di TERESA ALOI
Barbara ha gli occhi belli. Di quelli che ridono, perché innamorati. Della vita, prima di tutto. E della Calabria, dove ci torna, ormai da qualche anno, spinta dal richiamo dell'amore. Sorride quando parla della nostra terra e quel sorriso illumina il suo bellissimo volto. Quando inizia a parlare ogni riferimento sembra il frutto di una consapevolezza profonda conquistata nel tempo.
Nata a Roma, nota per le sue sculture in resina e trame di metallo - ha firmato numerose mostre collettive e personali nei più importanti musei e gallerie italiane ed internazionali - Barbara Salvucci non poteva restare indifferente davanti alle bellezze paesaggistiche della Calabria. Fosse solo per la sensibilità che da sempre, guai se non fosse così, caratterizza l'animo di un artista.
Nasce da qui, quasi per caso, l'omaggio di Barbara alla Magna Graecia. Un omaggio al mare di Caminia, a quello spicchio dai mille blu-celeste-verde, che riflette la splendida scogliera, di granito grigio, di Torrazzo.
E' un quadro di grandi dimensioni, 150x300 centimetri, esposto al Museo MACRO di Roma e presente ancora in una mostra collettiva in Svizzera presso la Galerie L&C Tirelli di Vevey: Barbara ha impresso, come in uno scatto fotografico, un momento di navigazione notturna con il riflesso della Luna sullo specchio d’acqua marina della Baia di Caminia visibile anche al buio.
"Viaggiare è come nascere nuovamente, abbandonare un luogo - racconta - Anche se solo temporaneamente, si tagliano i legami per uscire dal piccolo guscio per entrare in un mondo tutto da scoprire. Una traversata verso mete sconosciute per essere trasformati da qualcosa di nuovo. Ho immaginato questa esperienza come viaggio, metafora di una navigazione durata una settimana. E il mio "Atelier" ha coinvolto lo spettatore in questo viaggio diventato comune".
Una simulazione reale di quello che vediamo durante un lungo viaggio, un momento di riflessione nell’attesa della meta.
Perché per Barbara "non è importante arrivare, ma partire, non è importante seminare, ma raccogliere. I veri viaggiatori partono per partire e basta. Questo mi ha permesso di entrare in relazione con gli altri. La costruzione dell’opera ha implicato una collaborazione come una relazione tra me e il fruitore. Attraverso il percorso creativo collettivo, sono entrata in contatto con altri mondi. Ho conosciuto tante persone e le loro storie. Da vita a vita in un viaggio che porta solo un bagaglio: il cuore".
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