di SERGIO DRAGONE
In quasi tutte le università del mondo si sono svolte manifestazioni studentesche a favore del popolo palestinese e per invocare la fine dell’orribile conflitto di Gaza. Anche sulle colline di Arcavacata, davanti al rettorato dell’Unical, sono spuntate le tende che simboleggiano la resistenza del popolo palestinese.
Tra le poche eccezioni c’è l’UMG di Catanzaro dove – spero di sbagliare, ma non trovo tracce di notizie sul web – non è stata organizzata alcun tipo di manifestazione per dire stop al genocidio. Di tende nemmeno l’ombra.
Tale circostanza rafforza un mio vecchio convincimento: il movimento studentesco universitario a Catanzaro non esiste o, se esiste, è talmente impalpabile da non essere segnalato dai radar.
Anni fa annotai un’altra clamorosa anomalia. Unico caso al mondo, gli studenti dell’UMG non solo non contestavano i vertici accademici, come fanno i loro colleghi dell’UNICAL e di tutti gli altri atenei italiani, ma addirittura firmavano comunicati e note a sostegno del rettore.
Nell’acceso dibattito sul ruolo e sul futuro dell’UMG, scatenatosi in questi giorni su un piano squisitamente politico, è mancata una riflessione su questo aspetto a mio parere non secondario perché il vero e autentico patrimonio delle università non sono i docenti – o quanto meno non solo quelli – ma soprattutto gli studenti.
Senza la spinta dei ragazzi, senza le loro critiche aspre e genuine, senza una loro partecipazione attiva alla vita dell’ateneo, l’università diventa solo un esamificio.
Le polemiche sull’UMG – e di riflesso sull’UNICAL – riguardano l’egemonia della politica sulle università che dovrebbero, almeno sulla carta, essere autonome. C’è chi sostiene che l’UMG sia una costola del PD e chi sussurra di una vicinanza del rettore di Arcavacata al governatore Occhiuto e quindi a Forza Italia. Lo scambio di accuse, peraltro a tre settimane dalle elezioni, impedisce una riflessione seria e approfondita.
Certo, l’UNICAL viaggia molto più speditamente dell’UMG, anche perché ha una visione più internazionale e uno sguardo più attento alle nuove tecnologie, soprattutto quelle applicate alla medicina.
L’UMG tende ad una difesa al ribasso, lasciando la leadership ad Arcavacata, ma questo non significa che sia tutta da buttare via perché vi operano fior di ricercatori e docenti e i suoi laureati non mi sembra siano di serie B.
UMG ha commesso un solo e imperdonabile errore. Invece di puntare autonomamente a creare a Catanzaro un grande centro di ricerca e formazione della medicina del futuro (robotica, metaverso, intelligenza artificiale) ha gentilmente ceduto questa prerogativa all’Unical che, alla lunga distanza, diventerà la più appetibile facoltà di medicina della Calabria e tra le più innovative del Meridione. Perché la medicina del futuro la faranno si i medici, ma avranno sempre più bisogno dei robot, di apparecchiature digitali sempre più sofisticate e quindi dovranno avere competenze ingegneristiche.
E anche in questa occasione, il silenzio degli studenti è stato imbarazzante. Avrebbero dovuto occupare il rettorato, riempire di striscioni le aule, contestare Regione e Comune, davanti ad un obiettivo indebolimento della “loro” università.
Oggi che nelle università italiane, al netto di qualche eccesso, sta riprendendo vigore il movimento studentesco, l’augurio è che anche all’UMG gli studenti riconquistino un loro protagonismo, ponendosi come elemento critico e di spinta, perché l’università è loro e non della politica.
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