Il Medio Oriente e il ruolo dell'Italia nel commento di Vincenzo Speziali

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Vincenzo Speziali
  10 ottobre 2023 07:44

di VINCENZO SPEZIALI

In queste ore si dipana la 'tragedia del Medio Oriente' e al dire il vero sarebbe l'ennesima, eppure nessuno -dico nessuno!- pensi che un ulteriore 'fuoco' non covi sotto la cenere. Anzi! Come ho avuto modo di ribadire alle nostre autorità -le quali ne erano a conoscenza, epperò ho ben agito nel confermare il tutto- non possiamo, neanche lontanamente, credere che non vi sarà una reazione 'devastante' (a fronte di risposta, circa la quale vi è qualcuno pronto a giudicarla male, in luogo ad altri propensi a giustificarla), proprio da parte di Israele.
 
Parliamoci chiaro: per il Governo di Tel Aviv, l'attacco molteplice, plurivariegato e simultaneo di sabato scorso, rappresenta  il loro '11 Settembre', in quanto il tutto è dimostrato per la 'geometrica potenza di fuoco' -a dirla con le parole di Franco Piperno, seppure utilizzate nel 'celebrare' l'ignobile atto terroristico della strage in cui persero la vita la scorta del Presidente Moro e si diede avvio all'agonia (con annessa prigionia di 55 giorni) del più grande politico e statista italiano- quindi le Forze Armate della 'Stella di David' non avranno alcuna remore nello sferrare un attacco militare 'in grande stile', per di più utilizzando ogni loro sofisticato armamento.
 
Già prevedo come la 'quaestio' non si risolverà con i soli bombardamenti aerei su Gaza, bensì entreranno persino i tank di 'tzahal' (slang acronimo di Forze Armate di Israele) e da quel momento, l'escalation, sarà un crescendo della sinfonia di morte (per tutti, cioè arabi ed ebrei, cristiani e musulmani, israeliani e palestinesi), quasi fossimo ad 'ascoltare' un requiem in 'do maggiore'. Difatti, la 'Striscia di Gaza', non è un luogo comune, poiché con i suoi 360 Km quadrati e una popolazione di circa due milioni di persone, rappresenta l'area con la più alta densità abitativa del Bacino Mediterraneo (circa uno per sei metri quadri), ovvero un dedalo infinito di case, palazzi, discutibili grattacieli, che la fanno divenire, una vera e propria 'giungla urbana' (senza obliare la sua stessa realtà 'metropolitana', cioè i tunnel e i bunker sotterranei).
 
Non sarà facile per nessuna delle parti, poiché in quello spazio così, vi saranno anfratti così, cioè miliziani di Hamas che si barricheranno, nelle abitazioni civili, negli ospedali, nelle scuole, negli stessi ambiti 'Onusiani' (cioè manufatti costruiti dalle Nazioni Unite e con tanto loro di targa), quasi a voler utilizzare gli inermi civili, come scudi umani, nello stesso modo accomunati -per tragica ironia della sorte- agli ostaggi israeliani e stranieri. E comunque, da ciò, non potrà che scaturire un atto di 'solidarierata`' da parte delle altre milizie islamiche, cioè quelle sciite di Hezbollah, le quali attaccheranno sul versante Nord di Israele, forti della loro presenza nel sud del Libano, quindi trascinando in un apocalisse di guerra, financo il 'Paese dei Cedri', tra l'altro in un conflitto che la maggioranza dei libanesi, non solo non vuole, ma non lo sente proprio.
 
È questo, proprio questo, l'aspetto più inquietante, cioè la 'saldatura' tra gli sciiti (il cui 'faro' liturgico, nella religione musulmana, è l'Iran degli Ayatollah) con il sostegno ai sunniti (ovvero la maggioranza dei palestinesi, poiché vi è pure una minoranza composta però da soli cristiani e i sunniti dovrebbero avere quale loro riferimento confessional-islamico, l'Arabia Saudita), ragione per la quale, da ora alle ore prossime ore, prepariamoci al peggio, sempre che... Già, sempre che, non si riesca a mettere in campo una forte, autentica e necessaria, azione politico-diplomatica, ovviamente auterovole e riconosciuta, magari, facendo si, che l'Italia 'giochi in proprio', ma pur sempre in raccordo con i nostri alleati Nato, poiché siamo da sempre visti quali interlocutori credibili ed accettati e ciò gioverebbe al sistema dell'Organizzazione Nod Atlantica di cui siamo parte, così come lo siamo della UE.
 
Essa dovrebbe basarsi su due direttrici, inevitabili e parallele, benché insitamente convergenti: 1) attraverso una figura nominata 'ad hoc' dal Governo Italiano o dalla Presidenza del Consiglio, (ma che sia un politico e non un funzionario diplomatico), dovremmo proprio tentare di cautelizzare il Libano, laddove, per la prima volta nella sua storia, è vacante il Presidente della Repubblica, perciò in sua vece, le funzioni vengono esercitate dal Presidente del Consiglio dei Ministri (difatti non è corretto il termine 'Primo Ministro') e dall'intero Governo, il quale però, a sua volta è dimissionario da tempo immemore (ovvero rimane in carica per gli affari correnti), senza dimenticare come nel pieno di una crisi economica-finanziaria che attanaglia l'intero Paese, è ad interim persino il ruolo del Governatore della Banca Centrale, essendo scaduto a luglio il mandato del titolare dell'incarico di specie (in Libano il Capo dello Stato, il Banchiere Centrale e il Capo di Stato Maggiore, devo o essere per forza Cristiano Maroniti), perciò vi è in corso una reggenza del Vice Governatore.
 
La strategia, tra l'altro, è tanto più necessaria quanto essenziale, poiché se questo Paese, dovesse divenire (purtroppo molto probabilmente!) un campo di battaglia, i quasi due milioni di sfollati siriani, pure un minima parte ipotizzabile in una forchetta del 5-10 per cento (per essere cauti) potrebbero essere immigrati clandestini, da ritrovarci sulle nostre coste; 2) attivare con eguale incarico, un delegato a dialogare con Israele -che per tradizione etnica e di origine linguistica è un Paese 'russofono' ovvero l'unico fuori dai confini dell'ex impero zarista e sovietico (vista l'origine della maggioranza di carattere aschenazita, ovvero gli ebrei provenienti dall'Est Europa, con l'Ucraina in testa, senza dimenticare Polonia e la già disciolta Cecoslovacchia, ad esempio- e tale 'delegato' (sempre politico) dovrebbe 'monitorare' la situazione all'interno dei confini dello Stato ebraico e rappresentare le prospettive nefaste, circa azioni 'cruente', poiché anche alla latitudini di Tel Aviv, il nostro Paese, può fare valere qualche 'credito storico', grazie all'operazione 'Exodus', del 1947, patrocinata da De Gasperi e gestita -su sua delega- da Andreotti.
 
Di cosa trattasi? Presto detto! Quando divenni, alla fine del secolo scorso, Segretario Nazionale del Movimento Giovanile Democristiano, fui messo -lecitamente!- a conoscenza di alcuni dossier storici del nostro Governo, sia inerenti il cogente coevo, sia di quelli passati, poiché il tutto era 'a trazione DC' e comunque, ogni cosa era propedeutica, alla mia formazione e alle responsabilità politiche che andavo assumendo. Difatti, questo era uno degli argomenti principe, poiché al di là e parallelamente alla storica, opportuna e consolidata politica estera italiana a favore delle istanze arabe, siamo sempre stati nella Nato (con la nostra autonomia, supportata da un guizzo di intelligente fantasia, la quale tornava, spesso e volentieri, benché non sempre, di buon gioco a Washington), perciò sin dagli albori della Repubblica, giocammo di sponda con gli americani, facendo 'irritare' il Regno Unito (a cui, formalmente, gli accordi di Yalta, avevano appaltato la 'nostra supervisione').
 
Poiché Londra, immediatamente dopo -in palese contraddizione del 'dichiarato Balfour (Ministro degli Esteri di Sua Maestà Britannica nel 1917, che prevedeva e auspicava la costituzione di uno Stato Ebraico in Palestina)- dicevo poiché la Gran Bretagna, successivamente alla fine della seconda guerra mondiale, non era più tanto favorevole ad un'immaginazione di massa, composta da ebrei (prevalentemente dell'Est Europa), verso il loro Mandato nei territori dell'odierna Israele, ci trovammo innanzi la 'discreta' richiesta dell'Amministrazione America di Truman, che chiedeva centri di 'ponte e smistamento' nel nostro Paese, i quali difatti facemmo in fretta, furia e bene, proprio in Puglia. Ciò era per permettere il passaggio, pure degli ex deportati ebrei, verso la loro meta finale, cioè la  'Terra Promessa', ovvero 'Eretz Yisrael', dove il 14 Maggio del 1948, David Ben Gurion (Primo Ministro del Nuovo Stato), proclamò la nascita ufficiale di Israele.
 
Ecco, persino ciò, senza rinfacciare nulla a nessuno, bensì 'cum grano salis', potrebbe essere la migliore credenziale, da cui fare scaturire un 'perfetto equilibrio della bilancia' a favore dell'autorevolezza del nostro Paese e quindi della pace, tra gli arabi che non ci avvertono colonizzatori e tra gli ebrei, che provano ( certamente!) riconoscenza. Insomma, sapienza costruttiva nella superiorità manifesta di una democristianita` conclamata. E - a qualche improvvido improvvisato - direi: scusate se (non) è poco!
 

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