di IACOPO PARISI
La memoria non è solo un esercizio commemorativo, ma un atto di consapevolezza per evitare che le tragedie del passato possano ripetersi. Con questo spirito si è svolto un incontro significativo in occasione del Giorno della Memoria, organizzato dall'associazione ANPI e dall'Istituto "Siciliani-De Nobili" rappresentato dalla Dirigente Filomena Rita Folino presso la sala convegni del museo MUSMI a Catanzaro. L’evento, moderato dalla giornalista Mariarita Galati, ha visto la partecipazione di studenti, docenti e figure istituzionali, con momenti di riflessione arricchiti dalle esecuzioni musicali del violinista Luciano Spagnolo.
Il presidente dell’ANPI, Mario Vallone, insieme alla Dirigente Filomena Rita Folino hanno aperto l’incontro presentando la giornata e sottolineandone l’importanza come occasione di memoria e impegno collettivo.
L’assessore alla Pubblica Istruzione Nunzio Belcaro ha ricordato l'importanza di trasmettere questi insegnamenti nelle scuole: “Non può essere una giornata qualsiasi per chi ha la missione di educare. L’Olocausto è stato un momento unico nella storia, segnato da una volontà assoluta di sopprimere la diversità.” Anche Donatella Monteverdi, assessora alla Cultura, ha condiviso ricordi personali e riflessioni sulla necessità di tramandare la memoria: “Il bene più prezioso che l’Occidente doveva conservare era la libertà, come ricordava Churchill. Oggi, più che mai, dobbiamo pensare con la nostra testa, senza farci condizionare da chi vuole imporre idee discriminatorie o dominanti, i cosiddetti ‘super uomini’.”
Un tema di grande impatto ha riguardato la persecuzione delle persone con disabilità durante la Shoah. Mario Vallone ha raccontato episodi di discriminazione quotidiana dell’epoca nazista, collegandoli alla necessità di combattere i pregiudizi che ancora oggi possono colpire chi è diverso: “I disabili venivano sterminati perché considerati un peso per la società. Questo ci deve spingere a riflettere su come promuovere una società realmente inclusiva e attenta ai diritti di tutti.”
Maria Consuelo Hafiz, dottoranda in “Migrazioni, Sistemi Sanitari Europei e Tutela dei Diritti Fondamentali”, ha posto l’accento sull’attualità delle discriminazioni: “Il vero problema è che ci siamo abituati alla violenza, anche mediatica. Sta a voi giovani costruire un pensiero dal basso, per cambiare la narrazione e superare gli stereotipi.”
La testimonianza della professoressa Elisa Viapiana, nipote di un internato militare italiano, ha portato un’emozione profonda: “Ciò che devastava mio nonno era l’assenza di speranza. Il suo senso di colpa per essere sopravvissuto si è trasformato in una spinta a vivere con forza, un esempio per tutti noi.” Questo percorso interiore, dal senso di colpa alla rivalsa, è diventato simbolo di resilienza e orgoglio, mostrando come la memoria non sia un atto passivo, ma una potente arma contro l’indifferenza.
Vallone ha concluso l’incontro con una riflessione amara ma realista sull’efficacia del Giorno della Memoria: “Dopo 25 anni dall'istituzione di questa giornata, le ricerche su Google si impennano il 27 gennaio, per poi scemare nei giorni successivi. Questo dimostra che non possiamo relegare la memoria a un solo giorno. Il rischio è considerarla come un rituale sterile. Dobbiamo riconoscere il male in tutte le sue forme, perché tragedie simili possono ripetersi. Basta guardare ai conflitti in corso o alle deportazioni dei migranti ancora oggi in atto.” Ha evidenziato che tragedie di quel genere non furono commesse da delinquenti, ma da persone istruite, come ingegneri e scienziati, sottolineando quanto il pregiudizio possa essere radicato. Concludendo con un messaggio di speranza, Vallone ha ricordato la lezione del colibrì di Camilleri: anche un piccolo gesto può fare la differenza.
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