Ha riscosso particolare interesse nel pubblico, ma anche fra le più alte autorità istituzionali, l'intervento del giudice della Corte Costituzionale Francesco Saverio Marini, nel momento in cui ha ricevuto a Pentone il premio dall'Associazione Viva Vitalità Italiana Calabria, presieduta da Amerigo Marino, che gli è stato consegnato dal prefetto di Catanzaro Castrese De Rosa, nel corso della cerimonia moderata dal giornalista professionista Luigi Stanizzi. Presenti le massime autorità istituzionali e militari, il presidente della Provincia Mario Amedeo Mormile, il sindaco Vincenzo Marino, il famoso scultore Luigi Verrino. Ha curato il sistema comunicazione, il giornalista Francesco Stanizzi che, considerate le pressanti richieste, ha finalmente reperito il testo integrale dell'alto magistrato, messo qui a disposizione dei lettori. Eccolo: "Voglio anzitutto esprimere la mia sincera gratitudine al Presidente dell’Associazione, all’Associazione, al Maestro Affidato, con il quale spero di avere prossimamente occasione di complimentarmi e di ringraziarlo di persona, al Prefetto che ha avuto la cortesia di premiarmi e per le bellissime parole che sono state spese nei miei confronti, che vanno ben oltre i miei meriti, e, in generale, a tutti coloro che hanno reso possibile questo riconoscimento e questo evento.
Ricevere un premio per il lavoro svolto nel campo del diritto non è ovviamente solo un onore personale, ma l’attestazione di un impegno collettivo, che coinvolge i miei Maestri, i miei collaboratori e tutti coloro con cui nelle varie vesti professionali ho avuto l’occasione e l’opportunità di lavorare. Un impegno collettivo che abbraccia la trasmissione del sapere, la giustizia, le tradizioni culturali e familiari e il servizio alla comunità. Da giudice Costituzionale a presidente del Consiglio regionale, a sindaco, a presidente di associazione del terzo settore vale sempre il principio che dedicare tempo alla collettività, al bene comune, alle esperienze degli altri, e in particolare di coloro che sono stati meno fortunati, ascoltare le loro storie e lavorare assiduamente per migliorare la qualità della vita delle persone e trovare soluzioni eque è ciò che rende così gratificanti l’attività politica, come la funzione di giudice costituzionale o l’attività di professore o di avvocato.
Si tratta peraltro di un premio, non solo opera di un grande artista, ma che viene conferito da un’associazione che ha una denominazione molto evocativa: Viva Vitalità Italiana e che fa pensare ad una tradizione culturale e nazionale, come è quella italiana, attiva e dinamica. Premetto che non sono un tipo cerimonioso. Anzi, ho sempre rifuggito questo genere di eventi. Il mio attuale ruolo, di giudice costituzionale, mi impone di partecipare a diversi incontri istituzionali, ma devo confessarvi che svolgo questa attività con grande sforzo e senso del dovere e di sacrificio. Ho infatti una grande passione per il diritto, per le problematiche giuridiche e per l’approfondimento scientifico, ai quali dedico le mie migliori energie, ma meno, molto meno, trovo stimolanti le attività puramente cerimoniali o celebrative. Questo non significa che non comprenda l’importanza degli incontri istituzionali o delle cerimonie pubbliche, ma credo che non rientrino nelle mie corde o siano confacenti al mio carattere, tendenzialmente schivo e riservato. Ciononostante, ho accolto con grande piacere l’invito del Presidente Marino per almeno tre motivi. I primi due hanno carattere personale e il primo non può che riguardare la mia famiglia che ha origini calabresi, e pentonesi in particolare, delle quali non solo io, ma tutti noi Marini andiamo particolarmente fieri. Aspetto che sono convinto vorranno testimoniare anche i miei fratelli qui presenti, che hanno avuto la fortuna di vivere più da vicino e per maggiore tempo il legame con la terra d’origine e il rapporto con nostro nonno, le cui origini sono appunto pentonesi. Una specifica menzione all’interno della famiglia non la posso, però, non riservare, in questa occasione e in questa sede, a mio padre, che ha ottenuto un prestigioso riconoscimento da parte del Comune di Pentone qualche anno fa. Mio padre, come spesso accade nei rapporti familiari, ha avuto un ruolo cruciale nello sviluppo della mia personalità e, vista l’identità di interessi culturali, nella mia formazione professionale. Ogni passo che ho fatto nella mia carriera è stato ispirato e supportato dai consigli e dall’esempio di mio padre, una persona straordinaria, le cui intuizioni, la cui dedizione alla cosa pubblica, il cui alto senso istituzionale mi hanno ispirato a dare sempre il massimo nel lavoro. Ho avuto la fortuna di ripercorrere una buona parte della sua carriera professionale, dalla laurea in giurisprudenza, alla professione di avvocato, alla cattedra universitaria, al ruolo di prorettore e, da ultimo, alla carica di giudice costituzionale.
Questo premio si inserisce, in fondo, in quel percorso, caratterizzato da una fortuna superiore alle attese. Percorso che ho seguito anche in ragione del legame affettivo con mio padre che va ben oltre l’ammirazione intellettuale e professionale. Il secondo motivo riguarda tre amici carissimi che sono qui presenti, due dei quali, Giuseppe e Renato Marini, sono anche miei fratelli, e il terzo, Ulisse Corea, è come se lo fosse. Nella medesima formazione eravamo presenti proprio in questa sede alla consegna del premio a mio padre qualche anno fa, e sento di dover esprimere la mia gratitudine non solo per essere qui presenti anche oggi, ma perché ho condiviso con loro per intero la mia crescita umana e professionale, anche in termini di consigli e di supporto. Abbiamo vissuto insieme una straordinaria esperienza, che è stata quella di sviluppare lo studio professionale, fondato oltre mezzo secolo fa da mio padre, e che ha coniugato e coniuga - e lo posso dire visto che adesso non ne faccio parte - un’eccellenza tecnico-professionale con una grande dedizione e attenzione alla persona. Questo - ed è uno degli aspetti più qualificanti della mia carriera nel mondo del diritto - ha consentito di creare un gruppo di amici e di professionisti che lavorano instancabilmente ogni giorno, non solo e non tanto per massimizzare il fatturato secondo mere logiche di mercato, ma ben prima per proteggere i diritti degli individui e, più in generale, per promuovere la giustizia. Il terzo motivo, non in ordine di importanza, riguarda proprio l’associazione che oggi mi conferisce il premio e il Comune di Pentone che ci ospita nella sala consiliare. L’associazionismo, soprattutto quello legato al terzo settore e alla realizzazione di interessi collettivi e generali, merita la più ampia considerazione, tanto a livello sociale quanto a livello giuridico, rappresentando una forma di attuazione di uno dei principi di base della nostra Costituzione, cioè il principio della cosiddetta sussidiarietà orizzontale. L’ultimo comma dell’articolo 118 della nostra Costituzione impone infatti a tutti gli enti territoriali, Stato, regioni, città metropolitane, province e comuni, di favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà.Questo premio che mi viene conferito dall’Associazione è, dunque, per me un riconoscimento di grande prestigio ed ha un forte significato evocativo, anche per le finalità che persegue l’Associazione, che sono, tra le altre, quelle di valorizzare i calabresi e questi luoghi che hanno dato i natali ai miei avi e nei quali affondano le mie radici familiari. L’appartenenza territoriale, il richiamo della terra, l’attenzione per i legami familiari sono valori essenziali e fondanti della convivenza civile. Sono valori morali prima ancora che giuridici. Valori che la nostra Costituzione ha fatto propri, in una molteplicità di norme: da quelle sui diritti della persona nelle organizzazioni sociali nelle quali si sviluppa la propria personalità, al principio del decentramento, alla tutela della famiglia o alle norme sulla nazione e sulla cittadinanza. Purtroppo, sono valori che stanno attraversando una gravissima crisi, in parte collegata alla globalizzazione e a una generalizzata perdita identitaria. I motivi di questi fenomeni sono molteplici e almeno in parte sono dovuti alle esigenze delle grandi imprese multinazionali. Queste imprese sono, infatti, favorite da un’omogeneizzazione dei mercati e dunque appunto da un superamento delle dimensioni territoriali, locali e nazionali.
Ben vengano allora queste iniziative che, senza condurre battaglie velleitarie e anacronistiche, vanno virtuosamente in una direzione opposta. Apprezzamento che si estende all’intera attività degli enti territoriali della Calabria, dal Comune alla Regione e al loro impegno per la cosa pubblica che i rappresentanti qui presenti riservano nella loro attività istituzionali. Associazioni private e soggetti pubblici che in un approccio condiviso e collaborativo si trovano, nella stretto legame con la cittadinanza e con il territorio, a dover quotidianamente costruire e preservare quel legame tra le istituzioni e gli elettori sul quale vive la democrazia. Concludendo - sono le ultime parole del giudice Costituzionale Francesco Saverio Marini - grazie ancora per questo straordinario onore. Questo bellissimo premio mi motiva a continuare a lavorare con passione e determinazione. Grazie". Applausi scroscianti, scaturiti dal cuore e dalla mente di tutti i presenti. Oltre a Francesco Saverio Marini, nato a Roma il 28 aprile 1973, terzogenito del già presidente della Corte Costituzionale Annibale Marini, sono stati premiati i fratelli prof. avv. Giuseppe e Renato Marini, università di Tor Vergata Roma. Un autentico privilegio avere assistito a questa cerimonia di premiazione, dove il futuro della storia del nostro Paese si è concretizzato alla presenza di pochi eletti attenti e sensibili, seppure in una realtà decontestualizzata. Grazie al presidente Amerigo Marino, al socio fondatore Marcello Tarantino, al giornalista Francesco Stanizzi che ha l'impegno e il merito di diffondere "a tappeto" la notizia anche all'estero.
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