Il Marcodì: "Io non sono cattivo"

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Il Marcodì
  01 ottobre 2024 10:03

di MARCO AZZARITO CANNELLA 

Qualche mese fa ho letto un romanzo bellissimo. Lo ha scritto un premio Nobel, talento straordinario, scrittura che definirla creativa è quasi un’offesa, ritmo incalzante ed emozioni a profusione.

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Un romanzo senza nomi, senza paragrafi, con poche virgole e senza punti. Leggerlo non è stato facile, ma la storia era così affascinante che non sono riuscito a staccare gli occhi dalla carta, fino all’ultimo foglio.

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Da lasciarti senza fiato.

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Dopo un centinaio di pagine, un lettore attento capisce anche perché l’autore ha intenzionalmente deciso di non dare nomi e cognomi ai suoi personaggi, uno scrittore in erba come me, si rassegna anche. Non sarà mai così bravo a raccontare le fragilità umane come quel portoghese con gli occhiali spessi e dalla penna così veloce, da sembrare veraSaramago racconta della cattiveria umana in un modo così dannatamente normale che quasi fai fatica a credere che, dopotutto, le parole stampate non sono poi così lontane dalla realtà di tutti i giorni.

Perché non c’è essere, sulla faccia della terra, più spietato dell’uomo.

Certo, direte voi, ci sono animali feroci, che fanno paura, che sbranano le proprie prede senza badare a quanto siano deboli o piccole. Eppure, persino per loro, ho una giustificazione.

Lo spirito di sopravvivenza, quell’istinto innato di rimanere attaccato a questa vita, con quello che si ha. Vale per tutti, ma non per noi. Cosa può mai giustificare la perfidia umana? Onestamente non lo so. Quello che so è che la crudeltà si annida in noi fin dal primo respiro e conosce sempre il modo di reinventarsi.

L’ultimo caso, in ordine cronologico, ha un nome e un cognome, sconosciuto alla stampa, ma che identifica un ragazzino di 17 anni - ancora minorenne - che ha confessato di aver ucciso una donna molto più grande di lui, dopo averla adescata su un sito di incontri.

L’ha uccisa a mani nude, soffocandola, senza nessuna ragione in particolare. Per sapere cosa si prova ad uccidere un proprio simile.

Come una bestia, anzi no. Come un semplice uomo.

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