Il Marcodí: “Odio l’estate”

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  15 luglio 2024 07:10

 di MARCO AZZARITO CANNELLA

Avrei potuto dedicare questo Marcodì alla politica internazionale e al mitico Joe Biden, evidentemente nonpiù in grado di rivestire il ruolo di presidente degli Stati Uniti d’America e nemmeno di candidato alla carica.

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Lo avrei potuto dedicare al sempreverde Silvio Berlusconi, in grado di movimentare le folle e gli asti delle sinistre (se così possiamo chiamarle) anche da morto. 

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O magari dire la mia sull’abolizione dell’abuso d’ufficio che non è il male assoluto (come qualcuno sostiene), ma nemmeno la panacea di tutti i mali (come qualcun altro afferma a gran voce). 

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Con queste temperature, però, non è il caso di affrontare argomenti così pesanti.

Lasciatemi lamentare in pace, invece, per il caldo, l’umidità, i ciclisti indisciplinati sulle strade statali, la pressione bassa, la puzza di sudore: insomma lasciatemi scrivere in santa pace che odio l’estate.

Non mi interessa niente del mare, della montagna, del lago, io questa stagione non la sopporto proprio e divento ogni anno più intollerante.

E, a quanto pare, non sono il solo.

L’altro giorno è venuto a trovarmi mio cugino. Parlavamo di quanto tempo è passato e di come siamo diventanti, dei lontani ricordi sulla spiaggia, delle roulotte e delle canadesi sulla sabbia. 

Delle lunghe mattinate, passate a cercare tra i granelli della battigia e sotto il sole cocente, i vermi da usare come esche per le nostre canne da pesca (lui era molto più bravo e, ovviamente, fortunato di me, mi pare giusto sottolinearlo). 

Abbiamo sorriso, ripensando a quegli interminabili pomeriggi a piantare i semi delle angurie, all’ombra dei camper, nella speranza (vana) di mangiarne qualcuna alla fine della stagione. 

E ancora di più, quando ci sono ritornati in mente i rimproveri ricevuti per non uscire mai dall’acqua, le storielle delle mani da vecchio e quelle delle labbra blu.

Ci siamo sorpresi di quanto sbagliavamo a ritenere sprecato il tempo trascorso, dopo pranzo, a far finta di dormire, per gentile imposizione dei nostri genitori.

Quelle sì che erano estati. Riuscivo perfino a non lamentarmi. 

A breve lui si sposerà ed io sarò il suo testimone. Meno male che non ha scelto il mese di agosto per la celebrazione. Pensate un po’, è stato questo il nostro primo commento, davanti ad un’acqua tonica gelata e quaranta gradi di temperatura esterna.

Aveva proprio ragione Antoine de Saint-Exupéry. Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano. Per questo motivo, almeno una volta ogni due anni, rileggo il mio Piccolo Principe. 

Non vorrei mai diventare troppo grande e perdere la memoria appresso alle mie lamentele. Non fatelo nemmeno voi.

 

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