di FILIPPO VELTRI
C’è anche una Calabria diversa, lontana dagli stereotipi che la dipingono vittima inerme (se non addirittura complice) della malavita, c’è una Calabria che ha saputo – e sa – alzare la testa e ribellarsi, una terra che non ha paura di guardare in faccia il male e affrontarlo. È questa la Calabria che Danilo Chirico racconta nel libro appena edito da Rubbettino “Storia dell’antindrangheta”.
Il libro ricostruisce per la prima volta i movimenti per l’occupazione delle terre, le lotte politiche e per il lavoro, le vertenze ambientaliste, le denunce della Chiesa, i conflitti sociali, i cortei studenteschi, le vicende personali e collettive di tutti coloro che in Calabria hanno combattuto la criminalità organizzata dal secondo Dopoguerra ad oggi. Ripercorre anche i fatti della “strana” storia della Marcia della Pace “Perugia-Assisi” che – unica volta in 60 anni – nel 1991 si tenne fuori dall’Umbria. Si trasferì in Calabria per la storica manifestazione “Reggio-Archi”. Quel giorno decine di migliaia di persone provenienti da ogni parte dello Stivale sfilarono contro la ’ndrangheta costruendo una pagina significativa della storia della Calabria e aprendo la stagione dell’antimafia sociale italiana che si consoliderà dopo le stragi del 1992.
Questo di Danilo Chirico è il primo libro mai scritto sull’antindrangheta.
«Adesso anche l’antimafia calabrese ha il suo libro come lo ha avuto da lungo tempo, da un ventennio a questa parte, l’antimafia siciliana – scrive Enzo Ciconte nella prefazione al volume – Quello di Chirico è un merito importante perché chi leggerà il libro vedrà venire incontro fatti minuti, sconosciuti ai più, fatti importanti che sono stati dimenticati, eventi dirompenti che hanno lasciato una traccia duratura e permanente».
Quella dell’antindrangheta in Calabria non è una storia marginale che vede protagonista qualche giovane isolato con il pallino della contestazione. Enzo Ciconte ricorda nella già citata prefazione come il movimento delle gelsominaie, le lotte per la terra e il lavoro, le battaglie politiche e sindacali, la presa di coscienza via via crescente della Chiesa “precedono l’impegno della magistratura. Anzi – annota lo studioso – mentre avveniva tutto ciò c’era una magistratura chiusa, ottusa, che girava la testa dall’altra parte, pavida, impaurita o collusa. È merito di questo movimento ampio, pulviscolare, profondo se dentro la magistratura è cresciuta una nuova consapevolezza e s’è andato affermando l’orgoglio di combattere per cambiare il destino di questa terra mentre prima c’erano posizioni disperate e disperanti che affermavano l’impossibilità di sconfiggere la ‘ndrangheta che si sarebbe battuta solo quando l’umanità si sarebbe spenta».
Il libro di Chirico non è però solo una celebrazione del mondo dell’impegno sociale calabrese da cui lo stesso autore peraltro proviene, ma ne analizza anche le miserie, le divisioni provando a indicare anche una rotta per uscire dalla crisi in cui si trova oggi il movimento antimafia calabrese e italiano.
Danilo Chirico (Reggio Calabria, 1977) è giornalista e scrittore. È stato autore di programmi di informazione per Rai Uno, Rai Tre, MTV, Laeffe TV, repubblica.it, Radio Tre. Ha lavorato per giornali, riviste e agenzie di stampa parlamentare. Ha pubblicato il romanzo Chiaroscuro (Bompiani 2017) e sceneggiato la web serie Angelo (Raiplay). È autore di libri sulle mafie tra cui Il caso Valarioti.
Nel 2011 con Dimenticati. Vittime della ’ndrangheta ha vinto il premio “Indro Montanelli - Giovani”. È presidente dell’Associazione daSud.
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