Il messaggio dei vescovi calabresi in vista delle elezioni: "Eliminare promesse illudenti e provvidenze assistenzialistiche"

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images Il messaggio dei vescovi calabresi in vista delle elezioni: "Eliminare promesse illudenti e provvidenze assistenzialistiche"

  08 agosto 2021 17:05

Di seguito il messaggio degli arcivescovi e vescovi calabresi indirizzato alla politica. 

«La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito, fratelli» (Gal 6,18). Le prossime elezioni regionali, a recupero di una legislatura precocemente interrotta e poi prolungata a causa della pandemia nella fase di reggenza amministrativa, ci offrono l’occasione di rivolgervi, con sentimenti di padri e fratelli, un appello corale, espressione del nostro senso di responsabilità.
Ciò nasce da sincero amore per la Calabria e per la sua devota gente affidata alle nostre cure. Vuole
essere per questo appello dialogico, rivolto particolarmente a tutte le forze sociali, sindacali, finanziarie, economiche, imprenditoriali e politiche. Non vogliamo interferire sull’autonomo percorso di alleanze e schieramenti partitici, ma soltanto, com’è nostro dovere morale, richiamare l’attenzione di tutti sul futuro della nostra casa comune. Consapevoli come siamo della presenza in politica, e nel sociale – che l’anticipa e la fonda – di persone di grande sensibilità civile, di forte rigore morale, di spessore, di competenza, animati dal desiderio di agire rettamente e nella verità e soprattutto a vantaggio del bene comune. Il desiderio dei Vescovi. «A partire da te, intendi i desideri del tuo prossimo/ e su ogni cosa rifletti» (Sir 31,15). Nostro unico desiderio è, dunque, di contribuire alla vita buona e giusta ed alla qualità di vita della Calabria. In questo tempo di pandemia, tale obbiettivo è risultato ancora più stringente; tanti sono stati, infatti, gli aspetti critici venuti in superficie: ritardi, carenze e nodi, molti dei quali ignorati dai
più, ma comunque pubblici e sorprendenti e, proprio per questo, avvertiti con maggiore acutezza dal
nostro popolo.

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La Calabria va continuamente liberata da mali antichi, e curata in modo nuovo, perché le realtà
sofferte nei vissuti di ognuno sembrano scendere dai campanili delle nostre Chiese e versarsi sulle
coste dei nostri mari, metafora di un continuo ritorno, nelle distese di argilla: metafora di movimenti
sempre franosi, di scontro con l’asperità dei monti, simbolo della durezza della nostra storia. Questa
nostra terra, segnata da grandi contraddizioni e contrasti, ha bisogno di risanare, con una terapia
intensiva, l’azione amministrativa e politica, puntando a curare quei mali che non hanno più
l’ossigeno di respiro verso il bene comune; di debellare la sempre vegeta preoccupazione degli
interessi privatistici, per come le cronache degli ultimi tempi ci raccontano.

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Attraverso la sana politica e la sana amministrazione, la Calabria deve riguadagnare fiducia in se
stessa, eliminando promesse illudenti, ma senza fondamento, premesse a elemosine e provvidenze
assistenzialistiche, prime vere minacce alla democrazia e alla dignità degli onesti e, in particolare, dei
più giovani, che aborriscono qualunque forma di assistenzialismo e di corruzione. Permangono,
purtroppo, assistenzialismi spaccianti come “favore” ciò che invece è un diritto della persona e del
cittadino, mentre con la piaga mai spenta del clientelismo si continua ad incrementare e offendere il
ceto degli ultimi, degli scartati e dei senza-diritti, facendo pericolosamente spazio alle forze occulte
deviate e alle mafie.  Vi sono diritti fondamentali che precedono la politica, perché derivano dalla dignità conferita ad ogni persona in quanto creata da Dio. La Calabria ha una storia da preservare, ma ne ha un’altra parallela e contingente da abbandonare.

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È la storia dei bilanci mal fatti – quando non sfacciatamente falsi –, facendo registrare record
negativi a Comuni e Aziende Sanitarie in insanabile dissesto. È la storia dell’assenteismo e della scarsa produttività, che restituisce l’immagine di un insufficiente e deplorevole senso del dovere e di vocazione al lavoro. È la storia di servizio sanitario paurosamente frodato, che ha seminato per anni vittime
inconsapevoli e che attende di essere condannato senza appelli in chi ha sbagliato, o ha
omesso. È la svendita della nostra terra, spesso alla connivenza falsata dal rispetto al malaffare,
immiserendo e deturpando l’immenso suo bacino di bellezza, di energia e di risorse
ambientali. È la persistenza della corruzione in tanti - abito ordinario e sistema di condotta -, sia nello
svolgimento dei pubblici servizi, sia nella pessima prassi dell’assenteismo sul posto di lavoro. Fino a quando durerà lo sfruttamento del lavoro nero? Scegliamo il futuro secondo criteri e principi. «In realtà, noi viviamo nella carne, ma non combattiamo secondo criteri umani. Infatti, le armi della
nostra battaglia non sono carnali» (2Cor 10,3).

Di fronte a tale quadro, ribadiamo anzitutto l’etica della politica come vincolante per tutti, a qualsiasi
schieramento, gruppo o partito si appartenga. Essa consiste: nella ricerca del “vero” bene comune. Al di là degli interessi di parte, per edificare la nuova Calabria di oggi e di domani; nel coltivare la competenza e la responsabilità, in un’epoca fluida; nell’ottica della collaborazione con gli orizzonti della nuova politica governativa nazionale ed europea; nella ricerca di alleanze e strategie collaborative lungimiranti, affinché non si resti irretiti da miopie partitiche, partigiane, colluse, trasversali;  nella rottura con qualsiasi collegamento con le forze diaboliche e malefiche della ’ndrangheta, con altre ad esse colluse e, in generale, con quelle occulte, comunque appartenenti alla criminalità organizzata;
nella vigilanza, che esige il massimo rigore nell’escludere candidature da sottobosco inquinato,
aborrendo tutto ciò che possa essere premessa a future e sicure Commissioni di accesso e
Commissariamenti, sempre in crescente dinamismo e frenante per mesi – a volte per anni – la regolare
e ordinaria amministrazione della cosa pubblica; nella fallimentare pratica di voti di scambio come architrave dei consensi in vista dell’ascesa a ruoli e incarichi di potere, sorretti da una logica oligarchica, offensiva e deprimente. Vanno perciò individuati candidati con competenze tecniche e specifiche, che godano di riconosciuta stima pubblica, noti per specchiate qualità morali, responsabili e motivati, sinceramente amanti del bene comune, in vista del progresso della nostra Regione. Una politica che ispira fiducia può rimotivare il dovere del ritorno al voto della nostra gente, perché ancora una volta non vinca il partito degli astenuti.

I temi sul tavolo.
«Coraggio, popolo tutto del paese - oracolo del Signore - e al lavoro, perché io sono con voi - oracolo
del Signore degli eserciti -» (Ag 2,4). 
Con il supporto delle migliori ed eccellenti intelligenze nel campo della finanza, dell’economia, della
cultura, dell’imprenditoria e dell’innovazione occorre applicarsi sui principali temi che attendono
inversioni di tendenza. In primo luogo, il tema del lavoro, oggi in gravissima crisi, quale effetto della pandemia sociale, seguita alla pandemia sanitaria; in particolare, occorrerà saper gestire il problema dei
cassintegrati, favorire nuove opportunità lavorative, invertire il trend dell’inoccupazione
giovanile, non far evaporare i finanziamenti europei per efficaci e duraturi piani di sviluppo,
particolarmente nel campo della transizione ecologica. In secondo luogo, il tema della salute pubblica: la gestione della legislazione concorrente Stato-Regione ha mostrato distanze e voragini come effetto delle prassi immorali e amorali che hanno tenuto banco negli ultimi anni. Ci sono pieghe che vanno disciolte e piaghe che vanno curate senza accontentarsi di pubbliche denunce, chiare, ma non risolutive, e neanche
di giustizialismi detonanti. In terzo luogo, l’ambito ambientale, cioè della terra, delle risorse idriche ed energetiche, della qualità dell’aria, delle scelte produttive tecnologiche e industriali che evitino l’innalzamento della temperatura del pianeta, come stabilito dall’Unione Europea. In quarto luogo, l’innovazione, tecnologica e digitale, verde e circolare, sociale ed economica.

Oggi siamo protesi verso la “quinta rivoluzione industriale” ed ancor di più la Calabria non può fallire le sfide delle grandi transizioni, per implementare quel cambio di paradigma economico e sociale ispirato a criteri di vera ed autentica sostenibilità, anticipato da Papa Francesco nelle sue encicliche e nella prospettiva dell’economia di Francesco. In quinto luogo, la coesione sociale. Alla Calabria spesso è mancata la capacità di essere vera comunità. Invece di essere tutti per uno, spesso si è avuta l’impressione di essere stati tutti contro tutti, peraltro gettati nell’isolamento a seguito del distanziamento sociale. Nella politica, nelle istituzioni, nella scuola e nella cultura, nel mondo dell’imprenditoria, nelle
professioni, nella società, è necessario riconoscere le nostre responsabilità, e andare oltre:
oltre la cultura delle contrapposizioni e delle antinomie; oltre per costruire nuovo capitale relazionale e nuove dinamiche collaborative; oltre interessi di parte, dividendi politici, obiettivi di breve periodo, recuperando la capacità di esprimere visioni frutto di collaborazioni ampie, plurali e convergenti. Un nuovo, autentico e non fittizio patto di collaborazione è possibile. Verrebbe da dire: Occorre un giubileo sociale per la nostra Calabria.

In sesto luogo, il bene dell’acqua. Si rilanci la campagna per salvare l’acqua in Calabria dalle
minacce di privatizzazione contenute nel PNRR del governo Draghi. Dopo le chiare parole di
papa Francesco sull’acqua nella Laudato SI (30), anche noi come Conferenza Episcopale
Calabra invitiamo tutte l comunità cristiane a difendere il più importante bene comune che
abbiamo (insieme all’aria)". Il Piano Nazionale per la Ripresa e la Resilienza (PNRR), pur con i limiti di dotazione riservati al Sud Italia da più parti evidenziati, potrà comunque essere un valido strumento a supporto di queste grandi sfide. Ma occorre avere piena consapevolezza che senza un vero
cambiamento di capacità, competenza, coesione, armonia ed innovazione sia nella pubblica
amministrazione che nell’impresa, nel mondo delle professioni e nella società civile, anche
questa opportunità storica verrà colpevolmente ed irrimediabilmente vanificata. L’uomo al
centro dei processi, da slogan deve trasformarsi in soggettività di futuro sostenuta dalla Grazia
e da una autentica fruttificazione e comunione dei talenti. Dio e l’Uomo insieme per costruire
la Calabria di domani.

Ci auguriamo con Pasquale Saraceno che si riporti la Calabria nel cuore dello Sato ed il senso dello
Stato nel cuore dei cittadini della Calabria.
Conclusioni «Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti» (Ap 3,19).
Alle comunità parrocchiali, ai movimenti e alle associazioni cattoliche, chiediamo un’attenzione di
permanente di educazione, illuminazione e formazione delle coscienze all’impegno socio-politico. In
particolare si abbia cura dei poveri e dei loro legittimi aneli.
Pur in mezzo a tutte queste difficoltà, tuttavia, siamo fiduciosi che il Signore guarda e sostiene la
buona volontà di tutti: «per l'oppressione dei miseri e il gemito dei poveri io sorgerò, dice il Signore»
(Sal 12[11], 6).
Noi confidiamo anche nell’efficacia della preghiera e affidiamo queste intenzioni alla Beata Vergine
Maria e ai nostri Santi Patroni che dall’alto vegliano sulla Calabria e benediciamo uno per uno chi
vorrà ascoltare questo appello, e più ancora farlo proprio perché passi dalla fase della prima
conoscenza all’accoglienza duratura ed efficace per il presente e nel futuro.
«Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;/ anche di notte il mio animo mi istruisce» Sal 16,7).
Carissimi, è davvero beato colui che accetta il consiglio che, attraverso i vostri Pastori, viene dal
Signore, il quale vuole il bene di tutti e per tutti, senza esclusioni, senza differenze. I nostri santi
Patroni, a partire da san Francesco da Paola, orientino le scelte e le decisioni che saranno assunte.
Tutto sia compiuto, meditando le parole dell’Apostolo Paolo a Tito: «Tutto è puro per chi è puro, ma
per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro: sono corrotte la loro mente e la loro coscienza.
Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo abominevoli e ribelli e incapaci di
fare il bene» (Tt 1,15-16).  Vi benediciamo uno a uno.

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