzaresità che non tramonta mai.

La notizia mi ha fatto emozionare non soltanto perché mi ha riportato un po’ indietro nel tempo, ma anche perché mi ha fatto ripensare a cosa quella esperienza abbia significato per la mia modesta (e sono sincero!) attività giornalistica. Una esperienza che mi ha fatto conoscere da vicino autentici cultori del dialetto catanzarese (che io definisco: a parrata catanzarisa. Ho detto bene, Giovanni Matarese?).

L’iniziativa della ripresa delle pubblicazioni che ritrova il solido gruppo fondatore de “’u Vanderi” è una garanzia, una garanzia per i lettori di ieri, ma anche per i tanti nuovi che leggeranno il “simpatico” e autentico portavoce di una Catanzaro che ha sempre più bisogno non di “incantatori, ma di “cantori” delle sue tradizioni. Ho sfogliato di proposito diversi numeri del periodico e ho fatto una riflessione: quante verità sono state scritte ieri su problemi cittadini. Oggi molti - non dico tutti - di quei problemi, forse anche amplificati, i redattori e collaboratori de “‘u Vanderi” se li ritroveranno. Sarà cura loro riprenderli. In dialetto, che forse a molti che ci governano sarà più comprensibile. Magari non masticano tanto la lingua madre.

Il mio augurio di successi all’amico Giovanni Matarese, a tutto il corpo redazionale.


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