di MARCO AZZARITO CANNELLA
A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca. Quel belzebù di Giulio Andreotti non sbagliava, quasi mai.
Perché, mi perdoneranno le più fervide femministe, quelle che “il patriarcato di qui, il patriarcato di là”, la storia è sempre la stessa, dai tempi di Adamo ed Eva e, chissà quanti come me, l’avevano intuita sin dagli albori.
C’è un uomo al potere ed una bella donna che vuole tentare la scalata sociale, scegliendo la strada più veloce. Non ci riesce e parte il gossip da trenta denari (la citazione non è casuale).
La cosa non mi sorprende più di tanto, né mi scandalizza.
Quello che mi sconcerta, in tutta onestà, è l’imbarazzante pressappochismo di un governo – che non amo – che lascia correre e di un ministro, quello della Qultura(Cultura mi sembra troppo), che trasforma un dicastero in una puntata di Temptation Island.
Mi auguro che non siano stati spesi soldi pubblici per le pene amorose dell’ormai ex Ministro, e lo auguro anche a lui.
Aver preso una sbandata, non vuol dire essere un ladro, né una cattiva persona, come qualcuno vuol farlo apparire. A fare chiarezza ci penserà la Corte dei Conti.
Ciò che è certo è che le amanti, più o meno belle, di ministri e governatori, sono sempre esistite. Le famiglie allargate a questa idea pure. Ed i casi giornalistici anche.
Senza voler andare a scomodare gli annali storici della prima Repubblica, così, a memoria, mi torna in mente il caso del governatore del Lazio, Piero Marazzo, persona di enorme spessore culturale, costretto – di fatto – alle dimissioni per una storia extraconiugale, o quello, mai definito, delle famose olgettine o ancora, andando oltreoceano, quello della stagista più famosa del mondo, Monica Lewinsky.
Quello che non ricordo, e penso sia la prima volta che accada in Italia, è che un ministro in carica – fortunatamente dimessosi, dopo più miti consigli – occupi la prima rete nazionale, per dire in lacrime di aver tradito la moglie, cercando di difendersi, alla bell'e meglio, dall’ira funesta della cagnetta a cui ha sottratto l’osso (in questo caso un posto di lavoro ben retribuito e tutti i benefit ad esso connessi).
Ma dove siamo arrivati? Quanto ancora deve scendere in basso la dignità della politica italiana?
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736