Il ds Polito: “È il momento di restare uniti: in fondo tutti insieme”

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Dopo la sconfitta di Castellammare, il direttore sportivo chiama a raccolta squadra e tifosi: “Tre finali per centrare il sogno playoff”

  02 maggio 2025 18:34

di CARLO MIGNOLLI

“Oggi abbiamo avuto il pensiero di fare questa conferenza perché è giusto che nei momenti un po’ meno felici la società sia presente e al popolo giallorosso può far piacere capire cosa sta succedendo in questo momento, che è oggettivamente di difficoltà, non ci possiamo nascondere”.

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A metterci la faccia dopo la brutta sconfitta di  Castellammare di Stabia è il direttore sportivo Ciro Polito. I giallorossi hanno deciso di andare in ritiro in vista della sfida contro la Sampdoria, ormai fondamentale in ottica playoff, in programma domenica 4 maggio alle ore 15:00 allo stadio “Ceravolo”. La decisione, di comune accordo tra società e squadra, è stata presa per ritrovare compattezza e concentrazione nel momento decisivo della stagione.

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Il direttore sportivo Polito, nella lunga conferenza stampa di questo pomeriggio tenutasi a Giovino, ha toccato tanti punti, analizzando il periodo difficile che la squadra sta attraversando: solo due punti conquistati nelle ultime cinque partite dopo la vittoria nel derby contro il Cosenza e per la prima volta in questa stagione è arrivata la seconda sconfitta consecutiva.

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Analisi del momento no “È pur vero che questa squadra ci ha portato dei risultati importanti durante l’anno e una salvezza arrivata con grande anticipo. Ci ha portato a un derby super, quello che tutti chiedevano. Dopo il derby non possiamo dire che la squadra non abbia avuto un calo, che può essere fisico, mentale, di appagamento, che non deve esistere, però sono degli esseri umani anche loro. Oggi si dice che nelle ultime otto gare abbiamo fatto cinque punti. Sono troppo pochi. Siamo una squadra che, per buona parte della stagione, ha performato alla grande. E, dopo tutto, siamo al sesto posto appaiati a una squadra come il Palermo”.

Obiettivo playoff “Noi abbiamo tutto il piacere e la voglia di arrivare ai playoff con la migliore posizione possibile e ce la metteremo tutta. Abbiamo tre finali. E siccome poi io vivo la città, la cosa che mi fa più male è quando una persona mi ferma, è stata più di una persona, per dirmi che ai play-off non ci vogliamo andare per via dei lavori allo stadio. Noi viviamo di risultati. Chi è che non vuole raggiungere i massimi livelli? Anche perché quando si arriva dentro la griglia dei play-off tutto può succedere. E quindi questo sogno non ce lo possiamo togliere né noi né la città che lo merita. Il messaggio che voglio mandare è: la squadra è in un momento di difficoltà, però non ci dimentichiamo che per tutto l’anno ha dato delle grandi soddisfazioni. La gente ci ha supportato tutto l’anno. Questo non è il momento dei processi, è il momento di starci vicino e dare ancora di più e dobbiamo raggiungere quell’obiettivo che all’inizio non era nostro”.

Calo della squadra “Sinceramente non me lo aspettavo, ma, inconsciamente, qualcosa abbiamo perso: non mi aspettavo di perdere così tanti punti. Pensavo magari, a questo punto, di avere gli stessi punti della Juve Stabia, di stare più tranquilli e poter già pensare alla griglia dei playoff e a come arrivarci nel miglior modo possibile. Oggi, comunque, siamo ancora lì a giocarci una buona posizione”.

Il momento di stare uniti “Sappiamo com’è il calcio: basta una partita per far tornare quell’entusiasmo che, magari, nell’ultimo mese e mezzo si è un po’ affievolito. Però non dobbiamo perderlo, quell’entusiasmo, soprattutto da parte della città, perché la squadra avverte la vicinanza della gente, che non è mai mancata. Questo è proprio il momento in cui il sostegno deve essere ancora più forte, perché la squadra ha bisogno del supporto della propria gente. Il popolo di Catanzaro ha un amore viscerale per questi colori e per questi ragazzi: questo deve essere l’arma in più per affrontare al meglio il finale di stagione. A fine campionato si arriva anche un po’ stanchi, ed è proprio in quel momento che, tutti insieme, possiamo ritrovare quel qualcosa in più che basta per centrare i playoff, e poi, una volta dentro, ci si libera e si gioca al massimo”.

Calo e consapevolezza “Nel calcio non esiste una ricetta giusta: non si sa mai davvero il perché delle cose. Il motivo, oggi, potrebbe essere che una squadra, dopo aver performato in modo incredibile per otto mesi e aver ottenuto risultati importanti - come la bellissima vittoria a La Spezia - se poi in otto partite fa solo cinque punti, può dipendere da fattori fisici oppure da un calo di fame agonistica. Dobbiamo ringraziare che stiamo parlando di difficoltà all’interno di un percorso comunque positivo, e non di problemi più gravi. E di questo dobbiamo rendere merito ai ragazzi, che ci hanno portati fin qui. Oggi possono esserci molte componenti in gioco: può trattarsi di stanchezza mentale e si tratta comunque del nostro unico vero momento negativo”.

Il ritiro “È frutto della consapevolezza da parte dei ragazzi di sapere che non è un momento facile. È un’occasione per stare tutti insieme, per parlare faccia a faccia invece di restare sempre al telefono, come succede quando si torna a casa. È una scelta presa di comune accordo: per me non c’è nessuno da punire, c’è solo bisogno di ritrovarsi un po’, di passare più tempo insieme, di fare due chiacchiere o magari una partita a carte - che ormai non si usa quasi più - giusto per dire una banalità, invece di stare sempre attaccati al telefono appena si entra nello spogliatoio. Il calcio è cambiato completamente, sotto ogni aspetto. E allora dico: anche i ragazzi hanno fatto un gesto importante, insieme al capitano e al mister. Hanno deciso di anticipare il ritiro, il che dimostra che tengono davvero a questo grande obiettivo e solo insieme possiamo venirne fuori”.

Ultime due sconfitte “Ieri abbiamo incontrato una squadra, la Juve Stabia, che ha battuto tante squadre forti e si trova al quinto posto con merito, già qualificata ai playoff da neopromossa. Nelle ultime due gare abbiamo perso contro due grandi squadre: non sono attenuanti, non sono scusanti. Per me il rigore di ieri era netto, non capisco perché non sia stato dato, in ogni caso ieri abbiamo perso meritatamente. Il Catanzaro ha dimostrato in passato di andare a vincere su campi difficili e con squadre importanti, costruite con ambizioni diverse dalle nostre. La squadra deve dare un segnale per dire che noi ci siamo e vogliamo chiudere la pratica”.

Responsabilità verso i tifosi “Se un giocatore si comporta male, la società prende provvedimenti. Se siamo andati in ritiro, è anche perché i ragazzi hanno dimostrato di avere senso di responsabilità verso tutte quelle persone che fanno chilometri, spendono soldi, e ci seguono sempre. Anche a Mantova il nostro primo pensiero è andato a loro: hanno fatto migliaia di chilometri, speso denaro e la partita non si è nemmeno giocata. Eppure, rimettono mano al portafoglio e ripartono per un’altra trasferta. Con la squadra parlo sempre, cerck di restare sempre vigile, anche sugli atteggiamenti, ma i ragazzi, anche adesso, si allenano con impegno. È chiaro che qualcosa sta venendo meno, è oggettivo e su questo non ci sono dubbi. Quello che possiamo dire alla gente è che ce la metteremo tutta per onorare i loro sacrifici, ma anche i nostri: è vero che i calciatori guadagnano e stanno bene, ma vivono lontani dalle famiglie e fanno sacrifici. Questo è un mestiere che comporta responsabilità e, oggi più che mai, deve essere rivolta a un popolo che vive per questa maglia. Insieme a loro dobbiamo tornare a offrire prestazioni che sappiano farli esaltare, ancora una volta”.

Illazioni sul non voler partecipare ai playoff “La proprietà del Catanzaro, la famiglia Noto, è una famiglia catanzarese. Come si può pensare che un presidente mi chiami e mi dica: “Sai, potremmo andare ai playoff, ma…”? Che dovrei fare? Chiamare un giocatore e dirgli: “Sai, potremmo andare ai playoff, ma forse è meglio di no”? Ma ci rendiamo conto di cosa si dice? Questa è una proprietà catanzarese, che investe denaro e composta da veri tifosi. Non esiste una società che non voglia raggiungere il massimo, perché se riesci a compiere un miracolo e andare in Serie A, anche se retrocedi dopo un anno, entri comunque nella storia: hai portato il Catanzaro in A. E ti cambia la vita. Tutte queste voci che girano non hanno senso. È impensabile che una proprietà vada da un direttore e gli dica di non provarci, è la cosa più grave che possa sentire. Questo popolo deve capire che questa squadra, questa società, questi dirigenti vogliono arrivare il più in alto possibile e possiamo farlo solo tutti insieme. Domenica potremmo restare a cantare fino alle otto di sera, perché potremmo aver raggiunto qualcosa di incredibile. Se fino ad oggi il presidente diceva: “Siamo in 10.000”, domenica vuole che siano 15.000, perché è una partita importantissima. Tutto il resto non conta. Il passato non conta più. Conta solo oggi”.

Riflessioni sul mercato estivo “Sono riflessioni che, a mio avviso, rappresentano delle grandi mancanze. Questa era una squadra che andava completata, non rivoluzionata. Non abbiamo mai messo in discussione i “vecchi” e loro hanno risposto con professionalità: ho sempre detto che, se chi aveva fatto bene l’anno scorso fosse riuscito a mantenere certi valori, come poi è successo, si sarebbe potuto fare un ottimo campionato. E così è stato. Abbiamo cambiato un portiere che per un anno intero ha dimostrato il suo valore. Abbiamo inserito Bonini, Quagliata nel mercato di riparazione, Ilie: abbiamo completato la rosa. Pittarello ha segnato poco, è vero, ma combatte su ogni pallone. Quando stavamo bene, abbiamo avuto anche diversi infortuni, e questo fa parte della stagione. Il calcio moderno, con ritmi così elevati, purtroppo porta spesso a problemi muscolari. Onestamente, questo confronto con il passato non mi piace, lo ritengo fuori luogo. Penso invece che siamo arrivati a un momento di grande difficoltà e che abbiamo fatto un mercato basandoci sugli equilibri societari e non si può attribuire ogni responsabilità al mercato. Io sono pronto a mettermi in discussione in tutti i modi. Ma oggi, dove siamo? Se avessimo fatto ancora meglio, magari saremmo stati nei primi due posti. Ma ricordiamoci che rispetto a chi ci sta davanti abbiamo un gap economico importante”.

La forza dello spogliatoioLo spogliatoio è la forza della squadra ed è sempre stato unito. È normale che i risultati aiutino: quando si vince, si sta meglio e si riescono anche a mascherare eventuali problemi tecnici o limiti nella rosa. Quando si crea alchimia, va tutto bene. Ma se iniziano a mancare i risultati, allora si mette tutto in discussione. Il vecchio gruppo ha rappresentato lo zoccolo duro su cui costruire questa stagione, che per me è stata finora strepitosa e proprio per questo motivo non dobbiamo buttare tutto all’aria. C’è la massima coesione tra tutti. A inizio stagione, se ci avessero detto che il 2 maggio saremmo stati al sesto posto, ci saremmo buttati dal quinto piano dalla gioia. Oggi, però, è giusto analizzare, è un momento difficile, ma non c’è nessun problema nello spogliatoio o con l’allenatore. C’è stata una grande alchimia fin dal primo giorno, e quella deve restare il nostro punto di forza”.

I tanti infortuni “Ne parlo spesso con lo staff. Abbiamo vissuto momenti complicati, come a Carrara, dove siamo scesi in campo con un solo esterno disponibile. A inizio anno avevamo quattro esterni, più Cassandro che poteva adattarsi, e ci siamo ritrovati con uno e mezzo. Abbiamo perso D’Alessandro per due mesi, e sappiamo che con i suoi ritmi avrebbe potuto dare quel brio in più. Buso ha avuto problemi fisici di natura diversa e non siamo riusciti a utilizzarlo come avremmo voluto, ma quando è stato disponibile ci ha dato una grossa mano. Non abbiamo avuto tutti al massimo della forma per tanti motivi. Se analizziamo il campionato, gli infortuni colpiscono tutte le squadre. A volte, però, accadono nella stessa zona del campo e allora diventano più visibili. Marzo e aprile sono i mesi peggiori sotto questo aspetto”.

Il tema dei social “Possono incidere tanto. Io dico loro di non guardare. Il tifoso ti elogia quando va tutto bene, ma quando va male ti critica e qualcuno lo fa anche in modo offensivo. Chi legge si può risentire. Io non ho social e sto meglio così, percepisco solo quello che mi dicono per strada. Siamo in democrazia, ognuno dice quello che pensa nei limiti del rispetto. Meno si legge, meglio è”.

Operazione Ilie “È un calciatore forte che ha dimostrato il suo valore: anche ieri, in una partita difficile, ha dato quel qualcosa in più. Si tratta di un’operazione complicata e faremo le valutazioni a tempo debito. A gennaio abbiamo colto un’opportunità favorevole e ci è andata bene”.

La difesa: la forza della squadra che sta mancando “Nell’ultimo periodo abbiamo preso troppi gol, prima eravamo una delle migliori difese. Non è colpa dei difensori, si difende in undici e si attacca in undici. Prima c’era più voglia di non prendere gol. Mi ricordo la partita con la Spezia: abbiamo difeso col naso e coi denti. Oggi quella caratteristica sta mancando. È oggettivo: stiamo prendendo una media di 2-3 gol a partita. La forza della squadra è stata di non voler prendere gol, quindi non è la difesa ad aver perso quella voglia di non prendere il gol. La voglia di non prendere il gol è di tutti, non solo dei difensori”.

Primi tempi sotto tono “Sull’approccio alle gare bisogna intervenire. Non si possono lasciare punti per strada, perché ti può cambiare il percorso di una stagione e anche di una carriera”.

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