“Il giardino del Medio Oriente” raccontato da Vincenzo Speziali

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Vincenzo Speziali
  17 luglio 2021 11:24

di VINCENZO SPEZIALI


Se dovesimmo parafrasare la parabola di Gesù sul "figliol prodigo", il rientro di quest'ultimo nella casa, sarebbe per i libanesi, il ritorno alla normalità, mentre per il festeggiamento, invece di uccidere il vitello grasso, si dovrebbe applicare l'eliminazione - non certo cruenta, bensì politica - di due nefasti incompetenti, ovvero l'attuale Presidente della Repubblica, Michel Aoun e il rifiutante Presidente del Consiglio dei Ministri, Saad Hariri, già ex Premier e a sua volta sconsolatamente sprovveduto, nella pratica e nella materia della politica (d'altronde non stiamo parlando di uno statista, bensì di un affarista fallito, che ha dilapidato l'eredità finanziaria lasciata, a lui, da suo padre).
Il Libano, personale patria d'adozione, nonché terra di mia moglie e dei miei figli, è sempre stato considerato, "non un Paese, bensì un messaggio" (S. Giovanni Paolo II, 1998), anzi il giardino del Medio Oriente, purtuttavia con le sue insite frammentarieta', a sfondo religioso. 
Il popolo, però è pacifico, laborioso, creativo, fatansioso, gioioso, nel suo essere che scorre e nell'affrontare il dolore (oltre le difficoltà dell'area, in cui si incastra questo Stato poliedrico, comunque amante della vita), anche in mezzo a problematiche e perigliosi scontri, facendo, appunto del Libano, la cassa di compensazione delle tensioni regionali e "regolando i conti"  - dei Paesi confinanti o delle così dette potenze regionali - sulla pelle di questa gente, la quale ti accoglie con il sorriso e mai, mai, mai, ti abbandona. 
Le persone, di tale angolo di mondo (o per meglio dire, di paradiso, che fu e che deve tornare ad essere), osservano sconcertate le diatribe di questi due presunti e nauseabondi dioscuri, a loro volta capibastone pro tempore, di una classe politica indegna, assolutamente priva di senso dello Stato, del dovere, della responsabilità e dell'amore patrio: piccoli uomini, abbarbicati nei loro fragili fortilizi, che consapevolmente o meno, tentano di raschiare il fondo del barile, per le loro miserrime ruberie, sulla pelle di coloro, cioè i libanesi, i quali sono ben oltre costoro, anzi, stanchi, stufi e uniti, hanno deciso di superare le divisioni, settarie e religiose! 
È l'ennesimo miracolo del Libano, che pur nella tragedia attuale affronta, grida e osanna il senso della vita, il suo voler vivere, ribadendo pervicacemente, il diritto ad esistere, così, normalmente, ben oltre la crisi sanitaria, sociale, economica e finanziaria - emersa, drammaticamente, in questi ultimi giorni, ma già incominciata il 18 Ottobre 2019 - e di cui responsabili si trovano ad essere, agli occhi dei cittadini e dell'opinione pubblica planetaria, i reietti del feudalismo in capo al Paese dei Cedri. 
Purtroppo, ci troviamo di fronte alla "macelleria di un popolo", ovvero all'ultimo "martirio di una nazione", eppure intorno a questa tragedia, molti continuano a tacere, nonostante le prese di posizione e i richiami della Santa Sede, con il Papa in testa, significando, ancora una volta (per l'ennesima volta) quale grande e unica autorità morale (e politica) sia il Vaticano. 
L'allarme è reale, poiché persino Israele accentua la sua preoccupazione e manifesta disponibilità di aiuto e assistenza umanitaria, pur avendo, con il confinante Libano, uno stato di guerra permanente e nemmeno un armistizio firmato. 
Mi auguro che la comunità internazionale si faccia sentire, con l'Italia e la Francia, in prima linea (visti i legami storici, economici e militari), non abbondonando questa mia seconda patria e la sua gente, in quanto anche "noi" libanesi abbiamo diritto ad un'esistenza, nella quale l'identità di ciascuno offre rifugio e tolleranza per il credo fideistico dell'altro. 
La gente è pronta, chiede aiuto, con dignità e consapevolezza, al mondo, affinché li supporti nello sbarazzarsi di questa immonda e immorale, apolitica e aconfessionale, pesudo classe dirigente, che risulta abusiva delle istituzioni, senza capire o voler intendere, come la rabbia degli oppressi li spazzera' via, al pari dei Siriani, scacciati a furor di popolo e senza sangue, nell'indimenticabile 2005: a proposito e con orgoglio, io ero già lì. 

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