di GIOVANNA BERGANTIN
Come fortuna volle siamo in fase due, il momento in cui l’austerità dovrebbe alleggerirsi. Liberarci dal virus micidiale, che pesa come una cappa sulle città silenti, è una conquista finale a cui tutti miriamo. Ora che l’epidemia rallenta la presa si attendono gli aggiustamenti per aprire a piccole libertà. La maggior parte delle zone ha abbassato il livello di allarme, le aziende cercano protocolli per rimettersi in moto, seppure a fatica, ognuno programma la riapertura. Ma adesso è la paura dopo l’isolamento. Ci troviamo disorientati, confusi, perché è passato un tempo interminabile da quando ci siamo isolati, distanziati ad oltranza, senza riconoscerci più. Abbiamo vissuto l’ansia di un morbo misterioso, la disperazione per le tante vittime, la tristezza e la sofferenza degli ospedali, la solitudine nelle case. Avvertiamo che la normalità è ancora lontana da noi. Ma basta qualche tiepido segnale, l’allentamento, ogni giorno, di qualche disposizione, la possibilità di passeggiare fino al fruttivendolo, per far balenare la luce che è in fondo al tunnel.
I nostri anziani genitori sono rimasti da soli, serrati in casa con addosso i loro malanni e accanto l’album dei ricordi da sfogliare. Concetta Valletto, sorridente ed elegante signora di 92 anni, ha sorpreso tutti per la sua grande energia e resilienza “Da piccola mi piaceva scrivere e quando arrivavano degli ospiti, per intrattenerli mia madre mi chiedeva di leggere i miei scritti”; così nei lunghi giorni di solitudine ha deciso che era giunto il momento, per resistere all’isolamento, di scrivere un diario col racconto di ciò che stava accadendo per rileggerlo e lasciarlo a chi viene dopo. Donna Concetta minimizza il valore delle pagine mentre tiene tra le mani le memorie. Legge con voce squillante qualche brano:”In questo disastro, il mondo oggi ha bisogno di uomini attivi, creativi, coraggiosi, uomini capaci di realizzare qualcosa di nuovo”. Si interrompe, prende fiato e cambia pagina: “In tutto il mondo il virus semina morte e paura, senza conoscenza, preparazione, quanti morti, quanto dolore, quanto silenzio” dice sospirando nel ripercorrere il calvario doloroso degli ultimi mesi ”Ho conosciuto nella vita gioie e tanti dolori, la morte di mio marito e di mia figlia Pina. Ho accettato. La fede aiuta molto, anche in questa occasione pregavo e pensavo che il buon Dio ci avrebbe aiutato. Nei momenti in cui ero angosciata ho chiesto al Signore di darmi forza e di indicarmi la via maestra”.
Prega Donna Concetta per tutto il mondo e davanti allo schermo televisivo si mette pena di non poter fare nulla per salvare qualche vita, per offrire il suo contributo al mondo là fuori. La sua è una giornata organizzata: attaccata alla televisione dalle 7,00 per la messa del mattino e quella successiva di rinforzo alle 8,30, i telegiornali per le notizie, i dibattiti e le cronache, i cruciverba con rebus impossibili da risolvere, le telefonate con le figlie e i generi, tutti medici in prima linea, i sei nipoti con i due pronipoti, più amiche, vicini e parenti con cui ci si scambiano informazioni e timori. Ma ad un certo punto “Ho sentito che tutto quel dolore mi turbava e mi creava inquietudine, non mi faceva dormire” quindi si è data una regola ferrea: televisione e telefonate solo di mattina con messaggi di speranza, “altrimenti sale l’ansia”, ammesse solo notizie positive e rassicuranti “ così poi ce le possiamo raccontare”. La figlia sta in un paese vicino e una volta a settimana le porta la spesa. “Io scrivo la lista, altrimenti non ricordo e poi la leggo a Rosanna che mi lascia ciò che occorre. Poi, è stata ammalata e non è più venuta e il turno è passato al marito”.
Di buon animo si rallegra “E’ il primo giorno che esco per stare con mia figlia. Per il lockdown sono stata sempre in casa, ho visto il mondo dalla televisione. Addio alla mia passeggiatina fino al supermercato e alla messa. Nonostante questo disastro ce la caviamo e ci teniamo su il morale. Bisogna prendere la vita con positività, con leggerezza per passare la giornata al meglio. Se ci mettiamo anche una buona dose di speranza e preghiera tutto è accettabile e nulla impossibile” tranquillizza.
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