di MARCO AZZARITO CANNELLA
Venerdì scorso, un bug informatico ha bloccato il Mondo.
Gli aeroporti sono andati completamente in tilt, le banche ed i mercati hanno fatto altrettanto.
Mentre dilaga il fenomeno dell’intelligenza artificiale, uno schermo completamente dipinto di blu, ci ricorda di quanto sia facile, al giorno d’oggi, mandare in crisil’umanità, mettendo in ginocchio l’economia terreste, i trasporti del globo e non solo.
Basta una singola stringa, un singolo codice, una falla di sicurezza ed il crack è servito.
Per fortuna, qualcuno ha pensato bene di lasciare inalterato l’obbligo di usare, nelle scuole, carta e penna. Chissà quanto ancora durerà.
Non ha resistito invece, il programma sportivo della domenica per eccellenza di mamma Rai, 90° Minuto.
Non me ne vogliano i ragazzi di oggi, abituati allo streaming web, alle dirette video, alla pay-tv a Caressa e Pardo, alle app e alla possibilità di vedere tutto e subito, su qualsiasi dispositivo.
Per i millenials, come me, che ricordano bene le tv a tubo catodico, i telefoni con la rotella e perfino quelli a gettoni, l’annuncio del nuovo palinsesto della rete nazionale ha fatto crollare un’istituzione sportiva.
Non vi dico per i nostri genitori. Quelli – per intenderci – che passavano i pomeriggi domenicali con le radioline sulle orecchie, ad ascoltare Bruno Pizzul, Riccardo Cucchi e l’allegra comitiva di “Tutto il calcio minuto per minuto”, per poi correre, pochi minuti dopo il fischio finaledelle partite di serie A, ad incollarsi davanti allo schermo per guardare le azioni salienti che avevano immaginato per quei lunghi e sofferti novanta minuti.
Quest’anno per la prima volta 90° Minuto, verrà spezzettato in due, per seguire le pazze regole del calciomoderno, sempre più business e sempre meno sport.
Chissà cosa direbbe il mitico Bisteccone, alias Gian Piero Galeazzi, conduttore storico del programma e partecipe delle gag che interrompevano, alle sei in punto, la Domenica In, diretta – incredibilmente – dalla sempreverde Mara Venier.
Quanta nostalgia e quanti ricordi.
È il segno dei tempi e non possiamo che arrenderci ai cambiamenti.
Sembra un’altra epoca, invece è solo ieri.
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